La Sirenetta, Mahmood doppiatore del film Disney: "Mi piace rischiare sennò mi annoio"

Cinema

Bruno Ployer

Il cantautore si mette in gioco debuttando nel doppiaggio cinematografico. Sarà il granchio Sebastian nella edizione italiana del remake live action del classico d'animazione. Lo abbiamo intervistato. 

Conoscete Sebastian, il granchio maggiordomo di Tritone, Re dei mari? È uno dei personaggi più simpatici e memorabili del classico Disney ‘La Sirenetta’, che dal 24 maggio torna nei cinema in una nuova versione: non più cartone animato, come nel 1989, ma live-action, cioè realizzato con attori la cui immagine è trattata al computer. Nel film vediamo per esempio Halle Bailey (La protagonista Ariel) e Javier Bardem (Il Re Tritone) con lunghi e sinuosi corpi di pesce. Sebastian invece è un granchio-effetto speciale, che nella edizione italiana del film ha la voce di Mahmood, sia nei dialoghi che nelle parti cantate: un doppiaggio complesso per il cantautore, alla sua prima esperienza di questo tipo.

“Mi piace un po’ rischiare nella vita – ci spiega Mahmood durante l’intervista- non mi piace stare troppo comodo, perché poi mi annoio. Quando mi hanno chiesto di fare un’audizione per il ruolo di Sebastian ho avuto paura di non essere all’altezza, ma ‘La Sirenetta’ ha fatto talmente parte della mia infanzia che Sebastian è un personaggio che sentivo mio, tant’è che alla fine mi hanno preso sia per le parti cantate che per quelle parlate, dove io non mi sentivo ferrato. Recitare entrando nel personaggio è stato per me come imparare un nuovo mestiere: a volte le frasi venivano bene soltanto quando mi muovevo come Sebastian.”

 

 

B.P. Mi pare di capire che ti interessi anche recitare…

 

M.: “Alla fine il doppiaggio è un po’ come recitare, dunque sì. Ho avuto l’opportunità di fare una scuola con professionisti incredibili e ho imparato tanto. Ne sono molto felice.”

 

B.P.: La tua interpretazione di Sebastian è spiritosa, allegra. Non accade spesso nelle tue canzoni. Come ti sei sentito in questa versione a cuor leggero?

 

M.: “Ma no, io in realtà sono tante cose, non sono solo depresso. Dai, non ho fatto solo canzoni tristi. Davvero me lo stai dicendo?”

 

B.P.: No, ho detto che non succede tanto spesso.

 

M.: “Sì, come Sebastian effettivamente no, però quando esco con i miei amici sono così. La cosa sconvolgente è che questo lato di me non si vede tanto, anche perché io non uso molto i social e non sono così aperto nel far vedere più versioni di me, oltre a quella professionale. Sebastian però ha una personalità che un po’ ci accomuna: anche io sono un po’ ansioso, un po’ felice, un po’ spumeggiante, un po’ pazzerello e anche uno che pensa sempre al peggio. Anche Sebastian ha questa vena di pessimismo, che però alla fine traduce in ‘Risolviamo!’ Ritrovo molto di me in questo.”

 

B.P.: Cosa sono per te le favole?

 

M.: ‘La Sirenetta’ non è solo una favola, che è una parola bella, ma riduttiva. ‘La Sirenetta’ per me è una favola che ha regalato sogni. Quando uscì la versione del 1989 ci fu una rottura rispetto a fiabe tradizionali come ‘Cenerentola’ o ‘Biancaneve’. Nella ‘Sirenetta’ le cose sono un po’ più complesse. Lei per riuscire dà via la voce e io da musicista faccio fatica a pensarlo, però a volte per realizzare i propri sogni è opportuno toccare il fondo. Per me in quel cartone animato c’era un senso di rivalsa nei confronti di un mondo che ti sta piccolo, come è l’Oceano per Ariel.”

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