Nel videoclip dal sapore cinematografico, diretto da Mauro Russo, la protagonista si abbandona alla musica, ride, litiga, balla ed incarna la complessità delle scelte che si fanno in certi momenti della vita. Un’atmosfera poetica che rivela il lato più intimista e vulnerabile dell’animo umano. L'INTERVISTA
Il rischio di mancare un appuntamento non è mai alto come quando si attende la felicità. Basta un nano-secondo e lei è già altrove. Di questo senso di impreparazione parla L'Amore a cui non credi, il nuovo singolo di Sal Da Vinci. Con l'artista napoletano proviamo a trovare la formula per intrappolarla. Lei può nascondersi in una voce al telefono che fa sedotta, può nascondersi in un pensiero che esce dall'ordinario. Bisogna saper rischiare e bloccarla, anche solo per un'ora.
Sal perché ci coglie sempre impreparati?
Temiamo di non meritarla. Troppo spesso la paura di certe scelte ci frena, impedendoci di confessare agli altri chi veramente siamo. Ma il coraggio di donarsi interamente, in amore come nella musica, è sempre vincente, anche quando si perde, perché mette comunque in luce, sfidando l’impossibile, la parte migliore di noi.
Perché hai scelto L’Amore a cui non credi come singolo per l’estate?
Ti anticipo che ne uscirà un altro in piena estate, questo è legato allo stato d’animo. Ha una grande forza, ha la capacità di farci riflettere su come noi ci diamo all’amore e siamo poco preparati alla felicità. Voliamo sempre un po’ più bassi di quello che dovremmo. Magari per esperienze di vita e dolori passati che non riusciamo a smaltire anche se ti innamori follemente, perdendo un po’ il controllo della realtà. In un momento così particolare mi sembrava giusto raccontarlo.
Temi le conseguenze della pandemia?
Andrà via alla fine ma rimarranno i segni di questo cambiamento, soprattutto nei ragazzi, nei più giovani c’è una sofferenza evidente, i grandi si adattano di più. Questa è una riflessione per essere liberi perché l’essere umano non deve avere limiti, consci che non esistono i percorsi sicuri.
Qual è il momento in cui la felicità ha bussato alla tua porta e ti ha trovato impreparato?
Spesso confondiamo la felicità con la contentezza. La felicità si manifesta attraverso un cammino dell’amore, è lì dentro che c’è tutto, in questo contenitore. Sono attimi di felicità: quando incontri l’amata è l’alchimia che si scatena. Quando vedo mio nipote vedo una continuazione in sguardi e movimenti. Poi mi domando cosa farà da grande? Ci sarà per lui un futuro? Finisce la felicità e subentra la riflessione.
Credi che i social rendano più difficile innamorarsi davvero e dunque scrivere d’amore?
I social sono pericolosi. Una volta conoscevi le ragazze di quartiere, le guardavi, chiedevi all’amico se la conosceva per fartela presentare. Anche un vaffà era una emozione, l'incertezza se l'amore poi sboccia o no, il corteggiamento. Sono all’antica, sono per vivere una persona, condividere e rispettare. Senza donne non ci sarebbe umanità. La mia paura più atroce è assuefarsi alla violenza, bisogna fare prevenzione, serve una educazione diversa, perché chi commette quei reati è stato educato male.
Quattro anni fa non si facevano prigionieri: oggi?
Nell’ultimo periodo lo siamo stati e lo siamo ancora, aspettiamo il liberi tutti. Ma siamo vittime di noi stessi. E’ una forma di prigionia anche non essere preparati alla felicità.
Credi che la solitudine di questi mesi ci aiuti a curare le anime?
Chi era str...o lo è di più, chi era bravo è migliorato ancora. Mi sarei aspettato uno scatto in più perché si è fermata l’Italia. Servono meno arrabbiature e più comprensione.
Citi Antoine de Saint Exupéri: che libri consigli per l’estate?
Herman Hesse, Verga, Cohelo, Neruda, De Crescenzo…mi piace la saggistica anche quella un po’ romanzata essendo io un sognatore di natura. Sono invece realtà le dieci date di A due passi da te con 80 persone a lavorare, è il mio obiettivo.
Il cielo di Napoli è più blu degli altri cieli?
E’ il cielo del mondo, siamo noi che ci lluminiamo con questa energia dal cielo. L’essere umano ha bisogno di trasferire energia se no resta prigioniero di se stesso. Dobbiamo liberarci dalle nostre fobie e interpretare a vita.
Che puoi anticiparmi dell’album? Ci saranno sorprese oltre a Vale Lambo?
Ci sono 15 inediti, considera che sono fermo da più di 4,5 anni. Racchiudo nel disco le sfaccettature dell’amore ma anche il quotidiano. Parlo di mio nipote, di mia figlia, di ragazze, di storie d’amore che ho fotografato. Sono autobiografico. Ho sempre fatto collaborazioni: Vanoni, Clementino, Ana Carolina, Gigi D’Alessio, Gaetano Curreri…Vale Lambo nasce una sera a una festa di 18 anni, poco prima del primo lockdown: rientrato a casa ho tirato fuori la melodia e mi sono immaginato quella storia. Il resto essendo personale lo ho cantato io, è un viaggio popolare.
La tua estate cosa prevede?
Ritorno a suonare perché è una esigenza in modo egoistico per me e ma soprattutto perché la gente che deve ritrovarsi.