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Mektoub, My love: Canto Uno: la recensione del film di Abdellatif Kechiche

Recensioni

Paolo Nizza

Martedì 29 gennaio arriva in prima tu su Sky CinemaCult il nuovo film del regista del pluripremiato La Vita di Adele. Distribuito da Vision Distribution e presentato in concorso alla 74.ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia,  Mektoub, My Love: Canto Uno è il sensuale e gioioso racconto di un'estate magica, alla ricerca dell'amore. Un inno alla vita ispirato al romanzo  di François Bégaudeau La ferita, quella vera, pubblicato da Einaudi Stile Libero

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Mektoub, My Love: Capitolo Uno. Un capolavoro dalla trama semplice

"Che cos'è il cinema?" Si domandava il grande critico francese Andre Bazin nella sua famosa raccolta di saggi in quattro volumi pubblicati a Parigi dalle Éditions du Cerf tra il 1958 e il 1962.  Ça va sans dire, le risposte a questa domanda possono essere molteplici e assai differenti tra loro. L'unica certezza (almeno per chi scrive) è che Mektoub, My Love: Canto Primo è un esempio di grande cinema, girato con pochi mezzi, ma tante idee. Nonostante la durata di tre ore, il film scorre piacevole, emozionante, appagante come una giornata trascorsa al mare. Forse perché Abdellatif Kechiche restituisce al cinema la sua forza primigenia, la sua dimensione sacra. Senza però rinunciare a una sana ironia cinephile come dimostrano l'omaggio ad Aldo Maccione e alla sua camminata di classe e la citazione di una battuta di Scarface.
La storia è semplice: Amin (Shaïn Boumédine), un aspirante sceneggiatore che vive a Parigi, ritorna per l’estate nella sua città natale, una comunità di pescatori del sud della Francia.
Un'occasione per ritrovare la famiglia e gli amici d’infanzia. Accompagnato da suo cugino Tony (Salim Kechiouche) e dalla sua migliore amica Ophelie (Ophélie Bau), Amin passa il suo tempo tra il ristorante di specialità tunisine dei suoi genitori, e i bar del quartiere e la spiaggia frequentata dalle ragazze in vacanza. Incantato dalle numerose figure femminili che lo circondano, Amin resta soggiogato da queste sirene estive, all’opposto del suo cugino dionisiaco che si getta nell’euforia dei corpi. Munito della sua macchina fotografica e guidato dalla luce eclatante della costa Mediterranea, Amin porta avanti la sua ricerca filosofica lanciandosi nella scrittura delle sue sceneggiature. Ma quando arriva il tempo dell’amore, solo il destino, solo il mektoub può decidere.

Amore e Destino, secondo il regista di La vita di Adele

Dio è la luce del mondo. Questo dicono sia la Bibbia, sia il Corano, citati sui titoli di testa del film. E Abdellatif Kechiche è un regista che trasforma la luce in poesia e in libertà. Basti pensare all'incipit di Mektoub, My Love: Canto Primo con il protagonista Adin ripreso in bicicletta e in controluce, in barba alle più banali regole della fotografia.  Perché Kechiche segue il proprio talento e non un corrivo manualetto per aspiranti photographer. Anzi nello specifico il regista si affida alle regole dell'attrazione, alle leggi del desiderio, ai principi della seduzione. Come emerge dalla magnifica e lussuriosa scena di sesso a inizio film. La macchina da presa si insinua tra le pieghe del corpo, in un'epifania di seni, glutei, bocche, gambe, mani, occhi. Parimenti alle famose sequenze hot di La vita di Adele, il rapporto sessuale si trasfigura in arte, ripreso attraverso l'assoluta naturalità dell'atto. Mektoub, My Love: Canto Primo è quindi una sorta di versione della Fête galante, ambientata nel 1994. I frammenti di un discorso amoroso giocano a rimpiattino, mentre innamoramenti, gelosie, passioni, risate, lacrime, adulteri si consumano in un vertiginoso girotondo  sotto il sole della Francia, un paese multiculturale e multireligioso. E Grazie allo sguardo del protagonista maschile comprendiamo che  i"l saggio e’ colui che ha conservato il suo cuore di bambino”

Ophelie Bau e le altre attrici di Mektoub, My Love: Canto primo

Hanno vent'anni e l'amore in corpo le protagoniste di Mektoub My Love: Canto Primo. E come sirene cantano, danzano, amano, si ubriacano sulle note di una colonna sonora che spazia da Joan Sebastian Bach a Joe T Vanelli, da "You Make Me Feel" di Sylvester a "San Francisco” di Scott McKenzie. Perché il film di Abdellatif Kechiche è soprattutto un contagioso e gioioso inno alla vita. Senza falsi moralismi o corrive morbosità, la pellicola racconta la giovinezza, fra un bacio e un twerking E finalmente abbiamo un ritratto né punitivo, né castrante di un tempo che è quello della sperimentazione, della scoperta, del gioco, della pansessualità. Ma l'operazione risulta efficace e credibile grazie soprattutto alle favolose attrici che interpretano il film. Indimenticabile è Ophelia Bau con i suoi hot pants e i suoi top, con il suo sorriso disarmante, con i suoi dubbi amorosi. Una fanciulla in fiore che conquista lo schermo e non solo grazie alle sue forme generose e al suo lato B. Ma tutto il cast femminile e maschile è travolgente come l’estate, “una stagione tanto bella che tutte le altre le girano attorno” come diceva Ennio Flaiano. Tra giochi d'acqua, notti in discoteca, spaghettate in spiaggia, Mektoub My Love: Canto Primo ci restituisce il gusto di vivere pienamente ogni atto. Ma senza alcuna fretta, come dice Amin nell'ultima battuta del film.