Nuovo sciopero degli attori di Hollywood: preoccupa l'intelligenza artificiale

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Dopo 18 mesi di vane trattative, il sindacato Sag-Aftra protesta contro le società che producono videogiochi. Gli artisti temono che le proprie performance possano diventare dati a disposizione dell’IA per animare progetti diversi da quello originale, senza il loro permesso

Gli attori di Hollywood sono di nuovo in sciopero. Dopo le proteste dello scorso anno, durate quattro mesi e concluse lo scorso novembre, il nemico resta sempre l’intelligenza artificiale, ormai molto utilizzata nel mondo dello spettacolo ma ancora poco regolata. Ora, però, dopo 18 mesi di vane trattative, il sindacato Sag-Aftra non contrasta più gli Studios e i servizi di streaming, ma le compagnie che producono videogiochi, come Activision, Disney, Electronic Arts e Warner Bros. Games. Lo sciopero, che è il secondo in nove mesi indetto dalla sigla sindacale e che è iniziato venerdì, riguarda il consenso e il compenso per l’uso delle riproduzioni dell’intelligenza artificiale. Infatti, il settore dei videogame, che ogni anno raccoglie un fatturato di oltre 100 miliardi, utilizza nei software le voci e i movimenti degli attori per generare i personaggi dei giochi. Gli artisti sono però preoccupati per l’eventualità che le proprie performance possano diventare dati a disposizione dell’IA per animare progetti diversi da quello originale senza il loro permesso. “Chiamano le informazioni dati – il nostro movimento, la nostra voce, il modo in cui parliamo. Per loro, sono solo dati. Per noi, sono le nostre speranze e sogni e obiettivi di vita...In pratica significa prendere tutto quello che abbiamo e gettarlo nella spazzatura”, ha dichiarato il doppiatore Ted Evans.

GLI ATTORI NON SONO DATI

Anche lo sciopero cinematografico e televisivo dello scorso anno era incentrato sull’uso dell’intelligenza artificiale. Alla fine, il sindacato Sag-Aftra aveva ottenuto solide protezioni sull’uso delle sembianze degli attori, ma pochi limiti sulla creazione di interpreti “sintetici” che non presentano invece particolari somiglianze con nessuno. Ora Duncan Crabtree-Ireland, il capo negoziatore della sigla sindacale, ha affermato che gli editori di videogiochi devono ancora accettare le restrizioni già accordate dagli Studios e dai servizi di streaming. Le società di videogiochi hanno replicato che la loro offerta più recente, consegnata un giorno prima dell’inizio dello sciopero, include il consenso e il compenso per tutti gli artisti che lavorano sotto contratto. Tuttavia, i leader sindacali non concordano, perché le protezioni contro l’IA escluderebbero alcune categorie di performer e finora non sarebbero in grado di evitare che le precedenti interpretazioni di un attore possano essere utilizzate per creare personaggi sintetici. “Le aziende tecnologiche, per loro natura, tendono a considerarci come “dati”. Le nostre interpretazioni di doppiaggio o di movimento sono invece ricche di sfumature, modellate sulla psicologia del personaggio e sulla situazione. in una parola, sono umane. È questo che rende avvincente un videogioco”, ha dichiarato Ray Rodriguez, negoziatore principale per il contratto dei videogiochi. Finora, i colloqui sono stati sporadici, poiché le aziende di gaming non hanno nominato negoziatori dedicati a tempo pieno e sono “assolutamente ossessionate dalla segretezza”. Secondo Frances Fisher, membro del Comitato negoziale del Sag-Aftra, “stanno solo cercando di trovare quante più scappatoie possibili. Ci sono un sacco di imbrogli in corso”. Il Sag-Aftra aveva scioperato l’ultima volta contro le società di videogiochi per circa un anno nel 2016, sulla questione dei residui. Oggi, “penso che la pressione su queste aziende sarà molto maggiore perché la gente dice: “Perché non puoi trattare i tuoi lavoratori in modo equo per quanto riguarda l’intelligenza artificiale?”", ha detto Crabtree-Ireland. “Tutti noi lo vogliamo, non solo gli attori, non solo le persone nel settore dell’intrattenimento. Ogni lavoratore in questo Paese vuole essere trattato equamente rispetto all’intelligenza artificiale”.

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