Il combat folk dei Modena City Ramblers chiude questa sera al Teatro dal Verme di Milano il tour Riaccolti in Teatro. Proprio come successe nel 1998 in occasione dell’uscita dell’album acustico Raccolti, la band ha voluto tornare al proprio suono originale, un sound che li riaccoglie nella riproposizione dei cavalli di battaglia scelti dal repertorio di ben 28 anni di carriera. L'INTERVISTA
(@BassoFabrizio)
I Modena City Ramblers a teatro sono una rarirà. Questa volta ancora di più perchè al luogo raccolto aggiungono una atmosfera suggestiva e intima per far gioire e commuovere “come in principio e come sempre sarà” il loro vasto pubblico. Questa sera, lunedì 17 febbraio, termina a Milano, al Teatro dal Verme, il Riaccolti in Teatro Tour: sarà un momento speciale per i MCR, reduci, nei soli ultimi due anni, dalla pubblicazione di due album, Mani come rami, ai piedi radici e Riaccolti che li ha portati a suonare in oltre 210 date in tutta Italia. Ho incontrato Massimo Ghiacci alla vigilia del concerto, impegnato a sostenere gli amici di via Umberto I a Reggio Emilia, impegnati a impedire il taglio di circa 119 alberi dei quali malati sono molto meno della metà. L'INTERVISTA.
Massimo vi siete ritrovati a teatro in un ambiente poco frequentato nella vostra storia. Ed è stato un successo.
E ti dico che ne è valsa la pena di farla più lunga. C'è stata una risposta che non mi aspettavo nei numeri. Il pubblico è sempre un elemento che, grazie anche al cambio generazionale, è una grande risorsa. E ci aggiungo che il teatro è magia.
Per non devi perdere il ritmo, il contatto.
Se ti fermi fai fatica a tenere il passo generazionale. Sono più di vent’anni che suoniamo e le dinamiche le conosciamo. Noi abbiamo un mantenimento. Il teatro è stata l'occasione per ritrovare un pubblico che non viene nei club.
A volte sono gli orari a scoraggiare.
Solo in Italia cominciano così tardi, a volte dopo l'1 di notte. Io dico basta concerti tardi.
Come avete preparato e scelto i brani per il Riaccolti in Teatro Tour?
E' una scaletta figlia dell’ultimo disco che è un ideale prosecuzione della scaletta di Raccolti del 1999 che fu la prima e unica nostra tournée teatrale. Idealmente si combinano senza sovrapporsi.
I MCR militanti ci sono?
Ci sono due brani che fanno parte di Niente di nuovo sul fronte Occidentale ispirato alla storia d’Italia, un disco di impegno civile e musica militante: Il giorno che il cielo cadde su Bologna e La strage delle Fonderie avvenuta nel 1950 a Modena: non avrebbero senso in altri contesti.
Certo che questo tour è anche una bella rivincita.
Qualche anno fa organizzammo uno spettacolo, Carrozze di Terza Classe, che provammo nei teatri ma non trovammo date: erano brani nostri abbinati a dei recitati, uno spettacolo tra musica e impegno civile, che non è stato accolto dal mondo teatrale. In virtù di quell’esperienza ora il nostro concerto è più leggero. Ti anticipo che partiremo con tour legato ad Appunti partigiani dal 25 aprile: lì sì che arriverà la proposta di brani impegnati.
I giovani hanno riscoperto la piaza: una bella soddisfazione per voi che ci avete sempre creduto.
Non mi aspettavo i ventenni in piazza anche se c’era una evidente deriva. Tutto si lega ai cambiamenti storici. Ho accompagnato mio figlio adolescente a un Fridays for Future e mi ha colpito la presenza di ragazzi presenti col cuore che portano in piazza i temi che gli stanno a cuore.
Va detto che le generazioni precedenti sono state poco propositive.
Certi temi e orizzonti possono trasformarsi di movimenti di piazza. Rispetto ad altre generazioni i ventenni di oggi sono meno inquadrabili. Noi eravamo più etichettabili a movimenti politicizzati. Oggi il movimento è più fluido. Hanno un livello di istruzione e conoscenza enorme.
La musica è al passo con i tempi? Abbiamo oggi musica militante?
Cerco sempre di ascoltare e capire cosa accade musicalmente nel sottobosco. Mi prendo il tempo per provare a giudicare partendo dalla mia età e dalla mia esperienza ma spesso temo di non capire. Sento cose che poco hanno a che fare col desiderio di una rivoluzione.
In effetti c'è molto pessimismo interiore.
Trovo più spesso un chiudersi in se stessi, nei testi c’è un disincanto che mi addolora. Anche nelle relazioni percepisco cinismo e disincanto, una mesta e triste consapevolezza che tutto è fugace, fallace e finisce.
Chi ti piace?
I Pinguini Tattici Nucleari e gli Eugenio in via di Gioia mi piacciono: i loro testi sanno comunicare in modo originale. Non usano le stesse nostre parole ma sono consapevoli del loro ruolo. La musica non farà rivoluzione ma può fare stare meglio.
Idee prossime venture?
Qualcuna c'è e vorremmo condividerla con Willie Peyote che ci aveva citato in una sua vecchia canzone, aveva parlato delle nostre canzoni come musica per nostalgici. Più che un progetto discografico è un pensare a canzoni da mettere in rete e fare l’album successivamente. Cerchiamo collaborazioni con pezzi militanti. E’ il nostro ruolo e ne sentiamo il bisogno. Servono dei grilli parlanti. Bisogna usare le parole giuste. Sentiamo aria di cambiamenti e scontri, aria di scontro ideale e pacifico. E' giusto esternare l’indignazione.
Quando vi guardate in faccia che pensate della vostra storia?
Siamo un gruppo eterogeno che ha nella propria storia e nella propria pelle la bellezza e la difficoltà dell’incontro e dello stare insieme oltre che del fare cose insieme nel rispetto delle differenze. Si può fare un percorso nella diversità se esistono alcuni elementi identitari.
Chi sono i Modena City Ramblers?
Eravamo e siamo una idea di gruppo diversa da tanti modi di essere band e artisti in Italia.Non siamo mai arrivati a una tranquillità commerciale ma siamo fatti così. Se siamo di successo è senza volerlo. La nostra strategia artistica è anche figlia dei nostri desideri ma c’è un elemento che non si capisce ed è un qualcosa che va contro regole di marketing e tecnica commerciale applicata alla musica e che ci mantiene vivi e vitali, un qualcosa di imponderabile legato al nostro modo di essere.
Quando vi guardate indietro che vi dite?
Siamo consapevoli di avere fatto cose molto belle e siamo in pace artisticamente con noi stessi. Guardiamo al passato senza rimpianti solo con un po' di nostalgia.