Livio Cori, da Femmena tira fuori Niente Storie

Musica

Fabrizio Basso

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Questo è il secondo singolo e brano d'apertura del nuovo album dell'artista di Napoli. Il disco si sta svelando al pubblico canzone dopo canzone, con l'uscita di un nuovo brano ogni due settimane fino a fine ottobre e poi di un blocco di altri pezzi a novembre

Figlio della lava e del mare. Così si definisce e così è Livio Cori, l'artista napoletano che ha pubblicato l'album Femmena dal quale è estratto questo nuovo singolo Niente Storie. Io ci aggiungo che è anche figlio del coraggio e della tenacia. Tutte qualità che gli hanno permesso di conquistare credibilità in un pubblico trasversale. 

Raccontami un di Femmena? Quali sono le donne che ti hanno segnato?

L’argomento centrale dell’album è la figura della donna vista a livello sentimentale. Racconta le vicende affettive che ho vissuto nell’ultimo anno, oltre alla musica quello che ha riempito di più gli ultimi mesi sono state le relazioni che ho avuto. L’album è diviso in due blocchi perché sono due mood completamente differenti. Il primo è più

positivo, la seconda parte sarà più cupa e lenta con anche delle ballad, sono due momenti che andavano tenuti separati.

Chi è la donna più importante della tua vita?

Penso che ogni persona risponda sua madre a questa domanda. Per me a livello affettivo è sicuramente lei. Sono cresciuto con mia madre mi ha supportato e ha influito tanto nella mia vita, non potrò mai dire così di nessun’altra donna.

A quale brano dell’album sei più legato?

È un brano presente nella seconda parte. Non posso svelare ancora nulla.

Quanto è importante la tua Napoli per la tua musica?

Una percentuale alta, per un napoletano la musica è tutto, Napoli è fatta di musica.

La città è importante. Sono stato a Milano perché credevo fosse il posto migliore dove fare musica, sono tornato giù perché dovevo girare Gomorra e da quel momento in poi non sono più tornato. Ho scoperto il valore della città, quanto è importante per me e per la mia musica solo allontanandomi. Quando sono tornato mi ha dato un’energia diversa.
Raccontami un po’ della collaborazione con Enzo Dong?

Io ed Enzo ci conosciamo da quando siamo piccoli, lui è pazzo, io un po' mi sono ripreso però quando ci ritroviamo finisce sempre in maniera folle. Entrambi siamo stati scelti per Gomorra, proveniamo da realtà parecchio crude, lui ha vissuto questa

realtà come me, per questo lo sento molto vicino e lo stimo tanto sia come persona che come artista.

In base a quale criterio i tuoi brani nascono in dialetto o in italiano?

Prima ci ragionavvo di più ora escono più naturali. Dipende molto dalla melodia, il napoletano è una lingua melodica, mi faccio molto trasportare dalla parte musicale.

Oltre alla musica anche ciò che voglio dire influisce sulla scelta. L’album precedente era totalmente in napoletano, probabilmente è stata anche l’influenza di Nino

D’Angelo che durante Sanremo mi ha consigliato di cantare in italiano.

Come vivi la ricerca di privacy nell’epoca dei social?

Un incubo! Inizialmente ero molto restio ai social, mi sentivo un cretino a parlare con il telefono, a me piace stare in studio e fare musica. Ora sto migliorando più per necessità che altro, ormai la comunicazione della musica è solo social. Sto cercando di farlo a modo mio. Tante volte mi capita che sono in studio a lavorare e non posto, e la gente mi dice che non faccio nulla perché non condivido costantemente quello che faccio in studio, si aspettano che io riveli sempre tutto.

Come hai vissuto la pandemia?
In realtà mi ha aiutato a costruire tutto l’asset per produrre questo disco, dopo la pandemia ho capito che dovevo cambiare varie cose. É un album che ho voluto far uscire con la mia etichetta e quel periodo mi ha permesso di sedermi, concentrarmi e organizzare tutto; ho anche avuto modo di riscoprire la chitarra. Per quanto riguarda la scrittura, a differenza di tanti miei colleghi, mi sono sbloccato a fine quarantena.

Cosa ti ha spinto a fare rap?

All’inizio era divertimento, poi ho capito che è un potentissimo mezzo per esprimersi.

Fin da bambino ho sempre cercato un modo per esprimermi con la musica e ho trovato il mio, lo considero anche un modo per confrontarmi con le altre persone.

Parlami della tua esperienza a Sanremo?

La mia esperienza a Sanremo è stata super formativa, in una settimana ho vissuto di tutto, un vortice di cose ed emozioni. Ho avuto la fortuna di essere direttamente tra i big anche se per me era tutto nuovo. Ho dei ricordi incredibili, solo salire sul quel palco ti da sensazioni pazzesche, è l’obiettivo di ogni artista. Dopo Sanremo sono cambiato totalmente, sono cresciuto molto.

Come vivi la mancanza dei live?

Tremendo! Fare musica e non poterla portare live mi deprime tanto. Dopo Sanremo stavo iniziando a girare in Italia e all’estero quando si è spento tutto mi sono

demoralizzato. Sono pronto a ricominciare! Ho avuto la fortuna di fare un live a Napoli, l’ho fatto in acustico, formula che amo, per tenere il pubblico più quieto, sono riuscito ad alleviare un po’ la mia voglia di esibirmi ma mi manca l’energia del

vero live.

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