Il nuovo progetto dell'artista di Salwerno, prodotto e distribuito dall’etichetta AR.MS. Empire, contiene 14 tracce tra cui la bonus track “Mancavi tu RMX” feat. Alfa, brano che l’artista presenta sotto una nuova veste dopo aver ricevuto la certificazione di Disco d’Oro con oltre 23 milioni di stream. Il disco è impreziosito dai featuring con Boro Boro, Franco Ricciardi, Geolier, Lele Blade, Rémy, Skinny e Vaz Tè. L'INTERVISTA
Stella del Sud è la storia di una ragazza che nella valigia ha solo i suoi sogni. E che dimostra che si possono avverare. Peppe Soks racconta una storia di rivalsa e di rivincita, una piccola epopea di un ragazzo come tanti che con determinazione e forza di volontà è riuscito a riscattare sé stesso e la sua gente, partendo dal basso con umiltà ma con la fame necessaria a raggiungere i propri sogni. L'intervista.
Cosa rappresenta oggi la parole Sud?
E’ prima di tutto una appartenenza che mi rappresenta molto. Spesso è un dispregiativo ma molti sanno dimostrare che la nostra forza viene dal basso. Chi parte da in basso fa più punti e vorrei che la mia Stella del Sud fosse la cometa del 2021.
Siamo bravi a perderci da cosa?
Nei rapporti, nelle amicizie ma anche a sottovalutarci e a cercare sempre il negativo, bisognerebbe fare il contrario agire con più fiducia.
Quale è il messaggio che mandi con Hip Hop.
Appartengo all’Hip Hop più o meno dal 2007 ed era molto diverso prima che arrivasse in televisione o in radio. Io racconto questo mondo prima della visibilità. Il rap non nasce in tv o radio ma è figlio della strada. Mel pezzo c'è nostalgia ma sono anche felice che si torni alle origini, che molti ragazzi stiano tornando a quelle sonorità.
Per esorcizzare il tuo passato ti psicanalizzi con la musica?
Ci provo e poi dipende dai contenuti. Per paura c’è chi non rilascia messagi, io al contrario cerco di fare riflettere. Molti mi scrivono ringraziandomi per i messaggi che trasmetto.
Molti dei tuoi brani iniziano come fosse una ninna nanna.
Bisogna partire con la dolcezza per poi entrare a gamba tesa nel messaggio.
Esiste ancora la cultura del club?
Da piccolo la incontravo solo nei film, poi a Napoli la ho scoperta, ho frequentato locali con molte persone di colore ed era per me un mondo nuovo. Sono luoghi per pochi perché non a tutti piace, viviamo in un’epoca segnata dalla moda e lì non entrano le mode. Sono luoghi che si proteggono, è meglio che rimangano anonimi, diciamo no alla profanazione dei curiosi.
In Io e te racconti una storia d’amore: è difficile parlare d’amore nella stagione dei social?
Non è facile perché è tutto molto diverso, ormai ci si approccia online. Non voglio fare l’anziano, ho solo 23 anni, ma ammetto che è diverso più che difficile.
In Che fa parli di immobilismo, che nulla cambia: però tu la vita sei riuscito a cambiarla.
La ho cambiata e spero di cambiarla di più e in meglio ma è una questione motivazionale. Il messaggio è criptato e la determinazione è interiore.
Come è la tua vita? In una suite come in Magnifique o nel quartiere?
Co-Sang disse che si passa mezza vita nello studio e mezza nella strada. Io dico che si può trovare un equilibrio, basta restare se stessi magari con qualcosa di più in tasca.
Bravi a perderci nasce da una esperienza tua personale? Nel lockdown hai selezionato le amicizie?
Bisogna separare i conoscenti dagli amici veri. Io abituato a stare sempre in giro lo ho vissuto pesante questo periodo. Ma è un problema di tutti.
Riparto da me Summer Tour è stato un tour pensato per il Sud: perché? Appena possibile salirai al Nord?
Avrei piacere a suonare dappertutto, ma il dialetto mi rende più gettonato al Sud. Però ti assicuo che mi sto armando per arrivare al Nord.
Come promuoverai l’album?
Sui social sono più attivo del solito e spero che finisca tutto il prima possibile. Non mi piacciono i live in streaming, non scredito chi la fa, se uno ha piacere a farli è una cosa bella.