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Angelina Mango racconta la vita (e le sue fragilità) da un Monolocale

Musica

Fabrizio Basso

La giovane artista di Maratea si affaccia sulla scena musicale dal suo monolocale. Otto brani che raccontano la quotidianità con occhi speciali e senza filtri. Esteriori e interiori. L'INTERVISTA

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Una voce che graffia, sia nel tono che nei messaggi. Arriva dalla Basilicata, Angelina Mango, è mette nel suo album d'esordio, Monolocale, tutte le inquietudini, le fragilità e gli entusiasmi di una diciannovenne. E' figlia d'arte, è vero, ma è già identitaria. Nelle otto canzoni che compongono questo lavoro, dimostra una maturità insolita, una capacità di giocare con le parole da adulto. Ci siamo conosciuti su Zoom.

Angelina quanto hai iniziato a pensare all’album?
E' tutto avvenuto durante il lockdown, le canzoni sono nate velocemente e in modo istintivo, le ho scritte in rapida successione incalzata da una urgenza espressiva potente.
In Non sento più niente dici che il fuoco non si tocca ma la sensazione è che tu lo abbia toccato sfidando la tua fragilità.
E’ anche il solo modo che ho di fare musica, la sincerità implica l'aprirsi davanti alle fragilità. E' ironica la frase, prendo in giro la gente non ne parlerebbe mai.
Ci sono sfaccettature della tua vita che con la musica non riesci ancora a esorcizzare?
Non risolvo nessuna delle mie paure con la musica ma la musica mi permette di parlarne, non di risolverle. La musica non è il modo per uscirne, è il modo per raccontarle.
Il tuo rapporto con Milano? La vivi da asociale oppure ne cogli la bellezza e non solo quella della notte?
Vivo proprio sul Naviglio, ne osservo la socialità ma spesso mi estraneo e vedo tutto dall’alto come fosse un mondo a parte.
Perché hai scelto Va tutto bene come singolo? E se l’amore è una partita a scacchi tu sei la regina che può andare in qualunque direzione?
Io sono una semplice pedina che fa un passo alla volta. Mi sembrava il brano più immediato ma nel significato il più bello, parla di una cosa complessa, riuscire a superare i momenti in cui si sta bene.
Il piano che apre Sono aggrappata a te mostra una Angelina meno aggressiva e diffidente verso l’amore. Ti spaventa che la presa non possa essere sempre forte? E sotto ci saranno sempre le mani di Iron Man ad accoglierti?
Dall’amore ci si aspetta sempre di essere salvati. Qui racconto quanto ci si annulli per amore, racconta quando la fiducia diventa totale.
In Treno in Corsa dici: canzone che parola grossa…perché? Davvero non c’è limite alla tua incoerenza?
Non c’è limite proprio perché mentre scrivo una canzone e viene pubblicata non la vivo come tale ma è un pensiero, io scrivo e basta a volte sminuisco quello che faccio e solo in seguito ne scopro il valore.
Nei tuoi brani parli spesso di sbagli: ce ne è qualcuno che ripeteresti all’infinito?
Per sbagli intendo tante piccole cose che potevo fare diversamente. Mi sento con la coscienza a posto anche se ho sbagliato delle vie...le risbaglierei!
In San Siro torna il concetto della paura della gente che è anche in Navigli: hai scelto Monolocale perché così non incontri nessuno?

Guarda che io amo la gente, mi innamoro delle persone. Ne parlo come un pubblico e non come il resto del mondo separato da me. Quando canto il monolocale, che poi è quello dove abito, diventa la casa di tutti.
Solo San Siro toglie il respiro alle tre del mattino?
Quando lo sogni di notte si!
Citi più volta tua madre nei testi: cosa ti ha detto?
Lei e mio fratello sono molto vicini a me perché hanno visuto tutta la elaborazione dell'album. Sono rimasti colpiti dal pezzo finito, mia mamma l'album lo ha amato dall’inizio e mi ha aiutato a crederci. Mi supportano.
Come vivi questa situazione (tutto sul coronavirus)?
Avevo già stabilito qualche data con i ragazzi che suonano con me. Abbiamo rimandato tutto ma nei prossimi giorni lo farò sui social, sto preparando sorprese e brani in acustico.