Iggy Pop, la carriera e i successi dell'Iguana del Rock

Musica

Fabrizio Basso

Compie oggi, 21 aprile, 73 anni Iggy Pop, ovvero l'Iguana del Rock. Ripercorriamo un po' della sua storia, un viaggio che non è solo musicale ma anche sociale e culturale 

(@BassoFabrizio)

L'iguana è un animale affascinante. Al punto che nella prima metà degli anni Sessanta c'è un gruppo che si chiama Iguanas. E' un gruppo coraggioso e rivoluzionario che ha come batterista James Newell Osterberg, all'epoca ancora minorenne. Le sue movenze sono tali che il nickname è Iggy, da iguana. E' l'inizio di una leggenda che dura da oltre mezzo secolo. E' stato punk prima del punk. E' stato il primo a lanciarsi dal palco sul pubblico. Annichiliva i fan rotolandosi sui vetri, procurandosi tagli, provocando pesantemente il pubblico e, a volte, il suo disprezzo evolveva da musica in reali conati di vomito. A tormentargli l'anima e l'ambizione c'erano i Doors e soprattutto Jim Morrison, al quale si ispirava. Nascono gli Stooges, l'etichetta è la stessa dei Doors, il sucesso no. Due album, scarse le vendite al punto che tante le critiche positive non bilanciano il conto e la band si scioglie e Iggy Pop scioglie eroina nelle sue vene inziiando un viaggio verso l'abisso.

E' il 1972 quando Iggy Pop incontra David Bowie. I due si piacciono al punto che il Duca Bianco decide di dare una nuova possibilità agli Stooges. Traversie varie rendono complicato trovare una formazione stabile e credibile. Alla fine nasce il disco Raw Power a tutt'oggi considerato una pietra angolare del Rock. All'epoca non fu compreso. Un altro fallimento che tocca il suo momento più alto (o basso a seconda delle prospettive) in un ultimo concerto che si chiude in una rissa collettiva. Ciao Stooges (di nuovo) e per Iggy si fa sempre più stretto l'abbraccio devastante dell'eroina. Non che Bowie fosse vergine alle sostanze, si mormora che preferisse la cocaina. Se ne vanno a Berlino per ritrovarsi e, supportato dal suo mentore, Iggy Pop sforna due capolavori: The Idiot e Lust for Life. Tra le canzoni che Bowie e Pop scrissero insieme ci sono China Girl, Tonight e Sister Midnight. Entriamo negli anni Ottanta e poi nei Novanta e Iggy Pop continua a essere inquieto, creativamente parlando, al punto da cimentarsi col country e col blues. Pubblica parecchi dischi ma quelli che sentono il profumo delle classifiche sono pochi, tra gli altri Blah-Blah-Blah, ancora con la collaborazione di David Bowie, New Values e American Caesar. Gli anni passano ma non la voglia di portare sul palco un'anima ribelle e dissacrante. A fermare la sua irruenza ci pensa un incidente: nessuno, durante un live si aspettava che si lanciasse e dunque plana rovinosamente per terra. Annunciò che sarebbe stata la sua ultima rappresentazione di stage diving. Non mantenne la promessa.

Il nuovo millennio vede in Iggy Pop come una scheggia impazzita, fa di tutto e ovunque, compresa un'altra inutile reunione degli Stooges. Si apre alle collaborazioni e alle bizzarrie: tra le prime interessante quella con i Sum 41 tra le seconde il disco Preliminaires, che occhieggia al jazz. Duetta con Slash nel brano We're All Gonna Die e poi, era il 2010,
supporta il nostro Zucchero scrivendo i testi in inglese di alcuni dei brani dello strugggente Chocabeck. A un genio qual è Iggy Pop tutto è permesso anche un album ribattezzato solista Après di cover per lo più in lingua francese e la collaborazione con Kesha. Un nuovo vero, potente guizzo l'Iguana lo produce nel 2016 con Post Pop Depression, album con sonorità colorate e moderne. Sembra avere cambiato pelle, il licertolone del Rock. L'ultimo atto, a oggi, è del 2019 e si intitola Free, una ricaduta in quel jazz-non-jazz che già era emersa in passato. Ma oggi, qualunque sia la nota dominante, vale solo l'Happy Birthday. Accompagnato da uno smisurato...Grazie!

 

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