Il cantante ha raccontato sui social uno dei suoi pezzi più generazionali: “Un’autentica provocazione nel cuore del sistema della canzone italiana e uno schiaffo della nuova generazione alla platea perbenista dell’epoca”
Un brano che ha segnato la storia della musica italiana diventando uno dei singoli più famosi di sempre. Nelle scorse ore il rocker di Zocca ha condiviso un post sul suo profilo Instagram parlando di Vita Spericolata.
Vasco Rossi: “vita vissuta pericolosamente e pienamente accettandone le sfide”
È il 1983 quando Vasco Rossi sale sul palco del Teatro Ariston partecipando alla trentatreesima edizione del Festival di Sanremo, il brano in gara è Vita Spericolata, il resto è storia.
Poche ore fa la voce di Rewind (FOTO) ha condiviso un lungo messaggio sul suo profilo Instagram che vanta più di un milione e mezzo di follower che seguono quotidianamente la sua vita. Il cantante ha raccontato il significato dell’iconico brano estratto dal disco Bollicine, uno degli album più famosi nella storia della musica e in grado di vendere oltre un milione di copie, questo l’incipit: “Spericolato, rischioso, avventuroso. Nel senso che dice Nietzsche, vita vissuta pericolosamente e pienamente accettandone le sfide, i rischi, le fatiche, le gioie e le sofferenze. Cercare di prevenire e affrontare gli ostacoli, non evitarli”.
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Vasco Rossi: “Rifiutai un lavoro sicuro in banca per inseguire il mio sogno”
In seguito, Vasco Rossi ha aggiunto: “Rifiutai un lavoro sicuro in banca per inseguire il mio sogno di vivere di Musica e Parole, una vita non garantita, non omologata, indipendente”.
Infine, il rocker ha dichiarato: “Fare cose spericolate significa fare esercizio, ripetere e imparare tecniche, rischiare ma portare sempre a casa la pelle. Con disciplina e esercizio costante, come il funambolo, il trapezista, l’atleta o il chitarrista, si arriva a fare sembrare semplice una cosa molto difficile. Vita spericolata al Festival di Sanremo 1983, un’autentica provocazione nel cuore del sistema della canzone italiana e uno schiaffo della nuova generazione alla platea perbenista dell’epoca”.