Adduci ci fa navigare (e sognare) in Un Mare di parole: il video

Musica

Una canzone dalla gestazione lunga e molto profonda perché è un momento di intima condivisione. Il video è presentato da un testo originale dell'artista

Mare di parole è una canzone a cui tengo molto. L’ho scritta interrogandomi sul senso della mia stessa esistenza, in un periodo in cui faticavo a riconoscermi allo specchio. Tra tutte le mie canzoni si tratta di quella che ha avuto la gestazione più lunga. Il più delle volte riesco a visualizzare velocemente un’idea e arrivo nell’arco di pochi giorni a una bozza, altre volte mi capita addirittura di scrivere di getto, ma in questo caso ho impiegato circa un anno per fare ordine tra i miei appunti. Questo perché si tratta di un brano molto particolare, è il frutto di un’indagine intima e profonda. Non credevo neppure che sarebbe finita su un album (“Se invece di sbattere gli occhi” – uscito il 21 maggio), perché non ero sicuro di avere il coraggio di condividere qualcosa di così personale. Mi sono però convinto qualche tempo dopo, lasciando decantare e riascoltando a freddo. Aveva smesso di evocare alcune precise immagini nella mia testa e toccava invece delle corde diverse, questo mi ha fatto pensare che poteva funzionare anche per altre persone.
 

Mi rendo conto che possa risultare un po’ cupa in alcuni passaggi, ma è stato inevitabile. L’unico modo che conosco per non perdere autenticità è quello di non porre alcun tipo di limite, ho quindi deciso di togliere il piede dal freno e vedere dove ero destinato a schiantarmi. Nel video, realizzato con Giulia Bartolini e Giorgieness, abbiamo raccontato la fuga da una quotidianità che si trasforma irrimediabilmente in una nuova routine. Si tratta di un road movie girato tra Milano e Torino, una fuga che conduce a una scoperta: stare bene dipende solo e unicamente da noi e da ciò che decidiamo di fare di quanto accade intorno.
 

Tutte le canzoni di “Se invece di sbattere gli occhi” hanno in comune un oggetto narrativo preciso: l’essere umano visto da dentro. Ho inquadrato da diverse angolazioni l’effetto che hanno avuto su di me le persone che ho incontrato e con cui ho condiviso una parte più o meno lunga e significativa del mio percorso.

Ho iniziato a scrivere canzoni molto tempo dopo essermi innamorato della musica.

Le mie prime lezioni di chitarra risalgono a quando avevo 12 anni, tutto è cominciato in modo incredibilmente casuale! Mi aveva colpito una chitarra che avevo visto in vetrina al centro commerciale, per nessun motivo apparentemente, ma sentivo le farfalle nello stomaco e ho deciso di provare. La musica è sempre stata per me qualcosa di prezioso. Mi sono dedicato allo studio con devozione e rispetto per una materia che aveva il potere di farmi sognare a occhi aperti. Da ragazzino ho cominciato a suonare in alcune rock band e credo di aver maturato una dipendenza dall’arte in generale. Per questo mi sono trasferito da Napoli a Bologna per l’università, e successivamente a Milano per realizzare i miei sogni. L’incontro con la poesia e il cantautorato italiano ha fatto il resto. Questo percorso, oltre ad avermi reso ciò che sono, mi ha portato a incontrare le persone più importanti della mia vita. Mi piace pensare che sia solo l’inizio.

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