Vangelo secondo Maria con Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann. La recensione

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Presentato fuori concorso al Torino Film Festival e tratto dall’omonimo romanzo di Barbara Alberti, il film Sky Original di Paolo Zucca è una rilettura poetica e originale della storia d’amore tra Maria di Nazareth e San Giuseppe. Una pellicola suggestiva, ambientata in una Sardegna arcaica ed evocativa dall’abbacinante bellezza

La poesia e la prosa danzano in Vangelo secondo Maria, il film Sky Original presentato fuori concorso alla 41a edizione del Torino Film Festival e prossimamente in uscita nelle sale cinematografiche. Un progetto che viene da lontano come la luce delle stelle. Avrebbe, infatti, dovuto essere il primo lungometraggio diretto da Paolo Zucca, dopo il folgorante cortometraggio L’arbitro datato 2009. E forse è stato un bene attendere tutti questi anni. Parimenti a certi rossi di estremo pregio, sottoposti a complessi procedimenti prima di venire imbottigliati, la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Barbara Alberti pubblicato nel 1979 necessitava di tempo.

Una storia di amore e libertà

Il risultato finale è un’opera intrisa di meravigliosa semplicità, di ricchezza frugale. Un’opera consapevole dell’operazione compiuta da Pasolini con il vangelo secondo Matteo, e al tempo stesso innovativa nella messa in scena e portatrice di una sensibilità contemporanea. Tra riferimenti a Enki e Enlil, dei della mitologia mesopotamica, una pellicola coraggiosa che ci parla attraverso immagini potentissime di libero arbitrio, di conoscenza, di libertà, di patriarcato, ma soprattutto di amore. Per citare la prima lettera dell'apostolo ed evangelista Giovanni “Amiamoci a vicenda, perché l’amore viene da Dio; e chi ama gli altri dimostra di essere nato da Dio e di conoscerlo. Chi invece non ama gli altri, non conosce Dio, perché Dio è amore".

Vangelo secondo Maria, la trama del film

In Vangelo secondo Maria, la futura madre di Gesù ha molti punti di contatto con Davide, il ragazzo che sconfisse Golia. Non a caso il film si apre con la protagonista che tiene in mano una fionda. Volitiva, ribelle, affamata di sapere, la giovane rifugge i matrimoni combinati e desidera l’indipedenza, l’autodeterminazione, convinta che il vero peccato è l’ignoranza, come si evince dalle sue parole: “Io credo che prima di affrontare il mondo ogni fanciulla dovrebbe vivere con un vecchio gigante che rispetta il suo sogno, insegna la lingua greca e il principio della meridiana. Il maestro mi sta preparando alla partenza, mi sta insegnando a leggere e scrivere, a pescare, a coltivare il campo, a difendersi col bastone e come all’occorrenza a farsi passare per greci o siriani. Certo, non è tutto facile”.

Il suo sogno pare potersi trasformare in realtà grazie all’incontro con Giuseppe, maestro e complice che segretamente la istruisce e la prepara alla fuga. Ma quel matrimonio casto, quella sorta di paravento, viene incendiato dal fuoco della passione. Maria e Giuseppe si innamorano e sono pronti ad abbandonarsi al desiderio. Solo che l’improvviso palesarsi dell’angelo dell’annunciazione sconvolge la coppia. Il piano di Dio non coincide con quello di Maria.

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Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann, un cast in stato di grazia

“Allora fu dimenticato dagli uomini che tutte le deità dimorano nel cuore dell’uomo”. Il romanzo di Barbara Alberti riporta questi versi di WIlliam Blake in esergo e il film di Paolo Zucca trasfigura alla perfezione il concetto espresso dal poeta britannico. E Benedetta Porcaroli risulta straordinaria nell’interpetrare una ragazza che vorrebbe sapere leggere e scrivere in un mondo in cui si preferisce “insegnare a un mulo piuttosto che a una donna”. Notevole e misurata pure la performance di Alessandro Gassmann. L’attore dopo aver esordito sul piccolo schermo nel 1988 nella miniserie Un bambino di nome Gesù, dove interpretava Cristo da adulto, e aver vestito i panni di San Giuseppe nella fiction La Sacra famiglia, torna a prestare il volto al marito di Maria. Ma questa volta la rappresentazione non è quella di un santo, bensì di un essere umano assai colto e travolto da un sentimento mai provato. In fondo Il Vangelo di Maria è l’incontro tra due solitudini. Una love story caratterizzata dalla fragilità e dall’asimmetria di due anime così vicine e così lontane. Nel cast anche Fortunato Cerlino, tronfio sacerdote, e il talentuoso  Maurizio Lombardi, un folle Erode colpevole dell’omicidio della propria moglie Marianna e divorato dai propri demoni interiori.

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"Perché forte come la morte è l’amore”

Basterebbe la stupenda sequenza in cui il tempo si cristallizza per sancire l’Immacolata Concezione, per comprendere quanto Vangelo secondo Maria sia lontano anni luce da certe oleografiche rappresentazioni cinematografiche e televisive e restituisca tutta la complessità e il mistero insito nelle sacre scritture. La scelta di non riprodurre pedissequamente la Galilea di 2000 anni fa ma di ambientare la storia in Sardegna si dimostra più che mai vincente. L’isola è una sorta di personaggio aggiunto, vivo e pulsante. Un controcanto che partecipa e sottolinea le vicende dei due protagonisti, grazie anche a un idioma che rappresenta una vera e propria lingua. E si resta incantati nel contemplare il campo lunghissimo con cui si chiude il film, mentre Maria recita parole che sono poesia, grazia e rivoluzione: “Chi è colei che sale dal deserto accanto al suo diletto? Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo braccio. Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi possono travolgerlo. Perché forte come la morte è l’amore”.

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