Giorgià Calabrò, una voce che fa cantare l'Europa

Musica

Fabrizio Basso

giorgia calabro

Si chiama Giorgia Calabrò e ha vinto il concorso canoro A Voice for Europe/Una Voce per l’Europa: Italia. Sta dando vita a un progetto artistico che unisce r'n'b, soul e black music. Avanti a piccoli passi ma con determinazione. L'INTERVISTA

Ci sono dei momenti in cui il destino si compie. Giorgia Calabrò ha vinto il concorso canoro A Voice for Europe/Una Voce per l’Europa: Italia. Dove entra sul palco il destino? Che questa ragazza nata a Reggio Calabria ma cresciuta e residente a Cesenatico ha una delle voci più world che abbia ascoltato negli ultimi anni. Avete presente un bassorilievo? Quando lo accarezzate con i polpastrelli e ne sentite i contorni, ne percepite le figure? Ecco così è la voce di Giorgia, esce dalla musica e ti avvolge. Aspettando, con fiducia, che il destino faccia con lei un passo oltre, vi racconto di questa artista che, per dirla con Fabrizio De André, cammina orgogliosamente in direzione ostinata e contraria.

Giorgia hai festeggiato la vittoria di Chianciano?
Sì ma non troppo, perché ho un impiego, lavoro da Zara. Bisogna sempre incastrare la musica col giorno libero. Ho turni che mi variano quotidianamente, sono accolta bene in azienda ma si fa fatica ad assecondare le necessità di tutti. Mi rende però felice che sia i colleghi che i capi sanno quanto sia importante per me la musica.
Sei cresciuta a Cesenatico.
E ci sto bene ma per i miei progetti comincia a essere un mondo po’ stretto. Finché non trovo la giusta occasione non ha senso spostarmi. Devo avere un progetto delineato.
La gente come ti vive?
Mi conoscono tutti. Tutti sanno che canto, conoscono i miei risultati, sanno della borsa di studio per il Cet di Mogol. Mi cercano quando c’è da fare delle serate ma vorrei allargare gli orizzonti.
Dove porti la tua voce?
Ho due gruppi, Flight of the Vibes coi quali facciamo reggae: sono loro che mi hanno voluta. Poi ho un progetto più pensato fatto con mio fratello Andrea, un batterista, e proponiamo cose più r’n’b, soul e black music. Ci chiamiamo Joyello ft. Piano Gamma.
Quindi la vostra famiglia vi sostiene.
La famiglia ci appoggia, mio padre canta e suona la tastiera in modo amatoriale e mia mamma ha ballato per anni. Non per altro vengo da dieci anni di danza.
In Italia chi fa più cose è visto con diffidenza. Anche se le fa bene.
So che il paragone è temerario ma io voglio unire ballo e canto come fa Beyoncé. L’Italia non ha la cultura che c’è all’estero. Vanno superati gli schemi mentali.
Concordo. A volte siamo antichi.
Si pensa che la musica sia il passato: soliti brani e soliti artisti. Quello che vorrei fare e tagliere un po’ di radici.
Fiduciosa?
Nel mio piccolo i risultati arrivano.
Scrivi i tuoi testi?
Fino a qualche anno fa non sentivo né il bisogno né mi attribuivo la capacità di scrivere. Grazie a persone che credono in me e mi supportano mi sono buttata.
Cosa ti sei detta?
Che ho la capacità di farlo e di fare belle cose. Ho anche io da dire la mia e a livello melodico ho già pezzi miei. Mi accompagnano persone che producono le basi. Entro l’anno un singolo sarà fuori.
Obiettivo Sanremo Giovani?
Certo. Quello c’era già un anno fa poi abbiamo deciso di farlo slittare.
Ti senti più pop o più indie?
Nessuno dei due se però devo schierarmi ti dico che ho iniziato con Giorgia che è stato pure il mio primo concerto. Io voglio cercare di unire soul, r’n’b e black music con l’Italiano. In Italia non esiste questo mondo, voglio trovare le giuste sonorità.
Pensieri oltreconfine?
Per il mercato estero bisogna conoscere la lingua in modo impeccabile. Io voglio partire dall’Italia ma ovviamente non mi chiudo nessuna strada.
Viviamo in una nazione di poca curiosità musicale.
Si tende ad ascoltare solo chi è già affermato, come ci siamo già detti. Io mi trovo in difficoltà perché se non hai i numeri social la gente non ti segue. Non ci sono locali. E se ci sono spesso non ti fanno esibire se non garantisci di portare pubblico: diventiamo dei pr.
Un mondo complesso.
Non danno il tempo per costruire un artista, non c’è più chi ti telefona dicendo che crede in te e ti produce. L’alternativa sarebbe essere molto ricchi. Ma io non posso rinunciare ai sogni solo perché è difficile.
Poi da una città di provincia è tutto più complicato.
Andavo a Bologna tre volte alla settimana quando mi allenavo per la danza e in più studiavo. Non temo il sacrificio, il tempo va investito e non vedo l’ora di poter girare. Devi farti conoscere di persona. Io procedo con accortezza seguita da Andrea Callà che mi produce, è un rapper.
Vedi concerti altrui?
Frequento concerti ogni volta che posso, è utile anche per prendere spunti, per osservare come si muovono sul paco e come interagiscono col pubblico.
Nelle tue prossime serate la gente ascolterà qualcosa di tuo?
L’idea c’è di inserire i mie pezzi. Ci tengo che per quanto in una cerchia ristretta i miei brani circolino. Dunque ti dico che si farà e presto.
Ascolti di tutto?
Il rock spinto e l’hard fatico, non ce la faccio, mi disturbano. Per il resto attivo una piattaforma e mi lascio trasportare.
Faresti un musical?
No. Anche se ho studiato danza Hip Hop e pure classica, modern e musical. Non mi piace la recitazione, non sento che mi appartenga.
Chiudiamo col duetto dei sogni.
Giorgia e Alicia Keys.

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