Il brano è una richiesta di aiuto principalmente a noi stessi, per superare tutti quegli ostacoli che si materializzano a causa della pressione di aspettative e aspirazioni ma che non è detto esistano realmente. Il video è introdotto da un testo originale dell'artista
‘The Necessary Beauty’ è una piccola, fragile preghiera. Una richiesta di aiuto principalmente a noi stessi, per superare tutti quegli ostacoli che si materializzano a causa della pressione di aspettative e aspirazioni, ma che non è detto esistano realmente. Una presa di coscienza per contrastare l’auto-sabotaggio che spesso portiamo avanti ponendoci e cercando soluzione a delle domande che non hanno motivo di essere poste. Ma è anche un risveglio e una riflessione sul senso della ricerca della bellezza, sulla sua effettiva utilità e sul bisogno di circondarsene.
Ho cominciato a scriverla ormai due anni fa in piena allergia primaverile, lasciandomi ispirare dal progetto di tesi della mia ragazza, chiamato appunto ‘La Bellezza Necessaria’, volto a dimostrare il potere sociale e migliorativo esercitato dal Bello e quindi l’importanza di perseguirlo e condividerlo. Da subito mi è apparsa come il naturale capitolo conclusivo dell’ultimo atto di una trilogia di EP cominciata nel 2017, ‘The Neverending Third Act of a Dream’, in uscita nei prossimi mesi.
Durante il tempo trascorso tra l’ideazione e la finalizzazione della canzone ho attraversato diverse fasi, tra le quali una di (quasi) completo stallo, probabilmente figlia del già citato auto-sabotaggio. È stato quindi fondamentale l’intervento di Sean Cronin (AINÉ, Karhys), autore e amico di vecchia data. Mi ha regalato nuove prospettive, fondamentalmente su me stesso, fungendo quasi da psicanalista. Mi ha aiutato a far quadrare il pezzo e ad instillare in me la voglia di trattarlo come se potesse essere l’ultimo, in modo da poterci mettere dentro sia da un punto di vista testuale che musicale tutto quello che desideravo senza timori, abbattendo qualsivoglia forma di procrastinazione.
A quel punto la direzione da intraprendere per me era ridotta ad un’unica possibilità, ovvero quella di lavorare su sonorità sommesse e cristalline, quasi nordeuropee, ma tendenti al chamber pop. Mi sono così rivolto al produttore e compositore Federico Ferrandina (sua la colonna sonora originale del film Netflix ‘L’Ultimo Paradiso’), con cui fin da subito si è instaurata una fortunatissima sinergia che ci ha permesso in pochissimo tempo di portare a casa il risultato. Tutto questo percorso ha trovato infine compimento grazie ad un viaggio surreale che ho fatto nel Dicembre scorso durante il secondo lockdown, tra i Sassi di Matera completamente deserti. È lì che si sono concluse le registrazioni presso il SyncMusic Studio, con la partecipazione speciale della sezione d’archi MATÈ e Solisti Lucani.
Il videoclip che accompagna il brano è invece ad opera del filmaker emergente Marco Steele (anche lui amico e ormai collaboratore sin dall’inizio del progetto Hesanobody) e porta avanti questa idea di confusione ed inadeguatezza rispetto alla versione di noi che vorremmo essere o che magari gli altri vorrebbero. Mette in scena un sogno che si fa largo tra le insidie dell’incubo, sotto forma di una danza incespicante (che ha come protagonista la ballerina Inti Kohnenkampf) al centro della moltitudine di possibilità rappresentate dal mettersi letteralmente nelle scarpe di qualcun altro, distratti però dallo “sguardo” abbagliante di un giudice senza volto.
È stato importante per noi, oltre che una sfida, girarlo parzialmente in digitale e parzialmente in pellicola Super 16mm. Abbiamo voluto donare al video un sapore grezzo, artigianale e atemporale, omaggiando con pochi mezzi un tipo di cinema figlio di David Lynch, John Carpenter e della Amblin, oltre che rispettare la filosofia dietro tutte le canzoni di questo nuovo lavoro: una serie di flussi di coscienza che giocheranno spesso e volentieri col contrasto e l’ibridazione tra artificiale e naturale, macchina e uomo, nuovo e vecchio, freddezza e calore.