Parasite: tutto sul film che ha vinto Cannes

Spettacolo

Gabriele Acerbo

Mentre tutti si aspettavano il trionfo di Pedro Almodòvar, a sorpresa la Palma d'Oro è andata al film Parasite di Bong Joon-Ho, meraviglioso ritratto della lotta di classe a Seull ai giorni nostri

Innanzitutto una premessa: il regista Bong Joon-ho chiede ai recensori di non rivelare troppo della trama del suo ultimo gioiello, Parasite, fresco di una meritatissima Palma d'oro al Festival di Cannes. Per non rovinare allo spettatore le tante sorprese che il film sud-coreano regala diremo l'essenziale. E cioè che tutto inizia quando una famiglia disgraziatissima che vive in un seminterrato, grazie a una buona dose di astuzia e capacità truffaldina, si insinua come un parassita nella vita di un'altra famiglia che appartiene a ben altro rango sociale: proprietaria di una magnifica villa costruita da un architetto di grido, una governante perfetta e servizievole, capofamiglia super manager con autista.  Il tono è quello della commedia grottesca, che probabilmente sarà piaciuto moltissimo a uno dei giurati del Festival, il greco Yorgos Lanthimos, ma che piano piano, impercettibilmente, muta, trasformandosi in qualcos'altro. D'altra parte alla guida di questa macchina perfetta è il regista (ma anche soggettista e sceneggiatore) sud-coreano Bong Joon-ho, quello della fanta-apocalittica corsa in treno Snowpiercer, dell'horror con mostro the Host, del fantascientifico con morale animalista Okja, del magnifico thriller alla Seven Memories of Murder con cui esordì nel 2003 facendo il botto in tanti festival.

Cosa si nasconde sotto la rutilante trama di Parasite, tanto da farlo assurgere al Palmarès di Cannes? Una denuncia sociale contro le disuguaglianze, le nuove schiavitù del XXI secolo, il disprezzo dell'élite nei confronti dei sottoposti e del loro odore. Ma gli esclusi non puntano alla lotta di classe, ambiscono solo alla ricchezza e a trasformarsi nei nuovi sopraffattori. Tanta materia incandescente che Bong domina perfettamente, regalando molte risate agli spettatori - noi italiani saremo appagati dall'ascoltare le note di In ginocchio da te di Gianni Morandi in una delle scene chiave del film - mentre al tempo stesso ci immerge sempre più nelle atmosfere inquietanti, persino tragiche, di un film sfuggente a qualsiasi categoria. Se vogliamo trovare una somiglianza con una pellicola recente, viene in mente l'horror Noi di Jordan Peele. Ma adesso basta: si è detto troppo, se Bong lo scoprisse infilzerebbe il recensore con uno spiedino da barbecue. Parasite: prossimamente al cinema con Academy Two.

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