Addio a Tchéky Karyo, volto di Nikita e L’Orso. Aveva 72 anni

Cinema
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Interprete intenso e riconoscibile del cinema europeo, l'attore franco-turco ha lavorato con registi come Ridley Scott, Michael Bay e i fratelli Taviani. La sua morte è stata annunciata dalla famiglia

Tchéky Karyo, attore franco-turco dalla carriera lunga e intensa, si è spento venerdì 31 ottobre all’età di 72 anni. La notizia è stata diffusa dalla moglie Valérie Keruzoré e dai figli attraverso un comunicato trasmesso all’agenzia France Presse, confermato anche dalla sua agente Elisabeth Tanner. “Portato via da un cancro”, si legge nella nota. Nato a Istanbul nel 1953, Karyo era cresciuto a Parigi, dove aveva studiato recitazione e mosso i primi passi nel teatro prima di approdare al cinema.

Da L’Orso a Nikita: una carriera tra Europa e Hollywood

Il grande pubblico lo ha conosciuto alla fine degli anni ’80 grazie al ruolo del cacciatore tormentato in L’Orso di Jean-Jacques Annaud. Due anni dopo, nel 1990, ha interpretato Bob, l’ambiguo mentore della protagonista in Nikita di Luc Besson, ruolo che gli ha dato notorietà internazionale. Da lì, una filmografia eclettica: 1492: La conquista del paradiso di Ridley Scott, Bad Boys di Michael Bay, GoldenEye di Martin Campbell, La masseria delle allodole dei fratelli Taviani, Va’ dove ti porta il cuore di Cristina Comencini. Ha lavorato anche con Roland Emmerich, Walter Salles, Jean-Pierre Jeunet e John Woo.

Teatro, serie TV e l’ultimo saluto

Oltre al cinema, Karyo ha mantenuto un forte legame con il teatro, calcando il palco del Festival di Avignone negli anni ’80. Negli ultimi anni si era fatto apprezzare anche in televisione, soprattutto nel ruolo del detective Julien Baptiste nella serie britannica The Missing e nel suo spin-off Baptiste. In una recente intervista, parlando della morte, aveva detto: “Il più tardi possibile. In buona salute. Forse nel sonno. Allo stesso tempo, andarsene nel dolore è un momento in cui si dice addio. Penso che il modo in cui si muore sia forse anche l’ultima lezione che si dà ai propri figli”.

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