Suite Dreams è il nuovo progetto discografico della violoncellista e cantautrice irlandese Naomi Berrill, che porta il suo strumento in territori inesplorati
Naomi, ascoltando Suite Dreams sembra di essere sospesi sull’esistenza.
Uno dei punti di riferimento è la danza che mi attirava come un elemento della musica che porta ispirazione.
Hai un elemento di riferimento per questo tuo terzo lavoro?
Penso alle Suite di Bach come elemento forte. Lui aveva scelto danze ispirate da differenti danze folk. Una suite non di diversi paesi ma di diversi stili musicali per portare il pubblico a conoscere un altro stile che poteva non piacere.
Come racconteresti Suite Dreams?
Un viaggio dalla classica barocca fino al folk, usando le danze come filo conduttore. Nel tempo si sono evolute, viaggiando e cambiando pelle, come quelle barocche care alla corte francese, poi il jazz e il blues fino alle danze tipiche del folklore internazionale.
L’album è una collezione di 3 suite dedicate e ispirate dal tema delle migrazioni, non solo di uomini o etnie ma anche di stormi di uccelli, di piante, di animali, di generi. Sono Silent Woods, Dance Suite e Playgronud Suite, un cammino che porta all’armonia degli elementi. Dove sei arrivata spesso fallisce la filosofia.
Il concetto di Suite rimanda al classico. O avuto la possibilità di lavorare nel Parco delle Cascine a Firenze e in bicicletta attraversavo quella forza della natura. Infatti una Suite è dedicata alle piante: ora la natura è importante.
Potente, e suggestivo, è anche il metodo con cui affrontato il tema delle migrazioni.
Negli ultimi due anni ho fatto dei laboratori con bambini provenienti da diversi paesi, compresi dei rifugiati. Chiedevo della loro musica e loro chiedevano a me. Sono tutte composizioni nate dal mondo del gioco. Le migrazioni coinvolgono melodie, persone, alberi. Il penultimo brano, Roundabout - Machli Jal, me lo ha insegnato una bambina indiana che vive qui vicino a me. E’ come un albero che ha iniziato a vivere.
Quanto il tuo paese, l’Irlanda, ti influenza?
Da noi l’elemento della musica folk plasma le persone. Il mercoledì e giovedì ci sono i ritrovi per cantare insieme e questa è una cosa bella.
Perché hai scelto il violoncello?
Avendo una “voce” molto simile a quella umana mi piaceva da sempre. Ero curiosa di veder come si poteva usare il violoncello in modo diverso. Il maestro mi dava un compito ma io poi ne declinavo le possibilità. E’ versatile come un chitarra, per me accompagna la voce.
Come vivi questo periodo?
Ho tante idee ma non puoi programmare nulla. Il mio cellulare è pieno di mini registrazioni con piano chitarra, voce. Sui testi non mi sento ancora sicura.
Cosa racconti di te ai tuo figli?
Li vedo crescere e cerco di trasmettere loro l’amore per la musica. Per ora hanno trovato un bilanciamento. Quello di 8 anni ha suonato con me due brani e lo ha fatto con piacere. Gli piace la chitarra.
Come vedi il futuro della musica dal vivo?
Io riesco a presentare la mia musica da sola. Sarà una soluzione possibile nel futuro dei concerti, le sale devono adattarsi alle nuove regole.
La tua sensibilità cosa ti suggerisce sul futuro dell’umanità: usciremo migliori dalla pandemia?
Con la fase 2 abbiamo già perso delle bellezze come le mattine senza auto e il diradarsi dei rapporti tra le persone del condominio. Ecco vorrei che questi valori rimanessero. Vorrei continuare a coltivare i rapporti belli dal balcone e a vivere più lentamente. Voglio godermi il bello del fiore su un balcone. Prima non c’era il tempo per queste cose eppure gli uccelli cantavano allo stesso modo, il cielo era altrettanto blu ma io ero troppo impegnata.
Cosa chiedi?
Spero che i più abbiamo assaggiato la bellezza e continuino ad avere bisogno di lei.
La prima cosa che fari quando saremo liberi?
Vorrei fare in Irlanda dalla mia famiglia e regalarmi un bagno al mare.