Il rapper sarà il protagonista, con la sua band "speciale" del #MartiniLiveBar di giovedì 27 maggio: a partire dalle ore 19.30 potretemo seguirlo in live streaming dalla Terrazza Martini di Milano, in diretta sui suoi canali social e su quelli di Martini. L'INTERVISTA
Ha atteso perché voleva un ritorno coerente con la sua persona. E l'occasione è arrivata grazie a Martini che lo ha scelto come protagonista del #MartiniLiveBar. L'appuntamento con Gemitaiz è giovedì 27 maggio a partire dalle ore 19.30 e sarà visibile in live streaming dalla Terrazza Martini di Milano oltreché in diretta sui canali social dell'artista e su quelli di Martini.
Davide, finalmente è giunto il momento di tornare sul palco.
Sono felice di potere ripartire, nei mesi scorsi ho partecipato a qualche appuntamento live ma certe manifestazioni sono così veloci che non le percepisci come live. Stavolta ho preparato un show con la band, volevo andare oltre la sola presenza del deejay. Ascolterete anche cose di qualche anno fa ma con un gusto lineare per tutto lo show.
Che band ci sarà con te?
Non quella classica da rap, ci saranno anche una chitarra, la batteria elettronica e quella vera, il contrabasso, tastiere e fiati. Ho riarrangiato dei pezzi in maniera diversa.
Cosa ti ha convinto ad accettare l'invito di Martini?
Ti confesso che ho avuto altre proposte ma non erano organizzate perché potessi esprimermi come volevo. Dovevo essere malleabile e non mi andava. Max, il mio produttore, mi ha detto che questa è una bella cosa. Forse solo con deejay non me la sarei sentita ma con la band sì. Mi hanno già scritto un po’ di fan ed è un peccato che non si possa fare in presenza. Poi è una location molto suggestiva che domina tutta Milano.
Cosa è la coerenza per te?
E’ fare esattamente quello che dovresti fare nel momento giusto.
Ovvero?
Non parlare di soldi, macchine e donne quando hai ancora la stanza a casa dei tuoi genitori e neanche dopo fare il poveraccio dopo che non è vero. Essere coerente è fare un un live con una band e non con un deejay come avrei fatto anni fa. Se ti costruisci un personaggio che non sei tu sarà a tuo discapito.
Hai detto che avresti smesso di arrabbiarti quando avresti pagato la spesa e l'affitto col rap: ci sei riuscito?
La rabbia era legata al fatto che dovessi trovare spazio per farmi sentire col mio genere. Non è passata, è solo diversa. Ora c’è un altro tipo di carburante che mi permette di esprimermi. La rabbia non deve passare mai ma si può chiamare forza, bisogna stare sempre un passo avanti consci tutto può finire.
Come è nata la collaborazione con Gemello e Coez in Un pezzo di Universo.
Con Andrea e Silvano siamo fratelli e infatti li chiamo per nome. Ci siamo sempre interscambiati ma mai abbiamo fatto una cosa tutti e tre insieme. Ci scambiamo consigli. Neffa aveva mandato questo ritornello, una linea precisa e forte e noi ci abbiamo costruito la canzone. Una sera abbiamo ascoltato la base per cinque ore, ci siamo appuntati la nostra strofa e il brano è nato in modo quasi spontaneo. Deve esserci amicizia tra artisti, se collabori con qualcuno che non stimi hai la doppia faccia.
Torneremo a cantare nella mischia?
Spero di sì, sono pessimista ma avverrà, l’esempio arriva dalla Nuova Zelanda, dall’America. Io voglio anche tornare a vederli i concerti oltre che a farli.
Che significa stare sul palco?
E’ come quando incontri una persona che ti piace e all’inizio sei un po’ a disagio ma quando poi vivi il momento prevale la gioia. Per me suonare è così: sto in paranoia, temo che vada via la voce, che scordo un pezzo. Sul palco è la prova finale, non sai se sarà la più bella, la più brutta o anche l’ultima. Tanti fattori possono cambiare ma poi c’è la bellezza di quando va tutto bene.
Che consiglio daresti a chi vuole fare rap?
Il mercato musicale è saturo a livelli mai visti. E’ anche più facile far ascoltare la tua musica a tutti. Nel 2002 avevo 14 anni e il primo a dare visibilità è stato Myspace. Prima ti muovevi a vuoto, come un cavallo bendato, ora la musica è fruibile per tutti ma ci prova anche chi non ha interesse per la musica e vuole solo essere famoso o guadagnare soldi. Però io dico che è meglio un mercato saturo che uno monotono.
Il tuo consiglio?
Non copiare o se devi farlo fallo a modo tuo, cerca di essere un trasmettitore. Non seguire i manager che dicono devi fare meno di trenta canzoni l’anno se no la gente si abitua, io faccio il massimo e la gente che mi ascolta cresce sempre. Il rap si fa in strada davanti a chi ti conosce. Essere vero è l’unico compromesso. Poi devi avere chi ti consiglia ma devi anche saperle selezionare le persone.
Hai collaborato con Franco 126, un contro tra rap e indie.
Lui è un rapper checché se ne dica. L’Indie ora è un genere ma per me è spontanea la collaborazione con lui. Siamo cresciuti sulle stesse strade, abbiamo gli stessi interessi pur non essendo affini nella musica e nella vita. Collaborare con lui per me è spontaneo, spero ci saranno altre occasioni.
Socialità, vita diretta…il covid è fonte di ispirazione?
Per quanto possibile io ho continuato a viaggiare per avere ispirazione, scrivo tutti i giorni se no impazzisco, dunque devo avere qualcosa da cui attingere. Sono stato in Germania, Francia, Olanda, ho visto film, ho letto, ho continuato a vivere cose che mi hanno ispirato.