Mentre le ombre si allungano, il ritorno dei La Crus

Musica

Fabrizio Basso

Mauro Ermanno Giovanardi e Cesare Malfatti
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Proseguono gli appuntamenti di Mentre le ombre si allungano - Appunti scenici per voci, suoni e immagini. A venti anni dalla sua prima rappresentazione torna lo spettacolo simbolo dei La Crus e capostipite delle performance multidisciplinari di quella stagione rivoluzionaria che fu il rock italiano degli anni ’90. Ne parliamo con Mauro Ermanno Giovanardi

(@BassoFabrizio)

Bisogna essere chiari da subito: questa non è una reunion ma la riproposizione di uno spettacolo seminale che ha fatto scuola, aperto scenari nuovi e che ha aveva spostato il percorso dei La Crus verso una forma scenica sempre più vicina a quella teatrale e multimediale. A venti anni dalla sua prima rappresentazione torna Mentre le ombre si allungano - Appunti scenici per voci, suoni e immagini, pietra angolare di quello che fu il rock italiano negli anni Novanta. Me ne parla, in un pranzo ricco di ricordi e suggestioni, Mauro Ermanno Giovanardi, insieme a Cesare Malfatti i La Crus.

Giova torni con la tua storia.
Vorrei sia chiaro che non è un concerto. Con Cesare portiamo sul palco la triade recitare-suonare-leggere.
Sorprese?
Facciamo La nera Signora. E nei bis torna Il Vino dedicata a Piero Ciampi.
Una fatica riprendere in mano quel periodo?
La memoria si è mossa con naturalezza. La prima sera mi sono quasi commosso e appiccicato una medaglietta.
Dietro c'è un lavoro importante.
I grandi amori non meritano mediocrità.
Parliamo di te.
Sto lavorando a un disco di inediti per il 2020, L'ultimo è del 2015.
Artisticamente di chi ti senti figlio?
Del Punk. No dream no future. E ti dico che vedere certi gruppi che si riformano dopo tanti anni svuotati di quella violenza emotiva mi mette tristezza.
Cosa è la musica?
Un divisa. Era un distinguersi.
Momenti impressi nella mente?
Nick Cave nel 1987 al Ritz di Novellara. Quel colpo di fulmine che fu Angela di Luigi Tenco.
Perché usavate l'inglese?
Pensavamo che la musica italiana degli anni Ottanta fosse fuffa e dunque bisognava distinguersi. Io assorbivo il Punk prima c'è stato il '68 e poi, nel 1977, sono arrivati l'autonomia e gli indiani metropolitani.
Quando il tuo mondo è cambiato?
Lo spartiacque si chiama internet.
Concordi che invece la musica si divide tra prima e dopo il Punk?
Sì, altro spartiacque. Il Grunge non ha avuto l'urgenza del Punk e neanche la linfa degli anni Settanta.
Jimi Hendrix?
Ha fatto la rivoluzione con la chitarra ma faceva blues e dunque ha le sue radici. Allora ritengo rivoluzionari Joy Division e Siouxie and the Banshees.
Il tuo sogno?
Vedere i Doors live nel 1967.
Potessi avere dei semi per innestare il passato?
Gli Stooges che sono stati il germe del Punk e i Doors per il proto-Punk.
Che pensi della Beat Generation?
Una spallata la hanno data e qualcosa ha scardinato.
Cosa ascolti?
Di tutto. Se vuoi qualche riferimento ti dico che la colonna sonora di Ascensore per il patibolo è il disco jazz più bello. Poi ci metto Chet Baker. Tra i giovani Motta è quello che è più figlio di una generazione.
Cosa è la musica?
Un modo per andare da un'altra parte per dirla con Morrison.
La tua ambizione?
Lasciare un piccolissimo segno nel nostro passato che mi assomigli al cento per cento.

PROSSIME DATE
4 Agosto Finale Ligure (SV) - Fortezza di Castelfranco - Digital Fiction festival
8 Settembre Ancona - Mole Vanvitelliana - La Mia Generazione Festival
1 Novembre Parma - Casa della Musica 13° edizione festival “Il rumore del lutto”. Parma 2020 capitale della cultura
15 novembre Firenze – Viper Theatre

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