Federico Rossi ci fa assaggiare il suo mondo colorato con Pesche

Musica

Fabrizio Basso

Il cantante del duo dei record Benji & Fede ora corre da solo e col suo nome. Si presenta con un singolo che è una produzione firmata ITACA, il team di producer formato da Merk&Kremont, Eugenio Maimone e Leonardo Grillotti

Ha scelto la via più difficile ma anche più sincera, Federico Rossi, per inaugurare il nuovo capitolo della sua carriera artistica, quello che lo vede metterci il suo nome e la faccia dopo la scissione con Benji, col quale, però, condividerà ancora un appuntamento, l'11 luglio all'Arena di Verona, per ringraziare i fan che li hanno resi una delle coppie più amate e credibili degli ultimi anni. Pesche è un brano accattivante che descrive la difficoltà di aprirsi completamente all’interno di un rapporto, nonostante il desiderio di lasciarsi andare e vivere a pieno un sentimento. Talvolta, ci vuole tempo per abituarsi ad una persona che è entrata da poco nella nostra vita, ma l’amore e la voglia di non perdersi permettono di superare ogni barriera e dirsi ogni cosa di sé. Con Federico abbiamo chiacchierato su Zoom.


Partiamo dalla nascita e dalla scelta del singolo Pesche?
E' nato a novembre con il team di Itaca e Davide Petrella, un autore brillante, ai massimi livelli: è il nostro primo sodalizio. Il brano mi ha subito messo di buonumore, ballavo in casa senza pensieri. E dunque ho pensato che le emozioni positive che erano in me potevano essere trasmesse alla gente, potevano veicolare buonumore. E' un antipasto dolce di quello che verrà.
Perché hai scelto le pesche?
E' uno dei frutti che da bambino non mi entusiasmava anche se ora le mangio, soprattutto quelle sciroppate e il succo. Gioco sulla metafora che anche le cose più semplici e banali in una relazione possono risultare difficili. Mi sono aperto nell’ultimo anno e mezzo, ho cercato i lati positivi e ho riflettuto su me stesso e sono cambiati molti punti di vista.
Quando è l’ultima volta che hai cantato per una persona?
Canto sempre con gli amici, con quelli di Modena in primis. Ne ho due che suonano la chitarra e ci rifugiamo nel mio studio a farci delle grandi cantate: con Pesche il clima era festante e quando succede questo è di buon auspicio. Ricordo poi che al compleanno di un amico, nel 2015, siamo stati in un locale che faceva il karaoke e ho canto un pezzo per il suo compleanno. Ora che sono fidanzato le canzoni d’amore sono sempre per lei".
Se avessi una fionda in mano a chi mireresti?
Alla parte buia di me ma non per distruggerla, per intimorirla, per dirle che l'ho quasi accettata e ora posso giocarci.
Pesche è un viaggio in un sogno: sogni di notte e nella vita sei un sognatore?
Di notte sogno come ogni persona, di sera tendo a costruirmi una bolla, non che mi estranei dalla compagnia ma ho i miei viaggi mentali. Nel brano ho condiviso discorsi fuori dall’ordinario e ho fatto sì che il video raccontasse la mia vita: viaggi sul tuo binario in forma onirica e nella realtà quelle cose le integri alla vita vera.
Perché per un under 30 è difficile lasciarsi andare in amore?
Fino ai 30 si è aperti a ciò che la vita offre ogni giorno e si fatica a vedersi in veste più profonda e responsabile. Da fidanzato inizialmente ho avuto un crollo, non ero abituato alla vita di coppia e a rilevare i lati di me esplosi nella condivisione; ti apri lavorando in primis su te stesso. La velocità della vita talvolta è faticosa e io per rallentarla ho iniziato a fare meditazione.
I fan chiedono la versione acustica di Pesche: ci stai pensando?
Non vedo perché non farla, mi diverto. Ma non ho una data.
Come procede la challenge per il barattolo di pesche? Ti ha contattato qualche azienda per fare da testimonial?
Nessuno ancora mi ha chiesto di fare il testimonial e vorrei che lo facessero, ci giocherei tantissimo. I feedback della challenge sono positivi, non mi aspettavo un risutato così importante in così poco tempo, ho voglia di sperimentare e da solo vivo di più musica.
Dove hai girato il video?
A Porto Caleri in provincia di Rovigo, in un parco naturale, su isolotti lagunari che ben si intonavano al mio outfit molto pastello.
Come hai trascorso il lockdown? E’ stato creativo?
Vado a periodi, in alcuni scrivo e sperimento, a dicembre e gennaio ho imparato a usare Logic e facevo basi, improvvisavo. Vado a cicli, ora voglio fare esperienze, solo con la vita vera si esprime un concetto. Vivo a Milano da ottobre e voglio esplorare la città, sento l'empatia.
E’ stato emozionante riprenderti anche artisticamente nome e cognome?
Un'emozione a scoppio ritardato ma ti assicuro che sono molto soddisfatto.
Hai imparato a lasciarti andare, hai cambiato qualche abitudine?
Assolutamente sì. Se conosco una persona cerco di scoprirla e sono curioso e confido che arrivino una apertura e una conoscenza approfondita.
Stai lavorando a un disco?
Non lo so ancora. Pezzi ne ho tanti ma non ho ancora un filo conduttore. La scrittura e le emozioni ti portano anche a scrivere cose diverse e migliori. Ho scritto tanto e vediamo nel 2022 che accadrà: navigo a vista.
Che effetto di ha fatto esibirti per la prima volta da solo?
Mi sntivo libero come una foglia trasportata dal vento. Voglio fare questo e non mi pongo barriere.
Cosa succederà quest'estate? Il concerto-commiato con Benji è pronto?
Spero ci sarà la possibilità di partecipare a qualche festival, di essere ospite di radio-tour per raccontare i singoli. Mi manca tanto il palco, è da due anni che non lo vivo.

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