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Il movimento #MeToo al Festival di Cannes 2024, cosa succede

Cinema
©Getty

Nel giorno dell’inaugurazione della kermesse cinematografica, e sette anni dopo il lancio del movimento, un centinaio di personalità ha firmato una petizione per chiedere una legge globale contro la violenza sessuale. Il 15 maggio, durante la seconda giornata, la sezione Un Certain Regard aprirà inoltre con il cortometraggio Moi aussi di Judith Godrèche, che dà voce alle vittime di abusi sessuali ancora presenti nel cinema francese

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Il movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne #MeToo, in francese #MoiAussi, riparte dalla 77ª edizione del Festival di Cannes (LO SPECIALE). “Penso che le persone nella comunità dei film che ci raccontano storie e cercano di cambiare le cose in meglio sia solo un bene”, ha dichiarato la presidente di giuria Greta Gerwig durante la conferenza stampa di martedì 14 maggio. “Ho visto cambiamenti sostanziali nella comunità cinematografica americana, e penso che sia importante continuare ad espandere quel discorso. Quindi penso che stia solo spostando tutto nella direzione corretta. Mantenete aperte quelle linee di comunicazione”, ha concluso la regista di Barbie, la prima donna a dirigere un film che ha superato il miliardo di dollari al botteghino.

LA PETIZIONE

Nel giorno dell’inaugurazione della kermesse cinematografica, e sette anni dopo il lancio del movimento, un centinaio di personalità ha firmato una petizione pubblicata su Le Monde per chiedere una legge globale contro la violenza sessuale. “Siamo 100, ma in realtà siamo centinaia di migliaia”, si legge nell’istanza promossa dalla Fondazione delle Donne, da #MeToomedia e dall’attrice Anna Mouglalis e sottoscritta, tra gli altri, da Isabelle Adjani, Charlotte Arnould, Emmanuelle Béart, Juliette Binoche, dalle autrici Leila Slimani, Christine Angot, Vanessa Springora, dall’attore Philippe Torreton e da vittime di violenza sessuale e di genere. “I nostri discorsi #MeToo hanno rivelato una realtà avvolta nella negazione: la violenza sessista e sessuale è sistemica, non eccezionale. Ma [...] chi ci ascolta veramente?”, prosegue il testo. “Da sette anni parliamo per noi e per tutte le donne, gli uomini e i bambini che non possono farlo. Non siamo numeri: donne e uomini di ogni estrazione professionale, ci uniamo per chiedere una legge globale contro la violenza sessuale e di genere. Perché nonostante il coraggio delle vittime, l’impunità cresce”. I firmatari hanno definito “inaccettabile” il tasso di rigetto delle denunce per violenza sessuale, che nel 2022 ha raggiunto “la cifra folle del 94%”, e non concordano con l’iniziativa del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron di “aggiungere solo la parola consenso alla legge” che, attualmente, non menziona tale nozione nella definizione di stupro. La petizione richiede quindi “una legge organica” che non solo chiarisca le definizioni di stupro e di consenso, ma che introduca anche la definizione di incesto, il giudizio degli stupratori seriali per tutte le tipologie di stupro, l’estensione degli ordini di protezione alle vittime di stupro, la facilitazione della raccolta di prove, la creazione di brigate specializzate e il divieto di indagini sul passato sessuale delle vittime.

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IL MOVIMENTO #METOO IN SALA

Il movimento #MeToo aleggia anche sul Festival di Cannes. Il 15 maggio, durante la seconda giornata della kermesse, la sezione Un Certain Regard aprirà con il cortometraggio Moi Aussi diretto da Judith Godrèche. Nella pellicola la regista, che aveva accusato i cineasti Benoît Jacquot e Jacques Doillon di averla violentata quando lei era minorenne, dà voce alle vittime di abusi sessuali che ancora persistono nel cinema francese. “Non faccio liste e non ne ho”, ha però precisato Godrèche in merito alle voci girate sui social sulla diffusione di una presunta “lista” nelle mani di Mediapart, che avrebbe contenuto i nomi di presunti autori di violenze sessuali. La notizia è stata poi smentita dallo stesso sito d’inchiesta. “Ho sentito queste voci, ma diffonderle non ha nulla a che vedere con il mio impegno”. Thierry Frémaux, delegato generale della kermesse, si augura in ogni caso “un festival libero dalle polemiche, il cui unico focus sia il cinema”, a differenza di quanto accaduto nella scorsa edizione nella quale “c’erano bellissimi film ma si parlava sempre di altro”. Nello specifico, aveva attirato l'attenzione la controversia sul film d’apertura Jeanne du Barry di Maïwenn con Johnny Depp. Le rassicurazioni su una serena riuscita del Festival sono arrivate anche dalla presidente Iris Knobloch, che in un’intervista a Paris Match ha precisato: “Se si presentasse il caso di una persona coinvolta, ci assicureremmo che la decisione giusta sia presa caso per caso”.

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CASI CONTROVERSI

Sono tante le ferite ancora aperte nel mondo del cinema. Alcuni giorni fa l’attrice Juliette Binoche è comparsa in lacrime in tv dopo aver raccontato a Libération le pressioni ricevute per girare scene di nudo all’inizio della sua carriera. L’attore Gérard Depardieu sarà invece processato nel mese di ottobre per violenza sessuale e per molestie ai danni di due donne. Ancora, secondo un’inchiesta della rivista Elle, il produttore francese Alain Sarde avrebbe commesso abusi. Sembra promettere polemiche anche il film Maria su Maria Schneider di Jessica Palud, che sarà presentato Fuori Concorso a Cannes. La pellicola è infatti tratta dalla biografia dell’attrice scritta dalla giornalista e cugina dell'attrice, Vanessa Schneider, che contiene un capitolo sulla controversa scena di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci con Marlon Brando. Infine, già nel 2018 l'attuale presidente di giuria di Cannes, Greta Gerwig, aveva dichiarato che dopo la pubblicazione da parte del Washington Post di documenti custoditi negli archivi di Woody Allen, dai quali era emersa la figura di un uomo misogino e ossessionato dalle minorenni, non avrebbe più lavorato con lui dopo la collaborazione in To Rome With Love. Restano scottanti anche i temi di parità di genere, espressi anche dal collettivo 50/50 che ha lanciato l’allarme sulla “regressione” della presenza femminile tra i cineasti in concorso, in diminuzione rispetto allo scorso anno.

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