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Riki, la maturità passa da Popclub e splende come una galleria d'arte

Musica

Fabrizio Basso

E' uscito il nuovo atteso album di inediti del cantautore da milioni di follower che ha conquistato l’Italia e l’America Latina. Un disco colorato che si ascolta con le orecchie e si assorbe cul cuore. L'INTERVISTA

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Appena sono partite le prime note di Margot ho avuto la sensazione, quasi tattile, di sfogliare un album di fotografie. O di essere a una esposizione di quadri che raccontano la quotidianità, le nature morte di Morandi, i paesaggi di Hopper, le montagne di Segantini. Margot è il brano che apre Popclub, il nuovo spiazzante album di Riki. Raccoglie una eredità di 300mila copie dei suoi due precedenti lavori, Perdo le parole e Mania. Stavolta voliamo in altri mondi. Come mi ha raccontato l'artista di Segrate in una lunga e bella telefonata, questo è sì un lavoro che si stacca dal passato ma resta un passaggio verso altri mondi. Riki Marcuzzo è un esploratore di mondi musicali.

Popclub è un disco di rottura: quanto ci hai ragionato? Hai mai temuto che l’elettronica prendesse il sopravvento?
E’ figlio di quello che ho fatto nell’ultimo anno ovvero autodistruggere quello che avevo fatto. I miei due altri dischi erano un best che mi raccontavano da 0 a 24 anni. Dopo tanti instore con migliai di persone in fila e concerti sold out sono partito per il Sud America dove è andata molto bene. Poi sono tornato ripudiando il passato. Voglio cambiare anche costo di perderci all’inizio ma punto a un investimento sul lungo termime.
Una bella inquietudine artistica la tua.
Prossimamente andrò sull’acustico, penso a brani alla Margot. Popclub è una provocazione, è un non genere. Raccoglie tutto, ho voluto fare una scaletta dove ogni canzone fosse diversa per genere, argomento senza tradire la mia cifra stilistica. E' un disco bipolare: alcuni pezzi che scoprono il fianco, altri sono più ruvidi.
Chi è Margot?
Una prostituta che vedevo in zona Loreto. Mi sono immaginato la sua vita durante la giornata, il momento precedente al lavoro. Essere soggetta a pregiudizi, perdere tempo ad aspettare. Contare incessantemente le finestre del palazzo che hai davanti, camminare additata dai passanti, sorridere all’ingenuità del bambino che le manda un bacio da lontano. Voglio bene a questo brano.
In Strip parli di star: chi è oggi una star? Una volta venivano da Hollywood o Cinecittà…
Chiunque fa della sua immagine un simbolo. Chi se la crea dai social o la femme fatale oggetto di desiderio. Guardavo il film Closer con Jude Law e Natalie Portman e mi ha ispirato la scena dello strip. E’ una denuncia, il voler per forza apparire.
In Lo sappiamo entrambi parli dell’uso delle parole: inciampano, si sprecano nei silenzi…sappiamo usarle?
Sappiamo apparire di successo senza esserlo. Tanta gente usa parole non sue per dire cose che non conosce. E’ una stagione di contraddizioni. E’ tutto social, tutto uso di tecnologie: tutti hanno la possibilità di scrivere. Anche da gente autorevole arrivano opinioni opposte, destabilizzanti.
Ti capita di addormentarti davanti alla tv?
A me no ma so che a molti capita. A meno che non sono stanco e uso la tv come sonnifero.
A proposito di club: quelli aperti e i concerti chiusi. La musica resta sempre una Cenerentola?
Ho fatto un po' di vacanze a Ibiza: tutto era chiuso, sono stati coerenti. Qui regna l'incoerenza, basta vedere gli eventi dei politici. Le conseguenze ricadono su di noi ma soprattutto su chi lavorana nell’ambiente. Ognuno ha il proprio parere. Come fai a dire di chiudere un locale di fronte a certi numeri? Andava studiato meglio il come gestire la situazione ma resta il fatto che in discoteca non stai a due metri.
Nei testi ricorre spesso il concetto della notte: esiste ancora il popolo della notte?
In questo momento è tutto bloccato. Ho legato il mondo della notte ai brani un po’ più da discoteca. Crescendo abbandonerò sempre di più questi brani, ma ora è giusto parlare di questi aspetti della mia generazione. Racconto non quello che vivo, perché sono poco nottambulo, ma quello che vedo. Il testo è stato anche una bella sfida dialettica.
Siamo solo noi due ma solo più soli: credi che la riscoperta di certi valori durante la pandemia ci portierà verso una nuova socialità?
Ci speravo ma l’estate ha dimostrato che non cambierà molto. Il brano che citi lo ho scritto prima del covid. C’è chi ha riscoperto certe amicizie chi ne ha tagliate tante. Io sto nel mezzo. Certo ora diamo valore a cose che prima non consideravi tali. Una pizza con gli amici, un film al cinema...sono le piccole cose che solo quando ti mancano ne capisci il valore.
Hai imparato a ignorare gli hater?
Dopo il covid una mattina mi sono svegliato e mi sono dato del cretino. L'importante non ribattere all'insulto ma essere consapevole di quello che ho fatto, degli errori che mi hanno fatto cresce e che tornando indietro sono certo rifarei. Ho un rapporto intenso con i fan, bello ma anche faticvoso. Dopo un anno di sabbatico ci siamo ritrovati.
Sei emozionato per la partecipazione ai Seat Music Award? Perché hai scelto Litighiamo come singolo per l’autunno?
Litighiamo lo ho scelto con Sony e con Francesco Facchinetti. E' radiofonico, è un ponte tra il prima e quello che verrà. Margot mi piaceva come biglietto da visita ma è complesso. All'Arena sarà bellissimo e con una atmosfera speciale.
Quale è la tua agenda da qui a fine anno?
Lavorerò il più possibile con eventi e radio. Le interviste sono fondamentali per fare capire chi sono, per stimolare chi ascolta senza convinzione. Appositamente ho messo Margot come prima canzone per sottolineare la maturazione. Ti fai subito una idea di quanto sono maturato poi se non vuoi proseguire l'ascolto è una scelta.