Il Tuttofare: la recensione del film

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Massimo Vallorani

© Vision Distribution
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Valerio Attanasio esordisce alla regia con questa commedia dal titolo “Il Tuttofare (dal 19 aprile con Vision Distribution). Protagonista Sergio Castellitto nei panni dell’avvocato Salvatore “Toti” Bellastella. Sotto la sua direzione, lavora Antonio (Guglielmo Poggi), giovane tuttofare che riceverà dall’avvocato un’offerta imperdibile: un contratto da 10mila euro al mese. C’è però una “piccola” clausola: il giovane dovrà sposare l’amante argentina di Bellastella per farle avere la cittadinanza. LEGGI LA RECENSIONE

C’era un tempo in cui “i mostri” erano personaggi comuni nella commedia all’italiana. Erano caratterizzati principalmente dalla capacità di nascondere una grande scaltrezza dietro una facciata di apparente rispettabilità. Pensiamo per esempio all’Ugo Tognazzi di La giornata dell’onorevole, episodio de I Mostri o al Vittorio De Sica de Il Vigile. Ebbene dal 19 aprile una di queste figure torna nei cinema. Si chiama Salvatore 'Toti' Bellastella, protagonista con la faccia e il corpo di Sergio Castellitto della divertente commedia Il Tuttofare (Vision Distribution) di Valerio Attanasio, al suo esordio dietro la macchina da presa, dopo aver preso parte alla sceneggiatura di Smetto quando voglio.

La pellicola vede nel cast, accanto all’istrionico Castellitto, il giovane e sorprendente Guglielmo Poggi, la bravissima Elena Sofia Ricci e la diva argentina Clara Alonso.

Ma chi è davvero Salvatore 'Toti' Bellastella? E' di sicuro un grande penalista, un principe del foro, fine giurista, amante del mondo classico tanto che potrebbe sostenere una conversazione in latino e in greco antico, insomma il non plus ultra tra gli avvocati italiani. Ma nel contempo è anche un cinico, un traffichino, un corrotto e corruttore, un truffatore, cialtrone, sfruttatore, arricchito, riciclatore, meschino. Insomma uno di quei classici “baroni” amico dei potenti, della massoneria e magari di qualche mafioso. A farne le spese, naturalmente, il giovane Antonio Bonocore interpretato da Guglielmo Poggi, praticante in legge che sogna un contratto nel prestigioso studio di “Toti” Bellastella.

Ad un primo approccio, come suggerisce nelle note di regia lo stesso regista, la pellicola potrebbe essere considerata soltanto “come la classica commedia generazionale divertente sull’ingresso di un giovane nel mondo del lavoro: l’iniziazione alla società di un brillante studente universitario, costretto dalle circostanze sfortunate a scendere a patti con la propria coscienza pur di affermarsi”.

A questo approccio di lettura, sicuramente corretto, si può aggiungere l’elemento del potente, che diviene per il ragazzo una sorta di maestro, potremmo dire di mentore. Sì ma che tipo di mentore? Toti Bellastella è, a tutti gli effetti, un tipico personaggio che predica il bene ma nel privato si comporta in maniera spregiudicata in virtù dei privilegi acquisiti. Emblema di coloro che occupano posizioni di potere contrapposto a coloro che sognano di prenderne il posto o che, più semplicemente come in questo caso, vorrebbero solo un contratto di lavoro. Ecco “Il Tuttofare” vorrebbe essere una satira proprio su questa lotta per la sopravvivenza: il ricco e il povero, l’arrampicatore sociale e il raccomandato, il poveraccio senza santi in paradiso e il potente di turno, che poi solitamente è quello che alla fine vince sempre.

Allora il discorso che ne potrebbe scaturire è che, in fondo, il film di Attanasio un po’ riguarda tutti noi. Chi non si è mai trovato di fronte al potente e ha, suo malgrado, dovuto arretrare? Chi non ha subito una prevaricazione, un torto, solamente perché dall’altra parte c’era un intoccabile? Risposte salvifiche la pellicola non ne vuole dare ma forse ci invita a riflettere amaramente sull’Italia di oggi che sembra non cambiare mai e che i suoi difetti se li porta dentro come in un codice genetico difficile da capire o modificare.

Il finale del film sembra confermare quanto detto: chi non ha santi in paradiso finisce in una cucina a lavare i piatti; altri, pur essendo dei cialtroni, magari ricevono un incarico di governo. Amara constatazione di un film che necessariamente andrebbe visto.

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