Prima seduta di registrazione dopo il lungo blocco per il Coronavirus. Musicisti distanziati e cantante collegata da Parigi a Londra
“La musica deve continuare” ha detto Melody Gardot, la cantante jazz che ha inaugurato la ripresa delle attività dello studio di registrazione più famoso del mondo, quello di Abbey Road, a Londra, sulla strada immortalata con le sue strisce pedonali nella foto di copertina dell’ultimo album registrato dai Beatles. Le porte di questo luogo leggendario della musica sono state riaperte dopo il blocco di dieci settimane dovuto al Coronavirus.
Studio a Londra, cantante a Parigi
Ripresa sì, ma con prudenza: “La nostra prima seduta- ha spiegato la direttrice degli studi Isabel Garvey nel giorno del ritorno all’attività- è quello con Melody Gardot, che lavora con la Royal Philharmonic Orchestra. A causa del distanziamento sociale abbiamo dovuto notevolmente ridurre la capacità del nostro studio principale, che però è talmente grande che abbiamo comunque potuto accomodarci quaranta musicisti. Oggi usiamo tutta la tecnologia per assicurare il collegamento di Melody da Parigi, mentre il suo produttore assiste da Los Angeles e l’orchestra è nel nostro Studio Uno”. L’umore della cantante in questa sessione a distanza sembra allegro, ma non troppo: “E’ un po’ frustrante a volte, perché si perde la tangibilità. Per me la bellezza di essere coinvolta in un disco è, almeno in parte, vederlo diventare da idea a oggetto tridimensionale. Ci sono tante persone coinvolte, c’è molto cuore e credo che oggi ci sia molta magia in studio. Spero di poter tornare ad avere quella pelle d’oca, ma la musica deve continuare, dobbiamo fare qualcosa di bello senza aspettare fino al 2021. Questo progetto porterà un po’ di luce nei giorni dei musicisti e darà loro un po’ di speranza e un obiettivo”.
L’industria internazionale della musica è stata colpita duramente dalla pandemia: concerti e registrazioni annullati, uscite discografiche col contagocce, difficoltà per artisti, addetti e imprenditori del settore. Ad Abbey Road la prospettiva sembra ora positiva: “C’è molta domanda rimasta inevasa, quindi ci sarà da fare, ma servirà tempo per tornare ai livelli normali- continua la direttrice degli studi”.
Capienza dimezzata, no alle grandi orchestre
Aperti dal compositore britannico Elgar nel 1931, non si erano fermati neanche durante la Seconda Guerra Mondiale e , sebbene le prenotazioni non manchino, si dovrà ora affrontare la necessità del distanziamento, particolarmente per le grandi orchestre che spesso vi registrano lavori sinfonici o importanti colonne sonore. Oltre all’uso della tecnologia per registrare a distanza, collegandosi con altri studi nel mondo, anche in quelle sale e corridoi sono comparsi adesivi sui pavimenti per indicare il corretto distanziamento tra persone; flussi di entrata e uscita sono regolati e i pasti sono serviti sul posto, per evitare al massimo la circolazione esterna di musicisti e tecnici. Con la capienza pressochè ridotta a metà, la registrazione sarà possibile solo per organici più ristretti, ma è un simbolo di ripresa il fatto che nel posto dove sono nati album di Beatles, Lady Gaga, Aretha Franklin, Pink Floyd, la musica sia tornata.