Rayane Kara, artista francese cresciuto in Marocco, racconta in questa intervista il suo progetto di musica elettronica ispirato dagli Air e Sébastien Tellier e, nell’attesa di tornare a esibirsi per il pubblico, pianifica un concerto nel mezzo del deserto di Tafraoute
La musica degli Air, gli scritti di Antoine Saint-Exupéry, le atmosfere del Marocco: c’è un po’ di tutto questo, e anche molto di più, nelle sonorità di Courrier Sud, il progetto musicale di Rayane Kara che sta cominciando a farsi conoscere con un pugno di canzoni e che a breve si concretizzerà in una serie di uscite discografiche destinate ad attirare l’interesse ben oltre i confini della Francia.
A riconferma dell’attenzione sorta attorno a Courrier Sud, Rayane è già stato in tour tra Canada e Stati Uniti, appena prima del lockdown, e ha dovuto rimandare numerosi appuntamenti live a causa della pandemia da covid-19 (senza che peraltro questo stop riuscisse a scalfire il suo ottimismo).
Ecco che cosa ci ha raccontato Rayane Kara, che a nome Courrier Sud ha già pubblicato i brani Dream, Sur Ma Bossa e You Be The Sun, nel corso di un’intervista esclusiva.
Comincerei chiedendoti se la citazione di Saint-Exupéry ha una motivazione specifica…
Sì, Courrier Sud è un libro di Saint-Exupéry (ndA: uscito in Italia con il titolo di Corriere del Sud), che è il mio scrittore preferito. Io sono francese, ma sono cresciuto in Marocco: con il nome Courrier Sud volevo “strizzare l’occhio” alle mie origini a sud dell’Europa. Il Nord Africa ha rivestito una grande importanza per Saint-Exupéry, ha tratto una grande ispirazione dal deserto… ci è anche quasi morto, nel deserto.
Come è nato il progetto Courrier Sud?
In questi ultimi anni sono stato molto coinvolto nella creazione di una scena musicale elettronica in Marocco, abbiamo anche fondato la prima etichetta di musica sperimentale nel Maghreb, la V.I.V. Ha funzionato molto bene e siamo stati coinvolti in tour, festival e simili. Più o meno un anno e mezzo fa stavamo suonando a un festival in Olanda e l’hard disk su cui c’era tutta la nostra musica, così come anche la musica del mio progetto elettronico, è stato rubato. Si trattava del lavoro di anni, per me è stato uno shock. Un po’ come quando sopravvivi a un incidente stradale e vuoi cambiare vita. Lì mi sono detto: da oggi in poi creerò esattamente la musica che ho in testa.
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Il Marocco ha influenzato il tuo modo di fare musica?
Adesso vivo a Parigi, ma la mia famiglia si trova a Casablanca e sono ancora molto coinvolto nella scena musicale marocchina. E per la mia identità artistica il Marocco è molto importante. La musica marocchina “classica” non mi ha influenzato molto, ma alcuni degli artisti o delle band con cui sono cresciuto sono stati influenzati dalle sonorità nordafricane, per cui penso che ci sia stata una sorta di ispirazione indiretta. Inoltre per il futuro ho in programma di pubblicare un brano anche in arabo con Imane El Halouat, secondo me la migliore voce femminile del Marocco. Detto questo i miei principali riferimenti musicali sono francesi, per cui mi è venuto spontaneo stabilire il mio progetto in Francia.
Di francese, nei tuoi brani, si sentono molto gli Air, ma non solo…
Sì, gli Air sono stati una grandissima influenza per me. Anche Sébastien Tellier. Serge Gainsbourg. E con loro tutta la musica mainstream francese degli anni ’70 e ‘80. Alain Souchon, Alain Bashong… insomma, un sacco di Alain! E dall’Italia Piero Umiliani.
Cosa ti aspetta nei prossimi mesi?
Ho firmato giusto in questi giorni un contratto con Delicieuse Musique, un’etichetta francese fantastica. E c’è molto altro in arrivo. Nel primo semestre del 2021 uscirà un EP molto elettronico e subito dopo ne uscirà un altro che suonerà un po’ come la musica per il cinema italiana e francese degli anni ’70.
Nel frattempo la pandemia si è messa di mezzo…
Sì, ho dovuto cancellare un intero tour al seguito di Kid Francescoli, anche se per fortuna è tutto ancora in piedi e le date sono solo rimandate. Ma in un certo senso mi è andata bene: ho fatto giusto in tempo a chiudere il mio tour nordamericano quando è cominciata la pandemia.
Hai in progetto di registrare un concerto nel deserto senza pubblico: è un’idea nata in risposta alla pandemia?
Molti stanno facendo concerti di questo tipo per il Covid, ma io avevo già in programma di farlo. Innanzitutto perché in Marocco non è così facile ottenere dei permessi per riprese, perché si tratta pur sempre di uno stato di polizia. E poi perché il deserto di Tafraoute è un posto incredibile. C’è questo artista belga che negli anni ’80 ha dipinto delle rocce di blu elettrico. Nel tempo si sono stinte, ma le hanno ridipinte dello stesso colore. Si tratta di una location unica.
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Saint-Exupéry era un pilota. Ascoltando i brani pubblicati finora si ha l’impressione che la tua musica sia una colonna sonora perfetta per un volo…
Lo prendo come un grande complimento. Mia madre era una hostess per Air France e da piccolo ho passato molto tempo a bordo di aeroplani. Ho sempre pensato a Air France un po’ come una famiglia, perché lì i dipendenti sono molto legati fra di loro. Ho sempre amato la musica che trasmettevano a bordo degli aerei Air France, sceglievano canzoni fantastiche: Air, Télépopmusik, Chemical Brothers… cose di questo genere. Uno dei miei brani preferiti è Asleep from Day dei Chemical Brothers. Michel Gondry ha girato uno spot per Air France usando proprio questa canzone e il risultato è straordinario. Quel filmato mi ha influenzato profondamente non solo come musicista, ma come essere umano. Ci sono alcuni dischi che funzionano benissimo in aereo. Ad esempio adoro il concetto di Music from Airports, inciso da Brian Eno specificamente per essere sentito in aereoporto. Non ho idea se valga lo stesso anche per le mie canzoni, ma mi piacerebbe moltissimo.