Enzo Dong racconta perché Dio perdona io no

Musica

Dio perdona io no è il primo album di inediti di Enzo Dong: atteso da tempo dal pubblico urban, segna una svolta nel percorso del rapper che, dal 2016 a oggi, ha pubblicato una serie di hit ma ora dà vita a un lavoro lungo. L'INTERVISTA

(@BassoFabrizio)

Non bisogna essere esperti per capire quando i testi sono veri. Oggi troppa vanità offusca le idee e dunque quando mi è stato proposto Enzo Dong l'approccio è stato di onesta diffidenza poi ho scoperto un ragazzo che vive il suo tempo e lo racconta con vitalità, con occhio disincantato piantato nella quotidianità. Il suo album, quello d'esordio anche se il suo nome circola da tempo, si intitola Dio perdona Io no. Fa un po' spaghetti western e un po' pretenziosità e invece è un sano disco di vita vissuta. Ne abbiamo parlato insieme.

Sei qui a gestire un disco e una popolarità in forte crescita.
Più che altro il mio successo è salito tutto all’improvviso. Facevo musica già da piccolo.
Il punto di partenza?
Mi sono trovato a registrare in una cameretta Higuain e ho iniziato a fare date. La fama è nata lì poi è arrivata la maturità ricercata col tempo e con la dedizione perché non avevo i mezzi.
Però ora il disco c'è.
Mi sono preso i miei tempi: concepire le cose da dire in un disco non è automatico e non volevo uscire con poche ambizioni.
Il titolo è ambizioso: Dio pedona Io no.
Mi sono sentito solo, spesso circondato da persone che se ne approfittavano. La frase già esisteva.
Cosa non perdoni?
Non perdono tutto quello che mi è  stato fatto. Si riferisce anche al mio quartiere. Io esco giudicato. Ci sono persone che non hanno fiducia. Ci aggiungo che ancora oggi compaiono persone che si dicono amiche. Io non perdono, se ha sbagliato non perdono. Se si dimostra pentita ci penso…perché chi ti ha accoltellato una volta può farlo di nuovo.
Difficile oggi, che siamo tutti astronauti dei social, raccontare la vita vera.
Parlare di cose reali sta diventando sempre più difficile. Soprattutto in questo genere che è diventato una cosa passeggera. Ci sono personaggi che non cantano la realtà. E' sempre più difficile realizzarsi perché la gente è accecata da quello che brilla. Restare nel tempo oggi è molto difficile.
Tu come reagisci?
Non voglio essere un fenomeno di passaggio. La musica varia ed evolve. E’ anche una questione mentale.
Ti infastidisce che ci prova senza alcuna dote?
Più che fastidio guardo a me con la consapevolezza che la musica che faccio può rimanere nel tempo. Io sono ancora qua e in crescita. La questione è che c’è gente ignorante che non capisce chi può fare la differenza.
Per Gomorra la Serie hai scritto Secondigliano regna.
Lo ritengo un pezzo fondamentale perché è stato il primo omaggio simbolico. Il ragazzo che da lì viene e veste falso. Ho sempre raccontato la verità. Oggi tutti emulano. Gomorra un giorno finirà e io voglio vivere oltre.
Hai un pubblico giovane: come comunichi? Ti senti responsabile?
L'arte è interpretazione. Posso avere il grado di responsabilità ma per quanto mi impegni sarò sempre giudicato. Racconta le cose per come le penso. Prendiamo Bandito: un ragazzo può interpretarla in chiave sbagliata ma racconta che potevo essere bandito e non lo sono diventato. La sorte si può cambiare.
Sei una di facili featuring.
Collaborare con altri generi è sperimentazione, è stupire la gente con qualcosa che no si aspetta.
So che sei spesso in studio.
Sto lavorando a un nuovo progetto. Penso a una special track all’album e poi un programma per i ragazzi del mio quartiere. Voglio Napoli aperta al mondo. Quello che ha seminato Gomorra ora è germogliato nella musica e deve crescere. E io voglio farcela nonostante le mode.

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