Stories, "Valeria Golino - L'arte di vivere". VIDEO

Cinema

Dal 30 maggio al cinema con la sua prima serie TV da regista “L’arte della gioia” (e prossimamente su Sky), Valeria Golino si racconta al vicedirettore di Sky Tg24 Omar Schillaci nella nuova puntata del ciclo di interviste dedicate ai protagonisti del mondo dello spettacolo. Un viaggio lungo una carriera brillante tra successi internazionali, un’infanzia in viaggio tra Napoli, Grecia e Stati Uniti, i ricordi di ragazza e la voglia di vivere

È Valeria Golino la protagonista della nuova puntata di Stories, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Francesco Venuto, l’attrice e regista si racconta in “Valeria Golino – L’arte di vivere”. In onda martedì 28 maggio alle 21.05 su Sky TG24, sabato 1° giugno alle 13.30 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand. Dal 30 maggio al cinema con la sua prima serie TV da regista “L’arte della gioia”, una serie Sky Original, tratta dallo scandaloso romanzo postumo di Goliarda Sapienza, “la storia” – racconta Valeria Golino – “di una bambina poverissima che nasce alle pendici dell’Etna agli inizi del Novecento e che per una serie di circostanze acquisirà un potere incredibile e diventerà più che una borghese, un’aristocratica”. Il personaggio di una ragazza forte, determinata, libera e sessualmente emancipata, una donna che agli inizi dello scorso secolo poteva fare paura, e che “fa paura ancora oggi”, scardinando tradizioni, convenzioni sociali e abitudini della nostra società. 

tra successi internazionali, un’infanzia in viaggio tra Napoli, Grecia e Stati Uniti, i ricordi di ragazza e la voglia di vivere

La storia di Valeria Golino inizia a Napoli, la città del padre, ma si tinge subito di quella internazionalità che l’ha sempre contraddistinta, “Ho cambiato tantissime case. I miei genitori si sono separati molto presto. Io ho abitato un po’ in Grecia e un po’ in Italia. Ad Atene avrò abitato in 15-20 case durante la mia infanzia”, un’infanzia in cui si ricorda come una bambina “irrequieta, però più docile di quello che sembravo. Come adesso” – spiega – “Sono sempre stata più buona di quello che sembravo in superficie”. Poi il grande salto, l’America, da giovanissima, “sono andata a 20 anni e sono rimasta per 12 anni. Ho avuto una serie di colpi di fortuna e ne ho approfittato. Poi mi sono innamorata e sono rimasta lì anche per quello, ma spesso sono anche le circostanze a decidere un po'quello che fai nella vita. E io ho seguito le circostanze”. E proprio lì ottiene i primi successi che la consacrano, come ‘Rain Man – L’uomo della pioggia’, un capolavoro che ancora ricorda con affetto perché “questo film per qualche motivo resta sempre giovane, al contrario di me”, scherza, oltre all’esperienza di essere diretta da Barry Levinson, un regista che “è stato uno dei primi ad avermi costretta alla disciplina”.

Nel mondo di Hollywood ha dovuto sgomitare per emergere, contendendosi ruoli con le più affermate attrici della sua generazione. “Le mie rivali erano attrici americane, perché mi proponevo per ruoli che non erano pensati per delle attrici straniere. Spesso ho perso con Uma Thurman, Julia Roberts o Meg Ryan, però qualche volta ho vinto pure io” ha raccontato. Molte le collaborazioni con attori e registi di prim’ordine, che l’hanno vista spaziare dai ruoli drammatici alla commedia, come in ‘Hot Shots’, il film parodia che ottenne uno straordinario successo planetario, diventato un vero e proprio cult, “non so se ne sono orgogliosa, ma sono molto affezionata a questo film”.

L’esordio alla regia arriva invece con ‘Miele’ un film che indaga la tematica del fine vita. “Era un momento in cui questa cosa era molto presente nelle nostre vite, se ne sentiva parlare molto e io nel mio piccolo volevo farmi tutte quelle domande che poi sono nel film. Non volevo fare un film ideologico, né pro e né contro. Poi era morto mio padre da pochissimo e penso che questo sia stato uno dei motivi più intimi per cui l'ho voluto fare”.

Non solo cinema però, Valeria Golino è anche una grandissima appassionata di musica, dopo essere cresciuta in una famiglia con parecchi musicisti “La musica è l’arte. L’arte con la ‘A’ maiuscola e poi ci siamo tutti noi sotto, è la cosa più vicina al divino” ha spiegato. Su di sé racconta che “tendo a mantenere il controllo pur avendo questa voglia di lasciarmi andare, però sono meno impulsiva, sono più cauta di quanto vorrei” e che “la percezione degli altri è importantissima nel nostro lavoro e ne tengo molto conto. Mi piace anche la benevolenza degli altri. Mi piace, mi fa sentire bene. Sono felice se piaccio, ma sono meno docile intellettualmente che sentimentalmente”. Proprio sulla rappresentazione di sé, è stata protagonista nell’ultima stagione di Call My Agent Italia, insieme alla storica amica, Valeria Bruni Tedeschi. Su quell’esperienza ha raccontato che “quando devo rappresentare me stessa, evapora la mia personalità. La perdo e questo è forse un mio modo di difendermi dall’espormi troppo. Valeria al contrario si condensa. Io divento meno me stessa e lei è più se stessa” ha concluso.

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