Dieci anni di Mad Max: Fury Road, un capolavoro che non invecchia

Sono passati dieci anni dalla presentazione fuori concorso al Festival di Cannes di “Mad Max: Fury Road”, eppure il film di George Miller non sembra essere invecchiato nemmeno di un giorno. Ha ancora la stessa energia e la stessa forza: lo guardi e non ci credi. Va tutto veloce, spedito, una scheggia impazzita – e bellissima – sullo schermo. Miller ha giocato, e non usiamo questo termine a caso, con il montaggio e con la costruzione del racconto. Ha steso strati su strati, linee su linee. Lo ha fatto perché voleva dare alla storia un ritmo e una musicalità capaci di coinvolgere lo spettatore e di costringerlo a rimanere al suo posto, inchiodato, per scoprire che cosa sarebbe successo a Max e agli altri personaggi. Un'opera cinematograficamente straordinaria Ha farcito l’azione di pause, primi piani e di sguardi leoniani. Ha riempito ogni singolo frame di colori . Ha progettato un’opera enorme, cinematograficamente straordinaria, e l’ha fatto con il chiaro obiettivo di offrire un’esperienza completa al suo pubblico. Un’esperienza totale, viscerale. La sala, per Miller, ha un senso e uno scopo. E “Mad Max: Fury Road” è il suo canto gregoriano, il suo inno alla gioia, la sua esaltazione massima. E non solo per Tom Hardy, che interpreta il protagonista. Ma soprattutto per la Furiosa di Charlize Theron, per questa guerriera senza un braccio, con i capelli rasati, pronta a qualunque cosa pur di sfuggire alla schiavitù e alla prigionia. Le persone prima delle macchine Le macchine, quasi paradossalmente, sono secondarie. Corrono, sono pazzesche, modificate, rombanti, muscolose. Ma sono solo strumenti. Ciò che conta davvero è ciò che contengono, e quindi le persone, chi sta al volante, questi pazzi pronti a farsi saltare in aria per il loro signore, oppure chi, come Max e Furiosa, le riconosce come un ponte per un’altra vita. Il genere, in “Mad Max: Fury Road”, è strettamente intrecciato alla trama, e così ai personaggi, alle premesse e alla messa in scena. Siamo in un futuro più o meno prossimo, in una Terra morente, desertica, che ha perso ogni traccia di verde. E in questa Terra gli uomini – come hanno sempre fatto – combattono per il potere e per il controllo. Armi, munizioni, petrolio, acqua. La moneta di scambio è sempre differente, e varia con il variare del luogo in cui ci troviamo. Furiosa, un personaggio che ha ripreso i tempi Il mondo di “Mad Max: Fury Road” è un mondo di uomini piagati, resi mostruosi dalle radiazioni e rabbiosi dalla frustrazione. Le donne sono un’eccezione. Vengono incatenate e nascoste, usate – e intendiamo letteralmente – solo per avere figli. Per questo il personaggio di Furiosa è così incredibile. Ha anticipato i tempi. O forse sarebbe più corretto dire che li ha ripresi: non dimentichiamoci della Ripley di Sigourney Weaver in “Alien”. Dieci anni fa, Furiosa appariva come un miraggio, come una possibilità. E Miller quella possibilità ha provato a non farsela sfuggire . Il film che ha riavvicinato Cannes e il cinema d'azione Oggi rimane il ricordo, sì, ma soprattutto rimane l’esperienza. Perché “Mad Max: Fury Road” resta un film incredibile, che non annoia, che non rallenta, che non sembra mai uguale – e lo è, per carità – a sé stesso. Averlo presentato a Cannes, fuori concorso, fu una rivoluzione. In parte perché sancì con forza il riavvicinamento tra il festival francese e un certo cinema americano, più muscolare e rombante. E in parte perché dimostrò di nuovo al mondo intero che anche i racconti di genere possono essere epopee autoriali, segnate da una caratterizzazione profonda e da firme riconoscibili. In “Mad Max: Fury Road” convivono anime diverse: la regia, la scrittura; il montaggio, di cui abbiamo parlato prima, curato da Margaret Sixel; la fotografia, firmata da John Seale; e la musica di Junkie XL. Che fa tremare il quadro, che tiene alto il ritmo e che riesce ad avvolgere i personaggi in uno strato di passione e amore, dramma e intenzione. Dieci anni, per un film come “Mad Max: Fury Road”, non sono niente. Bastano, però, per parlare di classico e di cult.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Dieci anni di Mad Max: Fury Road, un capolavoro che non invecchia