I Delitti del Barlume, i racconti del regista Roan Johnson

Spettacolo

Fabrizio Basso

Roar Johnson tra Lucia Mascino e Filippo Timi

Tutto è pronto per le nuove storie de I Delitti del BarLume che si intitolano Donne con le palle e Ritorno a Pineta. Andranno in onda in prima TV lunedì 13 e 20 gennaio in esclusiva su Sky Cinema Uno, disponibili anche on demand su Sky e NOW TV. Nell'attesa l'intervista al regista Roan Johnson

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(@BassoFabrizio)

E' il metronomo, l'equilibrista de I Delitti del BarLume, colui che con la sua regia dell'immaginifica Pineta ha fatto un luogo dell'anima. Tutto è pronto per le nuove storie de I Delitti del BarLume che si intitolano Donne con le palle e Ritorno a Pineta. Andranno in onda in prima TV lunedì 13 e 20 gennaio in esclusiva su Sky Cinema Uno, disponibili anche on demand su Sky e NOW TV. Nell'attesa ho intervistato il regista Roar Johnson, l'rquilibrista, appunto.

Quali sono gli scenari salienti delle due nuove storie?
Il rientro di Viviani è il punto di centrale, viene annunciato nella prima puntata e poi accade nella seconda. Ed è un ritorno dirompente sia perché indaga che per il rientro a Pineta, la presa di consapevolezza della paternità, il rapporto con Beppe.
Che per si era illuso di avere conquistato il cuore della Tizi.
C'è quell'attimo fuggente. Poi si arriva a un momento dove questi nodi non si sciolgono bensì si annodano ancora di più. Aggiungiamoci Tassone che diventa il capo della polizia e lascia Pasquali come consulente e la Fusco va su tutte le furie.
Se fosse un luogo reale abiteresti a Pineta?
Dopo tanti anni è come se ci abitassi. Ci trascorro due mesi e mezzo l'anno. E’ un mondo meraviglioso, è il mondo del bar. Noi ormai siamo diventati sempre di più. E’ un mondo non solo bello da andarci ma anche difficile da abbandonare.
A proposito dei personaggi che si moltiplicano: ogni tanto pensi a quante derive potrebbero prendere le storie?
Penso più che altro alle derive in fase di scrittura e non solo per le tante possibilità che poi è una sindrome espansa della pagina bianca dello scrittore. Contenere tutto in novanta minuti è molto difficile. Bisogna pure considerare i romanzi di Marco Malvaldi che hanno più trame. E’ un gioco di equilibri. Sul set è una ricchezza lavorare con certi attori e conoscerli da anni. C'è una sintonia speciale.
Ormai siete amici.
Ci frequentiamo anche al di fuori. O ci troviamo su altri set. E’ raro che ci perdiamo. Inoltre ci vediamo per vedere le puntate insieme.
Quanto cambia il tuo metodo di lavoro a seconda che lavori su una sceneggiatura originale o tratta da un libro?
In entrambi i casi ci sono i pro e i contro. In un caso hai già un solco tracciato che è anche liberatorio perché un testo già esistente permette un grado di leggerezza in più visto che ti togli il fardello della linea primaria. Paradossalmente c’è più libertà.
Stephen King ha sempre ripudiato la versione cinematografica realizzata da Stanley Kubrick che è ritenuta un capolavoro. Come ci si avvicina a un libro che va tradotto in immagini?
E' una questione in primis tecnica. Se un libro è breve hai più possibilità di beccarci, se è lungo vai a fare una violenza grossa. Questa la prima distinzione. Poi ci sono altri due mondi: chi ha amato un libro tanto è difficile abbia un approccio positivo al film. Allora c’è più possibilità se stravolgi il libro. In Malvaldi ci sono due mondi che convivono nello stesso ambito: l'irriverenza e la provincia che racconta e si racconta.
Il bar di Pineta può essere considerato la versione attuale del bar Sport di Stefano Benni?
Amo molto Benni. Noi lavoriamo molto sull’abitudinarietà dei vecchini al bar e di chi lo frequenta vivendolo come una casa. Va però aggiunto che essendo raccontato in estate il nostro bar è più contaminato.
Tu sei regista, scrittore, drammaturgo: in America è normale da oltre mezzo secolo in Italia queste figure duttili sono ancora viste con sospetto.
Le cose stanno cambiando. Penso a Sorrentino, Gipi, Baricco: la mentalità si sta spostando. E’ un peccato di mentalità generale. Sono multiforme. Non ricordo chi parlava di scrittore volpe e scrittore talpa: il primo vaga il secondo scende su un tema e lo approfondisce fino in fondo. Io sono talpa. E credo volpe nella vita.
Hai bocciato Malvaldi attore che a sto giro non ci sono i suoi camei?
Tutt'altro. E' promosso. Stavolta non c’è perché non poteva venire sul set, aveva altri impegni.
Gli diciamo che se scrivesse come recita sarebbe un grande scrittore?
Ci può stare (ride, ndr). Lui è bravissimo in più campi. E' anche un grandissimo campione di ping pong.
Potessi portare la tua regia in un'altra epoca dove andresti?
Un periodo che mi affascina, e mi ha sorpreso molto in occasione dei miei film tratti da Andrea Camilleri, è la fine dell'Ottocento. Prima mai avevo affrontato situazioni in costume.
Complicato?
La soffro da regista mentre giro perché ci sono attenzioni particolari e molte limitazioni, a partire dalla scelta della location. Ma da regista, quando poi riguardo, mi piace eccome. Vorrei anche portare lo spettatore in un futuro distopico.
E un libro che vorresti tradurre in immagini?
Mi piace tutte le volte che c'è uno stravolgimento. Penso ad Apocalypse Now che viene da Cuore di Tenebra: il libro di Joseph Conrad è stato trasportato da Francis Ford Coppola in un'altra epoca e un altro ambiente.

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