Col suo album d'esordio l'artista calabrese guida l’ascoltatore in un intenso viaggio musicale fatto di incontri, vite condivise e solitudini. L'INTERVISTA
Quando le fragilità diventano punti di forza allora la vita cammina per orizzonti. Ce ne sarà sempre uno da raggiungere. L'artista calabrese Domenico Barreca con Dall'altra parte del giorno costruisce un percorso che raccoglie tutte le contraddizioni, le emozioni, le ripartenze, le paure e le ingiustizie del tempo. E' viaggio interiore che rende l'ascoltatore protagonista, è come se quei passi Barreca in qualche modo non li avesse percorsi da solo.
Partiamo dalla storia del disco.
E’ stato per me una seduta dilata di psicoterapia, mi racconto in un viaggio interiore, declino la storia di una persona tra contraddizioni e ripartenze. L'importante è stato andare oltre le fragilità, attraverso questo album sono riuscito a farle diventare punti di forza, sono tre anni di flusso di coscienza. L’album è coerente anche dal punto di vista musicale, solo così poteva uscire.
Andare dall’altra parte del giorno è dunque un viaggio interiore: cosa ti ha fatto partire?
Le cose più assurde e dolorose, a partire dalla pandemia e la paura che ha creato. Anche la fine della mia relazione ha contribuito a farmi immergere nel dolore, da lì si può solo risalire e ho finalmente ammesso tutto questo. Non a caso nella cover, dietro di me, ci sono il mio rifugio, il mare e i miei affetti.
Adesso hai meno paura della tua metà oscura?
Assolutamente sì, ora ci vado a braccetto con i miei demoni, ci capiamo e li porto orgogliosamente avanti. Sono le paure che attanagliano molti che hanno sviluppato l'empatia.
Cosa intendi per ingiustizie del tempo?
In pandemia ti ritrovi a casa assorbito da un mondo virtuale e mi ha colpito l’odio dietro gli ideali politici. Gli slogan mi hanno fatto impazzire e poi la prevaricazione del mondo social, tutti devono per forza dire qualcosa. La soluzione non è alzare i toni ma il silenzio, così si resetta e si valorizzano anche le piccole idee.
Tu sei ripartito più volte da te stesso, come dici in E’ tutto qui: c’è una volta che è stata particolarmente dura?
Tantissime volte rimanevo a galla ma mi lasciavo sopraffare da fallimenti e ansia, l'apatia prendeva il sopravvento e neanche la musica era fonte di risalita. Doveva uscire due anni fa il disco ma ho perso la rotta. Ora posso urlare che queste canzoni mi hanni salvato la vita.
Il gioco degli amanti: questo rischio a un metro da te va assecondato oppure va tenuto a distanza?
Ci sono varie sfaccettature, c’è la relazione stabile ma anche la passione. Io non so resistere, preferisco il fuoco che divampa nel proibito, quella è la miccia che è meglio della bolla della quotidianità. Anche se ne puoi uscire distrutto.
In questa società fluida e veloce, che corre sui social, come ci si può riprendere il tempo delle virgole?
Bisogna fermarsi e riappropriarsi delle piccole cose. Vivo vicino al mare ma non ho mai fatto caso a uno spettacolo gratuito come il tramonto, ero attratto da cose apparentemente più fighe. Dopo tanto tempo ho sentito il sole in faccia e le catene si liberavano dal mio corpo. Bisogna cercare la bellezza anche nelle cose semplici e ritenute inutili. La gentilezza è rivoluzionaria: abituati a urlare, a parlare per slogan, io vado sussurrando verso un mondo di gentilezza.
Come nasce La Nudità?
Ho provato a descrivere un periodo quando le notizie ci facevano sentire inermi. La violenza psicologica sa essere più devastante di quella fisica perché le cicatrici sono eterne. E' una tematica forte, non riesco ancora ad andarci fino alla fine per via delle parole forti che sono come l’aria che non si afferra.
Anche tu quando sei felice esci? Nietsche ad esempio diceva di non fidarsi delle idee che nascono al chiuso.
Lo dicono anche Bruno Lauzi e Luigi Tenco. E’ la mia canzone manifesto, racconto la mia anima. Quando avviene mi sento in connessione con il mondo. Quando ho bisogno di serenità mi immergo nella melanconia ascoltando gli altri.
La parola noi e Ciao, un perdurare e una fine: quanto è difficile scrivere d’amore?
Tantissimo per chi come me è innamorato dei poeti. Ne La parola noi racconto una storia che è finita ma mi ha regalato tantissime emozioni, ci sono l’unicità e il confronto che hanno reso la canzone migliore. Con Ciao ho rapporto di odio-amore e mi trasmette la sensazione di quella persona che se ne va.
Il brano che titola l’album in realtà lo chiude: il finale pianistico oltre a essere un riassunto prelude un nuovo viaggio?
Non è lì per caso. Il mio viaggio è quello che esce dalla fine della canzone, magari troverò il mio posto nel mondo e non dall’altra parte di qualcosa.
Progetti per l’estate?
Oltre ai live sto lavorando a tanta altra musica, ci sono già brani pronti. Sto preparando una prima data che racchiuderà tutto l’album con tutti i musicisti che hanno suonato. Ci saranno anche brani che fanno parte della mia formazione. Racconterò le fragilità dal vivo.