Carmen Consoli, le frasi più belle delle sue canzoni

Musica

Matteo Rossini

Oggi, 4 settembre, Carmen Consoli compie 45 anni. Festeggiamo insieme il compleanno della cantautrice siciliana con alcune delle frasi più belle tratte dalle sue canzoni.

Una voce unica in grado di essere riconosciuta tra mille timbri e una scrittura che l’ha resa una delle cantautrici più apprezzate nella storia della musica italiana. Carmen Consoli è tra le artiste più amate e influenti del Bel paese grazie a uno stile che l’ha trasformata in una vera e propria icona.

Carmen Consoli: icona italiana

L’artista nasce il 4 settembre 1974 a Catania, il debutto discografico avviene nel 1996 con il disco “Due parole” che riesce subito a conquistare pubblico e critica. Negli anni successivi l’artista inanella un successo dietro l’altro imponendosi come una delle protagonista della musica italiana, tra i suoi dischi più famosi troviamo “Stato di necessità” e “L’eccezione”, entrambi in grado di vendere oltre 200.000 copie.

Nel corso della carriera Carmen Consoli ha realizzato numerosi duetti, tra questi quello con Tiziano Ferro (qui potete trovare tutte le foto più belle del cantante) sulle note de “Il conforto”. Festeggiamo ora il compleanno di Carmen Consoli con alcune delle frasi più belle tratte delle sue canzoni.

“Venere” (1997)

“Fortunatamente ho ancora il buon senso di mettermi in discussione
Faccio volentieri a meno dei tuoi manuali sull'autostima
Fortunatamente da giorni è finita la lenta agonia dei tuoi fiori
Sto ancora rimettendo la nostra ultima cena romantica

Triste, annoiata e asciutta
Sarei la tua venere storpia
Triste, annoiata e asciutta
Io sarei un'inutile preda”

“In bianco e nero” (2000)

“Guardo una foto di mia madre
Era felice avrà avuto tre anni
Stringeva al petto una bambola
Il regalo più ambito
Era la festa del suo compleanno
Un bianco e nero sbiadito
Guardo mia madre a quei tempi e rivedo
Il mio stesso sorriso

E pensare a quante volte
L'ho sentita lontana
E pensare a quante volte

Le avrei voluto parlare di me
Chiederle almeno il perché
Dei lunghi ed ostili silenzi
E momenti di noncuranza
Puntualmente mi dimostravo inflessibile
Inaccessibile e fiera
Intimamente agguerrita
Temendo una sciocca rivalità”

“Parole di burro” (2000)

“Raccontami 
Le storie che ami inventare, spaventami
Raccontami 
Le nuove esaltanti vittorie

Conquistami, inventami
Dammi un'altra identità
Stordiscimi, disarmami e infine colpisci
Abbracciami ed ubriacami
Di ironia e sensualità”

“L’ultimo bacio” (2000)

“Magica quiete, velata indulgenza 
Dopo l'ingrata tempesta 
Riprendi fiato e con intenso trasporto 
Celebri un mite e insolito risveglio 

Mille violini suonati dal vento 
L'ultimo abbraccio, mia amata bambina 
Nel tenue ricordo di una pioggia d'argento 
Il senso spietato di un non ritorno”

“L’abitudine di tornare” (2014)

“Tornare è un'abitudine
Per quelli come te
Fedeli ancorati, all'ovile di sempre

Come dirai a tua moglie
Che hai un figlio identico a me
Ha grandi occhi neri
Ha compiuto tre anni

E' piccolo e non può chiedere
Lui non deve chiedere
Sarai tu a rispondere se vorrai”

“Ottobre” (2015)

“Attendere
Il paradiso poteva anche attendere
Fosse stato il prezzo della libertà,
Lasciare tutto e accontentarsi di niente
Dare voce a una nascente identità
Quel paradiso poteva anche attendere
Dovevamo ancora cominciare a vivere”

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