Giovanna Mezzogiorno: "Sono stata criticata per il mio peso"

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Per raccontare la sua esperienza l'attrice ha scritto e diretto il cortometraggio Unfitting, che sarà presentato alla Festa del Cinema di Roma in programma dal 18 al 29 ottobre

““Digitando il nome di Giovanna Mezzogiorno, la prima domanda che veniva fuori era “quanto pesa””. Come conseguenza delle indelicate ricerche su Google, la vincitrice del David di Donatello per la Miglior interpretazione femminile ne La finestra di fronte ha scritto e diretto Unfitting, un cortometraggio di nove minuti che sarà presentato alla Festa del Cinema di Roma in programma tra il 18 e il 29 ottobre. La pellicola, che nel cast schiera Ambra Angiolini e Fabio Volo e nella colonna sonora vanta il brano Il paradiso dei bugiardi di Tiziano Ferro, racconta la storia di un’attrice (interpretata da Carolina Crescentini) alla quale sul set o in tv viene continuamente ricordata l’inadeguatezza della propria figura dopo due gravidanze alle soglie dei cinquant’anni. Come dichiarato da Mezzogiorno in un’intervista rilasciata a La Repubblica, l’argomento “mi ha riguardata in prima persona. Sono stata molto criticata – non apertamente, non te lo dicono in faccia – quando avevo preso molto peso e non corrispondevo più all’immagine che le persone avevano di me. Ma non è un corto in cui ci si piange addosso, c’è grande ironia, bisogna saper ridere di cose che ci hanno fatto soffrire in passato”. Secondo l'attrice e regista molte donne potrebbero identificarsi nella storia, perché “la maggior parte si è rotta le scatole di essere vincolata a questi modelli di bellezza. Il termine bellezza è opinabile, diciamo che questi modelli di pseudo perfezione fanno sentire la maggioranza delle persone – non tutti siamo modelli – in una condizione di disagio. A molti livelli: sul lavoro, in famiglia, tra amici”.

CAMBIAMENTI NEL CORPO E NEI RAPPORTI

Durante l’infanzia, Mezzogiorno ha avuto un buon rapporto con il proprio corpo, almeno “fino a quando non ho iniziato a capire che la bellezza veniva anteposta alla bravura. Mi ha sconvolta”. Con l’immagine di una bambina che nuota libera ha espresso la libertà del corpo, “una rievocazione-ricordo di un’età di purezza, spensieratezza, in cui non abbiamo ancora ricevuto la valanga di fango che da adulti ci viene gettata addosso. Ho voluto suggerire che quel pensiero a cui tornare ti dà forza: siamo state anche quella cosa lì ed è una cosa che resta bellissima”. La regista ha riconosciuto il peso dell’aspetto fisico nel lavoro, “sarei un’ipocrita se dicessi il contrario. Un attore è un personaggio di cui il pubblico si deve anche un po’ innamorare. Ma nel corso della mia carriera difficilmente è stata esaltata la mia prestanza fisica, non ho mai fatto ruoli che mettessero in risalto l’avvenenza, sempre poco trucco, semplici, quotidiani, normali”. Eppure, il cambiamento del suo corpo ha avuto ripercussioni sulla sua carriera: “Non mi ero resa conto di quanta falsità ci fosse intorno a me, registe che inneggiano di essere dalla parte delle donne e non lo sono affatto. In tanti hanno addirittura chiuso i rapporti. Poi sono entrate in campo le leggende, che ero malata – e tanti altri mi hanno scansata. Non importa, meglio. Alla fine è una presa di coscienza del fatto che le persone ti stimano e ti vogliono finché corrispondi alla loro idea e al loro canone”. Sulle campagne per la diversità della bellezza promosse dai brand, Mezzogiorno ha espresso un’opinione netta: “Sono tutte boiate. La realtà non funziona così. Le cose continuano esattamente allo stesso modo, proprio come racconta il mio Unfitting”.

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