Scordato, Rocco Papaleo tra pianoforti, ironia e nostalgia. La recensione del film

Cinema

Barbara Tarricone

Per la sua quarta regia, l'attore torna nella natia Basilicata per riflettere sulla vita e sulla poesia. Al cinema dal 13 aprile, il lungometraggio segna il debutto sul grande schermo di Giorgia

Orlando,Rocco Papaleo, di mestiere accorda pianoforti. Soffre di un terribile mal di schiena, ma si è abituato, tra le ammaccature della vita, anche a quello. Lo anestetizza con certe sigarette particolari e vive i suoi sessantanni in un mondo che ha perso i colori, desaturato, anche nella fotografia di Simone D’Onofrio. Non fosse per le insistenze di una fisioterapista incontrata per caso, Olga, interpretata dalla cantante Giorgia al suo talentoso debutto cinematografico, del suo acciacco non si prenderebbe cura, figuriamoci della sua apatia. D’altronde lo osserviamo presto a cena con una collega, una cena che culminerà in un tentativo di amplesso senza romanticismo e senza passione, derubricato in fretta, dalla collega stessa, ad esperimento. Le sue conversazioni avvengono quasi unicamente con un giovane che ama provocarlo e denunciarne le mancanze, un brillante Simone Corbisiero, in un crescente ed implacabile, spesso esilarante, ping pong di rinfacci. Abituato ad incassare, è naturale quindi che accetti la sua contrattura senza sperare di alleviarla, ma le insistenze dirette e sincere di Olga, che ha anche una passione per la musica ed insegna ad un coro dove guarda caso si canta una canzone che Orlando ricorda dalla sua infanzia, fanno breccia e l’accordatore si convince: perché il trattamento funzioni deve recuperare una sua foto dove si possa vedere la sua postura da giovane, una foto che conserva nella casa d’infanzia, al paese. 

Le strade del Sud raramente si percorrono a ritroso. Il Sud lo si lascia per cercare un futuro diverso e migliore ed il ritorno non è consentito, se non da vincenti. E’ forse qui la forza della regia delicata e profonda di Papaleo ancora una volta ambientata in Basilicata, dopo il successo di Basilicata coast to coast, nel tornare alle origini, con un viaggio da Maratea a Lauria e Lagonegro, senza portare con se cliché e stereotipi. Orlando al paese ci va a malincuore, custodisce non solo i ricordi di famiglia, la bellissima mamma risposata ad un albergatore dalla statura imbarazzante, la focosa sorella, una magnetica Angela Curri, animata dalla passione politica, ma anche un passato dove i colori erano vividi. 

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Nelle strade di Lauria, Papaleo\Orlando ritorna senza avere vinto e mentre osserva con ironia e malinconia caratteri che sarebbero comici, se non fossero fin troppo realistici della mascolinità meridionale andata alla deriva, con un ispirato Giuseppe Ragone, o dall’esasperato intellettualismo, inciampa nelle  sue stesse ambizioni e speranze. Quelle disattese in questa vita da uomo scordato come i pianoforti che mette a punto, quelle che gli ricorda implacabilmente chi meglio lo può accusare delle sue inadempienze, ovvero quel giovane contraltare che altri non è che se stesso di 40 anni prima; quelle che forse può sanare l’incontro con questa fisioterapista, donna magica, reso sublime da un concerto all’aria aperta, in una notte d’estate. 

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Con nostalgia, il suo tocco stralunato, ma anche una profonda conoscenza dell’immortale questione meridionale e della sua Basilicata che mostra e non “usa” come location prestanome per altri set, Papaleo, accompagnato da un cast di vaglia e dalla colonna sonora jazz di Michele Braga, rende omaggio, in un mondo contemporaneo così affaccendato dai fatti, all’importanza del viaggio interiore di un uomo che, suo malgrado, riflette sulla vita, ne ritrova la poesia ed infine i colori

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