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Cremonini 2C2C The Best Of, un viaggio di 20 anni, un inchino alla storia e al pubblico

Musica
Cesare Cremonini (credit Francesco Carrozzini)

Cesare Creminini pubblica venerdì prossimo, 29 novembre, la sua prima grande raccolta, ribattezzata Cremonini 2C2C The Best Of. Un viaggio nella vita di un quasi quarantenne che ha ancora tanta voglia di mordere il futuro. Lo ho incontrato

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(@BassoFabrizio)

Mi piace pensarla come una antologia. Dove, sfogliando le pagine, trovi la storia ma trovi anche piccole perle. Oltre a sei inediti. Un lavoro di ricerca che mette insieme l'uomo e l'artista in un percorso di crescita lungo oltre vent'anni. Cesare Creminini pubblica venerdì prossimo, 29 novembre, la sua prima grande raccolta, ribattezzata Cremonini 2C2C The Best Of. Lo ho incontrato.

Cesare finalmente la tua opera omnia.
Solo oggi è possibile mettere insieme tutti i pezzi e raccontarla. Ho attraversato i cambiamenti della discografia ma ho sempre lavorato in prospettiva per creare un repertorio. Oggi con orgoglio racconto cosa ho costruito come artista e come uomo.
Coerenza e creatività.
Sono riuscito a mantenermi fedele come avessi la fede della musica al dito. Qui ci sono rarità, i demo, entriamo nel mio studio di registrazione. Si dimostra come la scrittura delle canzoni sia un obiettivo. I sei inediti sono figure di primo piano. Non sono mai stato capace di fare cose ad hoc per il live. Questo è l’inizio di un nuovo capitolo.
Come definisci la tua carriera?
Orizzontale e perchè è spiegato in questo album. Compio 40 anni nel 2020 e ho sempre sognato che la musica seguisse la mia crescita come persona. Compio 40 anni e sono un uomo e non uno che sta maturando. Qui in 32 brani c'è la storia della mia vita.
Sembra ieri che eri in vespa sui colli bolognesi.
Ho ancora in casa il piano di 50 Special, me lo sono sempre portato dietro in tutti i traslochi. E' lui che mi ha permesso di fare crescere la mia carriera. Nel disco racconto anche il mio rapporto con pianoforte.
Nei momenti difficili che ti dicevi?
Ho sempre pensato che lavorare in prospettiva sarebbe stato il valore aggiunto della mia carriera. Ancora oggi ho energia, sono di quella generazione che non ha avuto tutto subito ma ha costruito nel tempo.
Hai studiato per tanti anni musica classica.
Da lì nascono le intuizioni musicali. Crescendo mi sono accorto che la rispettabilità di una canzone è un limite, quel che importa è toccare la sensibilità comune. Col mio repertorio di 20 anni posso permettermi strutture inusuali con Al Telefono. La musica va ascoltata dall’inizio alla fine e mi fido di un pubblico che sa farsi accompagnare.
Musica è partecipazione?
Credo molto che la musica nel fluire del tempo abbia sempre più bisogno di scambi e dialoghi. Non mi fossi aperto alle collaborazioni la mia musica avrebbe preso un percorso più lineare che non mi soddisfaceva. Dialogando mi apro a nuove strade e nuove intuizioni. Penso alle serate in villa in Versilia di Gaber e Luporini: chiacchierando trovavano le idee da tradurre poi in spettacoli. Sono diventato più esigente e crescendo devo abbandonare la mia razionalità. Con i collaboratori vado più forte.
Ci sono tante domande nei testi degli inediti. Dove nascono tutti quegli interrogativi?
Ho una età dove non vedo la riva da cui sono partito. Ho sempre guardato al futuro e alla prospettiva. Ripeto ora non vedo la riva. Con la morte di mio padre ho attraversato un momento difficile poi quando mi sono ritrovato posso dire che mi sono perso nella vita e che nessuna burrasca mi può uccidere.
Sono tutte autobiografiche?
Certo. Anche quando nascono da discorsi con altri il focus resta la mia vita. In un album ci sono i racconti e i manierismi. Sono estremamente a fuoco su di me. Non è una foto di classe, ci sono io dentro.
In che modo?
Al telefono parla di una storia finita e Giovane stupida di quando sono tornato single. Ora sono fidanzato con una molto più giovane di me. In questi tempi in cui è difficile decifrare la realtà, capire dove sta il vero e il falso, l’amore è tornato uno specchio importante per decifrare la realtà. In Giovane Stupida soffro per uno scontro generazionale, la canzone nasconde dietro la leggerezza e la sua piccola provocazione un racconto di oggi…dietro al verso come chi è Mick Jagger c’è un mondo. Quattro canzoni sono sull’amore, una e suòl’amicizia che è il porto sicuro dove ritrovarsi.
Ascolti musica?
Amo la musica, almeno una buona parte. La studio, osservo e consumo come oggi è proposta e prendo ciò che mi serve e mi diverte. Sono fedele a me stesso non ho mai fatto compromessi. La coerenza artistica fa la differenza e ogni generazione ha vissuto i cambiamenti della discografia. La mia storia è bella perché è diversa. Penso ai miei 17 anni e a quelli di The Supremes che ne ha 17 oggi. Mettermi in competizione con quella realtà significherebbe non essere credibile.
Torniamo al concetto di sviluppo orizzontale della carriera.
Significa che ogni canzone è collegata all’altra. Oggi 50 Special si comprende se si arriva ad ascoltare gli inediti. E anche se sono passati vent'anni per me vale come Giovane Stupida. Dal punto di vista di qualità valgono uguale. Ma si capisce oggi. Marmellata #25 e Rocky valgono uguale. Questo album è un inchino al pubblico e alla mia vita passata. Ho posizionato in libreria tutto quello che avevo. Ogni tanto devi mettere ordine in casa.
Esclusioni?
Sono rimaste fuori una dozzina di canzoni nuove, non le ho ritenute pronte.
Nessun duetto, nessun featuring: anche questo un tocco di originalità.
Le collaborazioni fatte in carriera sono due, con Jovanotti e Malika Ayane e sono state estremamente sensate e a fuoco. Lui perché la sua musica è stata una spinta vitale verso questo mestiere. Con Malika stavamo insieme, era un amore intenso legato anche alla musica. La canzone deve essere giusta per una collaborazione, deve essere incontro tra due anime che desiderano fare crescere un progetto.
Che effetto ti fa il concetto dei quarant'anni?
Sono nel territorio di mezzo degli anni Novanta, tra i grandissimi alla Vasco e Lorenzo e gli anni Duemila col cambiamento epocale causato dallo streaming. Tengo in braccio queste due anime, cerco di capire che sta accadendo e voglio imparare. Mi pongo in modo curioso verso il futuro e voglio esserci.
Un consiglio?
Dobbiamo rimettere al centro l’amore perché ci lì ritroviamo.
Tour?
Sarò negli stadi dal 21 giugno, debutto a Lignano Sabbiadoro (produce Live Nation) e chiudo il 18 luglio a Imola. Quest'ultimo è uno stimolo per celebrare la regione in cui vivo e la mia città. Sono un uomo smarrito nella vita ed entusiasta di non avere più catene che mi legano al mio passato. Ora parto per realizzare la seconda parte della mia carriera. Mai pensato a questa situazione bella a metà carriera. Nel tour si vedranno tutti gli stili che ho affrontato nella mia carriera.
Che effetto ti fa sentire le tue canzoni fatte da altri?
Quando un artista canta una mia canzone, capita spesso nei talent, poi una la ha interpretata Fiorella Mannoia in un disco e un'altra Michele Bravi dal vivo resto meravigliato e onorato.
Progetti cinematografici?
Ogni tanto succede che il cinema mi cerchi.
In Cremonini 2C2C The Best Of c'è L’anno che verrà di Lucio Dalla.
Non lo ho vissuto come un semplice omaggio. Allo stadio Dallara di Bologna c’erano 45mila persone che lo cantavano con me: un ritrovato senso comune della musica bolognese. Nessuno vuole essere Robin è la canzone più dalliana della mia carriera e con quella illumineranno via D’Azeglio. Dalla è il Leonardo della musica.
Bologna ti ama.
Essere un nome che ha una concretezza a Bologna mi lascia onorato. Non sono da scuola di canto, sono un cantautore che ha scoperto una voce che combacia con le parole che scrive.
Rifarai mai la reunion dei Lunapop? Hai nostalgia?
Non ho nostalgia di nulla. Mai più i Lunapop: non guardo la foto delle elementari ma quella che verrà.