Dave Grohl suona un inedito di 23 minuti nel suo ultimo documentario

Musica
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E’ uscito “Play”, il nuovo documentario in cui Dave Grohl suona un inedito strumentale di 23 minuti imbracciando tutti gli strumenti

«Per ogni musicista, giovane o vecchio che sia, un bello studio pieno di strumenti è come un parco giochi». E quei giochi Dave Grohl li ha utilizzati tutti per il suo nuovo documentario dal titolo “Play”, uscito ieri dopo i rumors delle scorse settimane. Un cortometraggio, scritto, prodotto e diretto dal frontman dei Foo Fighters, lungo poco più di mezz’ora per parlare del processo creativo che lo ha portato a realizzare un pezzo lungo 23 minuti nei quali Grohl suona da solo tutti gli strumenti.

«La prima parte è dedicata al dietro le quinte e ai pensieri di Dave sulla musica, sul suo strumento e sulle difficoltà nel completare questa performance – si legge nel comunicato di presentazione – la seconda, invece, è l’intera registrazione del brano di 23 minuti. Grohl ha suonato senza spartiti, senza tracce guida. Ha inciso prima la batteria, poi la chitarra, il basso e così via».

Un’esperienza unica quella nella quale si viene catapultati entrando nel sito appositamente dedicato all’operazione. Al fruitore, infatti, è data la possibilità di scegliere cosa e come osservare: cliccando su “Choose Video” è possibile infatti scegliere uno strumento e seguire tutta la performance di Grohl focalizzandosi su uno solo di quelli che imbraccia nei 23 minuti. È a disposizione anche il solo ascolto della traccia senza video e ed è possibile scaricare tutte le partiture. Un modo di aprirsi a fan, curiosi e altri musicisti senza preclusioni.

Il Grohl regista

Non è una novità per l’ex batterista dei Nirvana quella di avvicinare la sua musica alla macchina da presa. Il suo debutto alla regia era avvenuto nel 2013 con “Sound City”. Un vero e proprio film in quel caso: si trattava della storia del celeberrimo studio di registrazione nella San Fernando Valley che aveva chiuso i battenti nel 2011. Un punto di riferimento per il rock alternativo americano, luogo dove avevano visto la luce gli album di Red Hot Chili Peppers, Neil Young, Tom Petty e dove i Nirvana incisero il loro capolavoro “Nevermind”.

Un anno più tardi, nel 2014, Grohl aveva partorito un’idea ancora più ambiziosa: quella di raccontare l’America attraverso le scene musicali delle sue principali città. Il tutto finì in “Sonic Highways”, mini-serie da otto puntate da un’ora ciascuna, nella quale il musicista ha esplorato Chicago, Washington, Nashville, Austin, Los Angeles, New Orleans, Seattle e New York. Tra interviste e monologhi, i Foo Fighters chiudevano ogni puntata con un inedito: le otto tracce sono poi finite nell’omonimo album, l’ottavo della prolifica carriera della band.

Una carriera irripetibile

Celebrati ed adorati dai rocker di mezzo mondo, i Foo Fighters sono negli anni riusciti ad affermarsi come uno dei gruppi più importanti del rock alternativo, strizzando l’occhio alle classifiche senza però snaturare la propria indole. E lo hanno dimostrato una volta di più nel pirotecnico show di Firenze dello scorso 14 giugno.

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