Samuele Bersani torna con “Cinema Samuele”

Musica

Veronica Voto

L'album segna un nuovo percorso sonoro per l'artista, figlio di una lunga e attenta ricerca musicale. 10 tracce in cui l'attualità irrompe nella sua poesia come il lampo di un proiettore che nel buio della sala arriva sul grande schermo improvviso, caldo e diretto. “Racconto il mondo che ho incontrato negli ultimi 7 anni” dice l’artista a Sky Tg24

Un mosaico di situazioni che si mostrano all'ascoltatore in maniera cinematografica, dove c'è una colonna sonora sorprendente da ascoltare ma anche immagini nitide, crude e poetiche da guardare.

Storie che si snodano in mille vicoli, nei diversi appartamenti di un condomino, nelle tante sale di un cinema.

"Cinema Samuele", racconta la vita nelle sue infinite declinazioni, tra fragilità e senso di onnipotenza, incomunicabilità e sentimenti sinceri, ironia e visioni, tra passato che torna e presente che si impone.

Samuele parte dal suo mondo, dal suo vissuto, ma diventa anche osservatore di ciò che lo circonda.

Un lavoro innovativo, prodotto e arrangiato dallo stesso Bersani con la collaborazione di Pietro Cantarelli, fuori da ogni etichetta perché questo è un disco rock, ma anche pop, cantautorale ma anche elettronico.

SAMUELE BERSANI A SKY TG24

Samuele, che cosa vediamo sul grande schermo?

“Vediamo film, perché non voglio tradire il titolo del disco. Canzoni e film di genere totalmente diverso. Toccano le mie corde più intime, più private. C'è dell'autobiografia sicuramente dentro. Ma oltre all'aspetto biografico, c’è la fantasia, la voglia di raccontare gli altri. Non è un disco tutto incentrato su di me, sulle vicissitudini degli ultimi anni che meriterebbero un disco a parte. C'è anche quello. Ma c'è la voglia di raccontare il mondo che in questi sette anni - il mondo forse è una pretesa - una fettina del mondo che ho incontrato. Ci sono i sogni, ma c'è anche la realtà in questo disco. Mi piacerebbe che lo ascoltassero come un disco musicale. Come se fosse in finto inglese. E per fortuna non è in finto inglese".

 

Harakiri è Il singolo che lo precede. Perché Harakiri? Ad ascoltare il testo non sembra la storia di un suicidio…

"Ho scelto il titolo Harakiri perché non è la storia di un suicidio, nonostante il titolo. È una storia di rinascita. Questo protagonista inizialmente pensava di volersi uccidere. Ci prova anche. Poi al primo ahi! che sente cambia idea. E durante la canzone, nonostante sia un po' un relitto umano, ha la possibilità di rinascere. Perché dentro deve avere una gran forza. E dentro la sua capanna di lamiere evidentemente questa forza la ritrova, esce fuori da questo contesto e illumina la scena come se fosse una lucciola dentro un black out".

 

L’album arriva dopo 7 anni da "Nuvola numero Nove".  Cosa è successo in questi 7 anni nella tua formazione artistica?

"Prima di tutto in questi sette anni mi sono capitate delle cose che mi hanno impedito per un po' di scrivere anche la lista della spesa, figuriamoci una canzone. Nel mio privato credo di essermi espresso troppo via sms. E a forza di scrivere tutti questi sms - avevano sempre una traccia di poesia dentro - mi sono inaridito a livello creativo. Poi la pianta aveva evidentemente ancora delle radici buone, perché a un certo punto è rinata e ho trovato fiducia, sicurezza. Ho cominciato anche a scrivere tanta musica, perché è un disco musicale, poi è anche un disco di storie. L'argomento musica è difficile prenderlo con le mani. Ti vola come una farfalla. La farfalla è più facile della musica ad afferrarla come concetto”.

 

E il 2020 che anno è?

"Il 2020, per noi che non abbiamo vissuto tragedie come una guerra e assistiamo da lontano ai cambiamenti climatici senza renderci conto che stanno arrivando a toccare anche i nostri confini, è stato ed è un anno triste. Però è questa la spinta che mi ha fatto scrivere delle storie positive, di amore. Anche di conflitto, dove il presente vince sul passato. Nessuno mi obbliga ad immaginare che il presente sia meglio del passato, sono io che comincio a crederlo, sembro matto, ma è così”.

 

Concerti dal vivo, locuzione semi-vietata ormai. Ce ne sono nei tuoi programmi futuri?

"Ho assolutamente in programma di fare una tournée. Incrociamo le dita, comincerà in primavera, a metà aprile. Come tutti ho passato gli ultimi mesi a parlare attraverso uno schermo, trovo che questo rischi davvero di inaridire il nostro rapporto".

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