La vita di Gudrun Ensslin: da attrice a madre, da terrorista a prigioniera
CinemaScritto da Ilaria Floreano, con la prefazione di Barbara Sukowa, il primo volume italiano dedicato alla cofondatrice, insieme ad Andreas Baader e Ulrike Meinhof, della Rote Armee Fraktion (RAF). Pubblicato da Bietti Edizioni, è un ritratto realizzato attraverso i film in cui ha recitato, le pellicole che ha ispirato, le affinità e le divergenze con personaggi come R. W. Fassbinder e le lettere scritte dal carcere alla sorella
Scritto con passione e autorevolezza da Ilaria Floreano, Gudrun Ensslin. Attrice, madre, terrorista, prigioniera è un’indagine su una cittadina niente affatto al di sopra di ogni sospetto. Con gli strumenti della letteratura e del cinema il volume edito da Bietti, senza paura, morbosità o compiacimento, riscostruisce la vita della donna che, con Andreas Baader, fu la vera fondatrice della “Banda Baader-Meinhof”. Attrice in erba, dottoranda, redattrice editoriale, moglie, madre e militante politica con un rigoroso senso di giustizia e di assoluto, Gudrun a un certo punto scelse di fare tabula rasa di radici, educazione, studi, marito, figlio per darsi alla lotta armata nella Germania degli anni Settanta.
Una biografia, tra film e lotta armata
Ma il libro non è la fredda cronaca giudiziaria della vita di un’estremista nata il 15 agosto del 1940 e morta suicida nel carcere di Stammheim a 37 anni, il 18 ottobre del 1977. Né, tantomeno, l’apologia della Rote Armee Fraktion (RAF). Si tratta di un saggio originalissimo e potente. Che a partire dai film che l’hanno vista come protagonista o ispiratrice (e da alcuni lungometraggi e personaggi cinematografici che la sfiorano per affinità o ne mostrano, per contrasto, le caratteristiche) cerca di far luce sulle e ragioni che hanno portato una ragazza brillante e carismatica, madre di un bambino, a optare per un’esistenza sotterranea, sempre in fuga, o in cella. Come recita la chiosa della quarta di copertina: “Un tentativo di conoscere una donna dimenticata di aprire un dialogo con lei sul materno e sul femminile, ragionando anche su come e se sia possibile conciliare vita pubblica e privata, su quale senso abbia la vita, se ne abbia uno, come e dove trovarlo".
IL RACCONTO DI BARBARA SUKOWA
“Dopo che Anni di piombo uscì, mi successe una cosa molto speciale. Christiane Ennslon (sorella di Gudrun, ndr) disse: "Eri lei". Non capiva come fosse possibile, non ne avevamo mai parlato. Nemmeno io capivo. Disse una cosa come "eri proprio Gudrun" o forse "eri cosi simile a Gudrun". Con queste parole Barbara Sukowa chiude la toccante prefazione al libro. La talentuossima attrice tedesca in Anni di Piombo di Margarethe Von Trotta (Leone d’oro alla Mostra di Venezia) interpreta Marianne, un personaggio profondamente ispirato a Gudrun. Per evitare di essere condizionata, Barbara evitò qualsia contatto con la sorella della terrorista. Si limitò a guardare una fotografia in bianco e nere della cofondatrice della RAF. L’aneddoto contiene in nuce la potenza rivoluzionaria di questo libro. Un piccolo grande miracolo, perché Floreano riesce a mantenere la giusta distanza dalle vicende narrate, eppure mette al tempo stesso il proprio cuore a nudo, parimenti al celebre diario vergato da Charles Baudelaire.
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Tra un aforisma di Hegel, un verso di Loredana Bertè, un dialogo estrapolato da Zio Vanja di Čechov, una frase tratta da Bare intagliate a mano di Truman Capote, le pagine del libro ci portano alla scoperta della filmografia legata a Gudrun. Dalle pellicole mai distribuite in italia Die Reise (“Il viaggio”) e Wer wenn nicht wir (“Chi se non noi”) a capolavori come Germania in autunno, sino ai frammenti inediti in cui è la stessa Gudrun a recitare, il cinema si rivela una preziosa cartina di tornasole per mettersi in ascolto e avvicinarsi a una figura così estrema e unica. Per citare la chiosa del libro: “Una donna strana, complessa, dura come la pietra. Radiosa e tetra. Splendida e orrenda. Oscena. Inconcepibile". E proprio perché il lettore possa orientarsi e confrontarsi con le scelte di una terrorista senza per questo giustificarla, il volume intervalla la biografia con due capitoli rispettivamene dedicati alle trasposizioni cinematografica delle vite di Jeanne D'Arc e Rosa Luxemburg. Il terzo capitolo, invece, è incentrato sul grande regista Rainer Werner Fassbinder. Attraverso queste figure che evocano Gudrun per affinità o ne mostrano per contrasto i limiti, rendono più evidente le contradizzioni, i desideri, i dolori della compagna di Andreas Baader, parimenti a diamanti appoggiati su un panno nero.
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Come una detective privata di un noir degli anni '40, Ilaria Floreano ha visitato alcuni dei luoghi determinanti per Ensslin: dall'Università di Tubigen alla cella della carcere di Stammheim nella quale trascorse i suoi ultimi cinque anni di vita. E questo viaggio compiuto dall'autrice si manifesta nella scrittura. Si prova una sorta di emozione materica nel leggere capitoli intitolati "Ritratto della terrorista da giovane" o "Duello mortale tra sorelle. Ulrike Meinhof". Di fortissimo impatto anche l'appendice del volume costituita da un'antologia delle lettere indirizzate alla sorella che Gudrun scrisse dal carcere, dal 1972 al 1973. Insomma, un saggio prezioso e originale, un'opera capace di suscitare emozioni autentiche e riflessioni sul mondo in cui viviamo perché non si tratta di un'anodina cronistoria di eventi accaduti negli anni Settanta. E in questi tempi dominati dall'omologazione e dall'algoritmo, questo libro si rivela una vera panacea.