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Alessandro Martire fa suonare la Natura in Share the World

Musica

Fabrizio Basso

Si intitola Share the World l’album di esordio di Alessandro Martire, giovane pianista, compositore e imprenditore comasco, annoverato tra i migliori artisti contemporanei del suo genere. L'INTERVISTA

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(@BassoFabrizio)

Per gettare il cuole oltre l'ostacolo, oltre questo ostacolo che per responsabilità ci impone di restare a casa, può bastare un pianoforte. Lo ho compreso seguendo (a distanza) la presentazione dell'album di Alessandro Martire intitolato Share the World. Trasmette atmosfere oniriche, a metà strada tra composizioni classiche pregne di suggestioni cinematografiche e ballad pop. Undici tracce condotte dal pianoforte, solo o accompagnato dall’orchestra, che parlano di desideri, di (ri)fioritura dell’anima, di incontri, della voglia di tornare a viaggiare, di speranza. L'INTERVISTA.

Alessandro partiamo dall'approccio.
E' il pianoforte ma stavolta ho deciso di registrare con una orchestra di 21 elementi. Valorizza e aggiunge sviluppo armonico creativo e freschezza. L'orchestra è centrale e registrare con una orchestra è il mio obiettivo. Share the World contiene 7 tracce piano e orchestra, 2 di piano solo e 2 piano e violoncello, strumento che amo molto. E' un lavoro che parla di natura.
Come cambieremo dopo avere attraversato questa pandemia? Tu come la stai vivendo?
Cambieranno parecchie cose. In questo mese ogni giorno alle ore 17 faccio un live da casa per condividere la mia parte musicale e artistica; sono un po’ dispiaciuto a presentare virtualmente un album così complesso e pieno di idee. Spero che presto si possa tornare alla musica live. Ora serve pazienza e noi dobbiamo passare messaggi di speranza e positivi.
So che ami il cinema.
Uno dei miei più grandi obiettivi è proprio il cinema perché attraverso le immagini arriva forte il mio messaggio artistico da compositore. Mi piacerebbe sui documentari e magari con Giuseppe Tornatore. L’immagine valorizza la musica, sia nel racconto di una storia che di un documentario. Dal punto di vista creativo le immagini aiutano tanto e riuscire a unire i due mondi significa che si valorzzano a vicenda.
Hai punti di riferimento?
Mi è sempre piaciuto il mondo dells soundtrack partendo da Ennio Morricone, poi Wim Mertens, compositore belga che ho ascoltato tantissimo ai miei 16 anni, e l'americano David Lanz.
Come nascono i tuoi brani?
Il mio approccio creativo parte comunque dal pianoforte, ricordo il mio primo, acustico, a 15 anni: l'incontro con lo strumento mi ha creato una grande sensazione a livello compositivo. Poi scelgo armonicamente come sviluppare la composizione.
Ti viene tutto spontaneo?
Vado a sensazione, Heart l'ho scritto subito e non lo ho mai toccato e ho deciso che era la traccia numero uno. Su Truth al contrario ho lavorato molto.
Hai una scuola di musica.
Gli alunni sono 176. Ci sono tutti gli strumenti. Ci sono sia bambini al primo approccio con uno strumento e chi ha da anni la passione per la musica ma non ha avuto il tempoo la possibilità per dedicarcisi.
Tu che dici?
Non è mai troppo tardi per iniziare a suonare uno strumento.
Lavorti molto all'estero. Come cambia il tuo approccio live?
La componente culturale fa la differenza. In Russia mi cattura vedere giovani che vanno a teatro come fosse normalità. Il concetto di andare a teatro per un concerto pianoforte e orchestra mi colpisce ogni volta. Ho studiato la cultura giapponese e gli ho dedicato Ena, nata proprio in Giappone nel tour del 2017. Lì il pianoforte è centrale, in Asia la cultura italiana è apprezzata.
Cosa ti piace in un artista?
Mi piacciono molto gli artisti che hanno spunto originale, che si tratti di una reinterpretazione o di un pezzo nuovo. Mi piace l'originalità. Chopin è intoccabile, resta lì. Il bagaglio che ti costruisci poi torna nella tua carriera. Bisogna legare la musica alle esperienze.
Come immagini i tuoi concerti, quando sarà possibile?
Ci saranno i brani più rappresentativi dei due album precedenti, che erano autoprodotti e spiega perché Share the World è considerato il primo. Poi dipenderà dalle situazioni: la maggior parte dei miei concerti erano per piano con quartetto d’archi e ora dove è possibile porterei sul palco tutti i 21 elementi che hanno partecipato del disco. Allargarlo ancora di più se il contesto lo permetterà.