Caravaggio- L'anima e il sangue: Intervista al regista Jesus Garcés Lambert

Cinema

Paolo Nizza

Jesus Garcés Lambert
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In prima visione assoluta ed esclusiva domenica 4 novembre (alle 21:15) su Sky Cinema Cult e Sky Arte, il documentario più visto al cinema nel 2018, vincitore del Globo d’Oro. Con la voce di Manuel Agnelli, un viaggio emozionante attraverso la vita, le opere e i tormenti di Michelangelo Merisi da Caravaggio, raccontato attraverso preziosissimi documenti originali e inediti per la Tv in una delle prime produzioni italiane girate in 8K. Per l'occasione abbiamo incontrato il regista del film Jesus Garces Lambert. LEGGI L'INTERVISTA

 

Regista, documentarista, Videoartista. Jesus Garces Lambert ti contagia con la sua vitalità, la sua energia, il suo entusiasmo. E capisci che il successo di Caravaggio - L'anima e il Sangue nasce anche dalla visione autentica ed emozionata di un cineasta vero che si è appassionato alla vita e alle opere di Michelangelo Merisi. Jesus ha compresso appieno la potenza di un pittore la cui opera è quanto mai attuale e fondamentale per tentare di decifrare il mondo in cui viviamo.

Come hai reagito quanto hai saputo che avresti diretto il documentario su Caravaggio?

Ho provato una grandissima emozione. Perché Caravaggio è sempre stato un artista molto importante nella mia vita. Conoscevo già i precedenti film d'arte firmati Sky e apprezzo il modo di lavorare di Cosetta Lagani. Insomma è come avere sognato di guidare una Ferrari e avere finalmente la possibilità di farlo.

Ti aspettavi lo straordinario successo avuto dal film?

Ero certo che avrebbe aperto una breccia in un certo tipo di spettatori, ma non che diventasse il documentario più visto al cinema nel 2018.

A un certo punto del film la voce di Caravaggio dice: "la mia arte vi cambierà". In qualche modo questo documentario ti ha cambiato?

Direi di sì. A partire dalla scelta di avere Manuel Agnelli come voce recitante ed Emanuele Marigliano come interprete ed espressione degli stati d’animo di Caravaggio. Portare la realtà in un film d'arte è stata un'esperienza molto forte. Lavorare con Emanuele (detenuto da giovanissimo e ora elettricista e guida di un comitato per la riqualificazione di Scampia N.d.R.) mi ha investito di un senso di responsabilità non solo artistica, ma anche sociale. Perché attraverso questo film ho conosciuto il disagio di chi ha vissuto in un mondo difficile e oscuro.

Hai pensato subito ad Emanuele per interpretare Caravaggio?

La storia di Caravaggio è la vicenda di un artista in perenne lotta con se stesso. E in fondo si tratta una condizione comune in ogni essere umano. Dentro ognuno di noi esiste un conflitto. Per cui ho pensato che per tradurre questo sullo schermo dovevo seguire l'esempio di Caravaggio. Ho preso, quindi spunto dalla realtà. E parlando con Emanuele che mi raccontava dei suoi anni bui, ho capito che era l'interprete giusto.

Come è stata l'esperienza della proiezione di Caravaggio- l'anima e il sangue all’interno del carcere di massima sicurezza di Paliano?

Molto intensa e potente. Quando Emanuele era detenuto mi raccontava che non conosceva la speranza e attraverso la proiezione del documentario avevamo l'obiettivo di portare un po' di luce a chi non c'è l'ha. È stata un’esperienza emotiva fortissima. Finito il film mi si è avvicinato un detenuto, avrà avuto 35 anni, è mi ha detto “È la prima volta che vedo un quadro in vita mia. Mi hai aperto un mondo”. Le sue parole mi ha fatto venire la pelle d'oca per l'emozione. 

Come è nata invece, la scelta di utilizzare la voce di Manuel Agnelli?

Con la stessa modalità che mi ha portato a scegliere Emanuele, ovvero portare la realtà sullo schermo. Non volevo un attore o uno speaker. Avevo bisogno di un'artista, di un creatore ma anche di qualcuno che avesse avuto dei momenti oscuri nella propria vita. In fondo la vita di Caravaggio ha molti punti in comune con quella di un rocker. E quindi ho pensato a Manuel Agnelli, un musicista che stimo e ammiro molto.

Qual è stata la sequenza più difficile da girare?

Il finale. La scena in cui Emanuele si toglie la pittura dal viso e dal corpo. Faceva molto freddo sul set e dovevamo trovare una sostanza che non irritasse la pelle ed essendo montata all’incontrario è stato complesso pensarla e girarla.

Molte scene del film sono montate all'inverso

Sì è un'idea che ho avuto immediatamente. Io credo che nei quadri di Caravaggio è come se fosse tutto un rallenti, un tempo sospeso. Cosi la struttura del film è circolare. Inizia e finisce con una riflessione sulla libertà. Nella prima sequenza Caravaggio si priva del respiro, mentre alla fine levandosi la pittura nera dal viso, si libera dalle tenebre e sceglie la luce.

Dalla roulette alle scarpe da ginnastica, nel film ci sono molti elementi moderni che non appartengo all'epoca di Caravaggio

Io penso che Caravaggio sia uno dei pittori classici più contemporanei che siano mai esistiti. Tutti ci identifichiamo nei sentimenti espressi nei suo quadri. E quindi volevo arrivare alla pancia degli spettatori, avvicinarmi il più possibile al pubblico. E un’ambientazione rigorosamente storica, un film in costume crea già una distanza. In fondo questo film parla di Caravaggio, ma parla anche di ognuno noi. Io credo che l'arte non debba essere classista o accademica, ma deve essere in grado di arrivare a tutti. 

Il tuo quadro di Caravaggio preferito?

È difficile. Cambia a seconda dei periodi della mia vita. In questo momento direi La Decollazione di San Giovanni Battista

So che hai appena terminato le riprese del nuovo film d'arte dedicato questa volta a Leonardo da Vinci

Sì è un film completamente diverso da Caravaggio, ma al tempo stesso è la sua evoluzione.

 

 

 

 

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