With Hasan in Gaza di Kamal Aljafari, riflessione poetica sulla memoria e sulla perdita di una Gaza che non esiste più, conquista il Concorso Internazionale del 66° Festival dei Popoli. Il fantasma che è in me di Michael Beltrami, diario di vent’anni di vita dopo una diagnosi di cancro, vince il Concorso Italiano. Premi anche per White Lies, Slave Island e She
“With Hasan in Gaza” e “Il fantasma che è in me” trionfano al Festival dei Popoli 2025
Con una cerimonia intensa e partecipata al cinema La Compagnia, si è conclusa la 66ª edizione del Festival dei Popoli, che ha confermato la sua vocazione più autentica: esplorare il documentario come strumento politico, poetico e di resistenza.
Il Premio al Miglior Film del Concorso Internazionale (7.000 euro) è andato a With Hasan in Gaza di Kamal Aljafari, potente elegia visiva che intreccia memoria e presente in una Gaza ormai perduta. Il regista palestinese, attraverso immagini girate oltre vent’anni fa, costruisce un racconto sulla cancellazione e la resilienza, trasformando il ricordo in un gesto di resistenza civile e artistica.
La giuria — composta da Cecilia Barrionuevo, Elena Lopez e Mala Reinhardt — ha premiato il film “per la capacità di ergersi come testimonianza dell’umanità di fronte alla distruzione in corso, affrontando con sguardo coraggioso la violenza della cancellazione”.
Il premio italiano a Michael Beltrami
Nel Concorso Italiano, a trionfare è Il fantasma che è in me di Michael Beltrami, premiato con 3.000 euro. L’opera è un film-diario che nasce dalla diagnosi di un cancro nel 2005 e si trasforma nel racconto di un ventennio di vita, tra perdite, rinascite e momenti di pura introspezione.
La giuria italiana — Leonardo Barrile, Haider Rashid e Anastasia Plazzotta — ne ha riconosciuto “la grande capacità drammaturgica e la libertà associativa, capace di trasformare il racconto personale in un’esperienza universale, dove la memoria diventa linguaggio e il linguaggio memoria”.
Beltrami ha ricevuto anche la Menzione speciale dell’AMC, che ha sottolineato “il ritmo serrato, l’uso creativo del materiale d’archivio e la forza introspettiva del montaggio”.
White Lies e She protagonisti delle menzioni e dei premi distribuzione
Tra i film italiani, spicca White Lies di Alba Zari, che si aggiudica il Premio di distribuzione CG Entertainment “Popoli Doc”, il Premio “Gli Imperdibili” del cinema La Compagnia e il riconoscimento del Cinemino.
Un vero trionfo per la regista, che con sguardo dolce e analitico esplora il tema dell’identità e della memoria familiare, trasformando il dolore privato in dialogo collettivo.
Il Premio AMC al montaggio è andato a She (Lei – Storie operaie dal Vietnam) di Parsifal Reparato, premiato anche dal Cinemino “per la forza emotiva e la profondità sociale” con cui racconta le lavoratrici vietnamite, restituendo voce e dignità alla loro quotidianità.
Slave Island e gli altri riconoscimenti
Il Premio “Diritti Umani” – Amnesty International Italia è stato assegnato a Slave Island di Jimmy Hendrickx e Jeremy Kewuan, già vincitore anche del Premio CG Digital on demand per il miglior film europeo nella sezione Habitat.
La giuria ha riconosciuto “il valore dell’attivismo ostinato che il film porta in scena, denunciando lo sfruttamento minorile nell’isola di Sumba e ribadendo l’importanza di una lotta dal basso contro le ingiustizie”.
Il secondo premio del Concorso Internazionale è andato a The Memory of Butterflies di Tatiana Fuentes Sadowski, mentre la Menzione speciale è stata attribuita a Last Letters from My Grandma di Olga Lucovnicova.
Nel Concorso Discoveries, il premio principale è stato assegnato a Tin City di Feargal Ward, e la Menzione speciale — insieme al Premio della Giuria Giovani — è andata a Skin Despair di Mireia Vilapuig, che con uno sguardo intimo e sincero rielabora il coming of age come esperienza di vulnerabilità e rinascita.
Un’edizione politica e poetica
“Questa edizione del Festival dei Popoli è stata segnata da una dimensione profondamente politica” — ha sottolineato il direttore artistico Alessandro Stellino — “e i premi lo confermano. Abbiamo voluto raccontare un presente attraversato da guerre, genocidi e crisi dei diritti umani, ma anche dalla necessità di testimoniare con lucidità e coraggio”.
Il Festival dei Popoli 2025 si conferma così non solo vetrina del miglior cinema del reale, ma anche laboratorio di pensiero critico e memoria condivisa.