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Roberto Fabbri tra il singolo Hammam e 10 brani per chitarra classica

Musica

Il brano è proposto in un’inedita versione con Edin Karamazov, uno dei più grandi liutisti del panorama internazionale, noto per aver collaborato con Sting in Song From The Labyrinth. L'artista ha stilato in esclusiva un playlist di brani per chitarra

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La chitarra è uno strumento dalla duplice anima: colta e popolare. Questo dualismo ha fatto in modo che nei periodi storici in cui veniva meno il favore dell’una si accresceva quello dell’altra, confermandola ancora oggi come lo strumento più suonato e venduto al mondo, calcolando tutte sue innumerevoli declinazioni (classica, pop, rock, jazz…). Dovendo stilare un lista dei dieci brani di chitarra classica imprescindibili per la sua conoscenza, voglio adottare un criterio di scelta temporale che parta dal Rinascimento e arrivi ai nostri giorni; che non sia quindi tanto legato all’importanza dei pezzi per gli “addetti” ai lavori di questo strumento ma che indichi quelle composizioni che abbiano lasciato anche traccia nell’immaginario collettivo.

 

Essendo appena uscito, per la casa editrice Carisch / Hal Leonard, il mio ultimo lavoro dal titolo “Guitar Master Anthology”, una raccolta di 170 composizioni in cui ripercorro appunto cinque secoli di storia dello strumento attraverso gli studi e le composizioni imprescindibili per chi lo volesse studiare, la lista di cui sopra in qualche modo l’ho già realizzata. Ovviamente il libro non è, non vuole essere, una enciclopedia onnicomprensiva. È un’antologia mirata e con puri scopi didattici, ma molti dei pezzi che andrò a citare sono presenti nel testo della Carisch, proprio perché, oltre alle loro peculiarità storiografiche, sono universalmente riconosciute come icone della didattica chitarristica.



1)  Partiamo perciò dal Rinascimento. Al primo posto vorrei collocare “Vaghe bellezze et bionde trecce d’oro vedi che per ti moro”:una semplice canzone di  un autore anonimo. Apparentemente poco significativa, fa parte delle arie e danze rinascimentali trascritte dal liuto da Oscar Chilesotti - pubblicate in due raccolte nei primi anni '90 del XIX secolo presso l'editore Breitkopf di Lipsia. Queste musiche probabilmente non sarebbero state a noi note se un giovane Ottorino Respighi non avesse seguito negli anni di studio a Bologna le conferenze-audizioni di Oscar Chilesotti ed in seguito composto tre suite di “Antiche arie e danze” per pianoforte e orchestra in cui si citano i nomi poco noti di Simone Molinaro, Bernardo Gianoncelli, Fabrizio Caroso, Jean-Baptiste Besard, Ludovico Roncalli etc. con composizioni quali Balletto, Aria di Corte, Gagliarda, Saltarello, Passacaglia, Passamezzo, Mascherata, Villanella, Bergamasca e Siciliana. Tutto materiale che Respighi elabora con cauto rispetto per una tradizione ancora in parte sconosciuta. Molte di queste composizioni entreranno a far parte, nella trascrizione originale di Chilesotti, del repertorio del grande Andrés Segovia, che probabilmente ne è venuto a conoscenza proprio attraverso il tramite di Respighi, e ne determinerà la definitiva rinascita.

 

2)  Se dal rinascimento passiamo al barocco, sceglierei “Come again”, un delicato brano per voce e liuto di John Dowland (1563 – 1626) compositore, cantante e liutista inglese, tornato alla ribalta del grande pubblico grazie a Sting che ha pubblicato un intero cd dedicato alla musica elisabettiana “Songs from the Labirinth” in duo con il liutista Edin Karamazov, il liutista con cui ho realizzato il videoclip “Hammam".

 

3) Restando nel barocco, la “Suite in re maggiore” per chitarra a cinque cori di Robert De Viseè (1650 circa – 1725), che fu chitarrista alla corte del re Sole, chitarrista anche lui e a cui De Visèe con le sue musiche preparava il sonno o allietava le riunioni musicali. La corte di Versailles di Luigi XIV rappresenta quindi un periodo di massimo consenso dello strumento.

 

4)  Concludendo il Barocco, sicuramente la celeberrima Ciaccona di J. Sebastian Bach (1685 – 1750) per violino solo trascritta sulla chitarra da Andrés Segovia e suonata da quest’ultimo in pubblico per la prima volta nel 1935 sancendo definitivamente la consacrazione della chitarra nel mondo della grande musica al pari di strumenti quali il pianoforte o il violino. Per dovere di cronaca sono da citare di J. S. Bach anche le Quattro Suite per Liuto che, trascritte sulla chitarra, rappresentano non solamente un materiale altissima qualità musicale ma anche un banco di prova di notevole difficoltà per i chitarristi che vi si cimentino.
 

 

5)  Al quinto posto cronologicamente voglio posizionare il “Concerto per chitarra e orchestra in La Magg. op. 30” di Mauro Giuliani (1781 – 1829), riscoperto in tempi moderni (1958) da uno dei miei maestri Mario Gangi. La prima esecuzione ad opera dello stesso Giuliani fu il 3 aprile 1808 a Vienna, che riscosse un grande successo sia di critica che di pubblico. In un primo momento il compositore non pubblicò il concerto, avendo l'intenzione di eseguirlo esclusivamente di persona – d’altro canto erano pochissimi i chitarristi all'epoca che potessero raggiungere l'abilità strumentale del virtuoso italiano. I concerti per chitarra e orchestra composti nell’Ottocento sono pochi ma questo èprobabilmente l'unico a godere oggi di vasto seguito da parte dei grandi interpreti internazionali.

 

6) Capriccio Arabo di F. E. Tarrega (1852 –1909) ci fa entrare nell’area della chitarra moderna post romantica. Un brano struggente e virtuosistico dalle sonorità, come affermato nel titolo, orientali e che hanno fatto in modo di ammaliare decine di artisti, per ultimo Mahmood che l’ha utilizzato per l’incipit del suo Barrio!

 

7) Asturias non è un brano per chitarra, perché scritto da Isaac Albeniz (1860 –1909) per pianoforte, ma rappresenta così bene la Spagna e nella trascrizione per chitarra di Andres Segovia suona talmente bene che sembra assolutamente scritto per questa tanto da poter parlare di “restituzione” allo strumento per cui avrebbe dovuto essere stato scritto!

 

8) Concierto de Aranuyez, di Joaquin Rodrigo (1901 –1999) è il più bello e famoso concerto mai scritto per chitarra e orchestra, il suo celebre adagio è divenuto così famoso che lo stesso Rodrigo ne fece anche una versione per voce solista che è stata cantata dai piùfamosi interpreti fra i quali anche il nostro Andrea Bocelli.

 

9) Juex Interdits, meglio conosciuto da noi con il nome di “Giochi proibiti”, è una semplice romanza in mi minore, colonna sonora del film omonimo del (1952) dove è suonata da Narciso Yepes, che grazie alla pellicola l’ha fatta conoscere al mondo. Questa composizione ha anche il merito di aver fatto conoscere ed avvicinato un innumerevole schiera di persone allo studio della chitarra classica, sia per la sua particolare bellezza ma ancor più perché semplice da eseguire, e rappresenta quindi un classico alla portata di chitarristi di ogni livello, anche principianti. È stata variamente attribuita a diversi autori: Antonio Rubira, David del Castillo, Fernando Sor, Daniel Fortea, Miguel Llobet, Vicente Gómez e infine Narciso Yepes. Intorno alla sua paternità hanno ruotato numerosi interessi, dall'elusione del diritto d'autore al suo pieno sfruttamento, essendo il pezzo celebre in tutto il mondo.

 

10) H. Villa Lobos (1887 – 1959) 12 studi, rappresentano un modo completamente diverso di concepire la scrittura per chitarra classica. Sono brani pieni di effetti come mai si erano visti sullo strumento tanto da definire una linea immaginaria fra prima e dopo Villa Lobos. Segovia chiese al compositore brasiliano di scrivergli uno studio dopo aver ascoltato i suoi splendidi preludi e lui gliene consegnò dodici!