To Gaza, il documentario presentato in anteprima al Festival dei Popoli

Cinema

Filmata dagli abitanti della Striscia di Gazam montata, scritta e concepita da Catherine Libert, Fred Piet, Hana Al Bayaty, l'opera verrà proiettata in anteprima mondiale il 3 novembre a Firenze in occasione del'edizione 2024 del più importante Festival Internazionale di cinema documentario in Italia e il più antico in Europa

To Gaza, il docu-film girato da abitanti di questa città martoriata, sarà proiettato n prima mondiale domenica 3 novembre al Festival dei Popoli, il festival internazionale del cinema documentario in corso a Firenze. Si tratta di un instant movie montato, scritto e concepito da Catherine Libert, Fred Piet e Hana Al Bayaty, che racconta il periodo che va dal 7 ottobre 2023, il giorno del massacro di Hamas al Nova festival, fino ad oggi.

To Gaza, la trama del documentario

Se la dignità avesse un nome, il suo nome sarebbe Gaza. Girato da gazawi, questo instant movie racconta il periodo a partire dall'attacco del 7 ottobre 2023 fino ad oggi, documentando il massacro in corso e la resilienza delle persone sfollate.  Da Gaza City a Rafah, il film mostra al contempo la distruzione, la sofferenza e la sopravvivenza nei campi profughi. Le poesie di Refaat Alarer, ucciso dalle bombe dell'esercito israeliano il 7 dicembre 2023, accompagnano il racconto della guerra quotidiana e dell'occupazione ai danni della popolazione palestinese. To Gaza è stato concepito da Catherine Libert, Fred Piet e Hana Al Bayaty, che lo hanno scritto e montato utilizzando video ricevuti da persone che stanno vivendo l'assedio.

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DICHIARAZIONE della regista  CATHERINE LIBERT

TO GAZA è stato montato a partire da immagini di diverse persone di Gaza con cui sono in contatto dal 2023. Ho visionato centinaia di ore delle riprese con cui loro hanno documentato il massacro in corso e ho ricostruito un montaggio basato su dieci sguardi, seguendo l'ordine cronologico. Mentre ricevevo i materiali, riflettevo spesso su come le immagini che troviamo sui social network ogni giorno non siano virtuali: mostrano morti reali. Ci vengono proposte tra una pubblicità e l'altra, tra quelle che un algoritmo sceglie per noi, per alimentare la nostra sete di consumo. Ormai vedere il corpo fatto a pezzi di un bambino palestinese tra due spot di maglioni di lana mohair non ci sorprende più. Rapidamente i social hanno offuscato le immagini di questa guerra, ritenuta troppo violenta, in modo che l'utente potesse continuare a guardare i propri feed senza sentirsi troppo disturbato dalla sofferenza del popolo palestinese. Più che le tragedie in tempo reale, le fosse comuni, le immagini dello sterminio, a colpirmi erano i volti. Ho visto cambiare nel tempo i reporter che per mesi mi hanno inviato foto e video: l'orrore li ha trasformati. Dopo una prima fase in cui vivevano nel terrore, oggi sono più che altro esausti per la stanchezza dovuta all'essere ancora vivi in mezzo a tutta quella morte. Alcuni di loro sono morti. Uomini, donne e bambini hanno rischiato la vita ogni giorno perché queste immagini potessero arrivare a noi. Spesso viene reso loro omaggio sussurrando “Mai più”, ma quando il presente 

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