Una band che ha scelto la lettera minuscola nel nome ma nella musica e nelle parole ci ha messo una maiuscola. Nelson Venceslai, frontman del gruppo, ci porta nel loro mondo e ci fa viaggiare nei loro pensieri
Un nome che ne identifica subito la forza e il pregio. Quando, nel 2019, i rovere si sono presentati con l'album di debutto disponibile anche in mogano e l'EP ultima stagione, si è subito capito che stavamo per essere avvolti da una sonora foresta di rovere. Infatti hanno superato, nel giro di pochissimo tempo i 20 milioni di stream, diventando presenza fissa nelle playlist di qualsiasi piattaforma digitale. Possiamo a ragione parlare di un successo sempre generazionale. La band racconta i vent’anni negli anni ’20 e l’amore ai tempi di un tadb come nessun altro. Oltre al gradimento sui social c'è un altro elemento che ne sottolinea lo spessore: circa 40 date estive e una dozzina invernali da headliner, andate spesso sold out. Ne ho parlato col frontman Nelson Venceslai.
Il tuo mappamondo in che direzione sta ruotando?
Difficile farlo girare perché di solito dai una spinta veloce. Diciamo che gira molto lento e oculatamente, che scegliamo con cura i prossimi passi.
E’ finita la paura di passare inosservati come un caccia militare?
Era finita grazie ai concerti, sta tornando ma non è una paura che ci ha mai caratterizzati, facciamo queste cose perché ci piacciono. C’è solo un po’ d’ansia a pensare se ci sarà qualcuno che ritornerà a vederci dal vivo.
La musica è anche senso di responsabilità?
Noi facciamo canzoni abbastanza libere. Alcune hanno interpretazioni diverse anche nella band, a volte ci abbiamo pure litigato. Spesso domande o dubbi sono sulla crescita e l’ingresso nell’età adulta e se i coetanei ci si ritrovano.
Quale è la vostra America? E ci si arriva su una barca di carta?
Mai ci siamo posti obiettivi. A un certo punto abbiamo aperto i live dei Pinguini Tattici Nuclerari e ci siamo ritrovati a fare tantissimi concerti in un anno e il disco. Siamo stati sempre quieti poi un fiume in piena. Ora arriviamo con la barca di carta e vogliamo suonare dal vivo, senza quell’aspetto la musica muore lì.
C’è qualche volta che avresti voluto essere Capitan Uncino?
No perché è corroso sempre dai sensi di colpa e la vivrei molto male. Amo i personaggi positivi. Però un giorno dovremo crescere. Mi piace come personaggio Spugna.
Quest’anno i pensieri sulla schiena non li hai avuti solo ad aprile ma tutto l’anno: che ti hanno portato? E c’è anche la maledetta primavera del 1980: hai un rapporto anomalo con quella stagione?
La canzone primaverile la ha scritta il tastierista, bisognerebbe chiedere a lui. Pensieri nella schiena ce ne sono ma in queste condizioni possiamo quasi solo riflettere. Vanno capite le priorità e messe a fuoco, bisogna lasciare perdere il superfluo. Ci stiamo sbattendo la testa.
Davvero in montagna porteresti i dischi dei Coldplay?
Hanno una canzone per ogni cosa…sono un wikipedia per ogni situazione.
I vostri testi sono storie di quotidianità: la pandemia li renderà più visionari?
Stiamo lavorando al disco nuovo, prende forma in maniera corposa. Scriviamo e facciamo featuring e quasi tutto è avvenuto durante la prima quarantena. Ti posso anticipare che una canzone è stata eseguita durante lo scorso tour ma mai è uscita su disco. Siamo cambiati parecchio soprattutto per i sessanta concerti fatti tra il primo disco e oggi; ora la musica è vissuta come un lavoro e impone un dispendio di energie. Forse saremo più astratti non so se visionari. Di certo un po’ più tristi.
Si è soli a Bologna come in tutte le città del mondo o a Bologna si è più soli?
Si può essere soli ovunque. A Bologna ti senti a casa, non vivrei da nessuna altra parte. Non è né dolce né salata, magari ti fa sentire un po’ abbandonato però ti dà pace. Devi trovare l’equilibrio. Per tanti è una città di passaggio ma anche stordente perché accoglie tante culture.
Che mi racconti di Space Valley.
Stiamo lavorando a un nuovo progetto ancora segreto. Stiamo andando forte come ritmo
Per le feste prevede qualcosa sui social?
Non abbiamo ancora pensato di che faremo delle nostre vite a Natale. Per altro io vivo in un altro comune. Si fatica a gestire i social perché sono condivisione. Comunque qualcosa faremo anche solo una cover natalizia.
Cosa puoi dirmi del prossimo singolo?
Stiamo scegliendolo, è confortante sapere che ne abbiamo tanti singolabili. Segnerà l’inizio di un percorso.