"Ginko all'attacco!", continua la cinesaga di Diabolik. Le interviste ai protagonisti

Cinema

Bruno Ployer

foto@Antonello&Montesi

"Il mio è un Diabolik più romantico" dice Giacomo Gianniotti, nuovo interprete del tenebroso criminale. Nel secondo film della saga (dal 17 in sala) i Manetti Bros affidano a Monica Bellucci il ruolo della compagna dell'ispettore Ginko. Miriam Leone e Valerio Mastandrea confermati nel cast

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Diabolik cambia volto nel nuovo film sullo spietato, ma fascinoso criminale dei fumetti. Non solo perché muta come sempre il suo aspetto indossando maschere, ma anche perché rispetto al precedente film c’è un attore diverso a interpretarlo: Giacomo Gianniotti, romano naturalizzato canadese di trentatrè anni, già conosciuto per diverse serie tv, tra le quali ‘Grey’s anatomy’.

 

B.P. Giacomo, quando ha conosciuto Diabolik?

G.G. “L’ho conosciuto da piccolo, per sbaglio forse. Non ero un collezionista di fumetti, ma mio padre e mio zio avevano qualche albo in casa.”

B.P.  Il fumetto dice già tutto, ma lei cosa ha portato di suo in questo Diabolik?

“L’ aspetto fisico e il romanticismo. Mi considero una persona romantica e spero di aver fatto una iniezione di romanticismo a questo Diabolik per vederlo più tridimensionale: non solo un assassino letale, ma anche una persona capace di amare”.

In ‘Ginko all’attacco!’, nei cinema dal 17 novembre, accanto a Diabolik troviamo di nuovo Miriam Leone come Eva Kant.

B. P. Come è stata per lei la seconda volta in questo ruolo?

M.L. “Speravo di indossare i panni di Eva, perché è un personaggio che mi ha dato tanto e a cui ho dato tanto. Sono molto grata e lo porterò sempre dentro di me. Quindi quando i Manetti mi hanno chiamato per chiedermi se fossi stata disponibile per un eventuale seguito del primo film ho detto subito di sì. Poi sono felice di aver lavorato con Giacomo, con Monica Bellucci, di nuovo con Valerio Mastandrea. È un cast bellissimo e mi sento fortunata ad esserci.”

B.P.  Eva Kant nel fumetto è un personaggio forte, risolutivo. Secondo lei c’è stato bisogno di attualizzarlo per il film o era già modernissimo?

M.L. “Sicuramente Eva era avanti. Due donne colte (Le sorelle Giussani, creatrici di Diabolik, ndr) capirono che nel mondo del fumetto mancava il personaggio femminile a 360 gradi, che non fosse accessorio dell’uomo. Le sorelle Giussani lo introducono negli anni ’60: ha il nome di Eva, la prima donna, e il cognome di Kant, un filosofo. È un personaggio femminile e forte, un personaggio che scalda la vita di Diabolik, è il femminile di cui non aver paura. Eva è una criminale, ma non ricorre quasi mai alla violenza; usa ingegno e capacità. Per me è come un ninja che non rinuncia alla propria femminilità: il suo chignon sempre a posto è iconico. La conosciamo perché non tradisce mai se stessa ed è molto forte, ma non al servizio del suo uomo. Gli cammina accanto.”

B.P. Nel film c’è una forte contrapposizione tra due coppie: Eva e Diabolik, Altea e Ginko. Come le vedete?

G.M. “Io le trovo più simili che diverse. “

M.L. “Nelle coppie ci si toglie la maschera. Questa è una grande metafora del fumetto delle sorelle Giussani. Nel privato quindi vediamo i personaggi quando sono loro stessi, più fragili, più esposti. Nelle rispettive attività criminale e poliziotto indossano una maschera. In più, entrambe le coppie vivono una differente condizione di clandestinità: Eva e Diabolik non possono mostrare in pubblico il loro vero volto, ma anche Altea e Ginko condividono un segreto, quello del loro rapporto. Ci sono quindi tante analogie, ma Eva e Diabolik sono più coraggiosi: vivono il loro amore senza curarsi di cosa pensi il mondo. Altea e Ginko invece sono più piegati al giudizio morale che c’è intorno.”

 

Monica Bellucci e Valerio Mastandrea sono Altea e Ginko, la raffinata duchessa e l’ispettore ossessionato dalla caccia a Diabolik. 

M.B. “È una bella relazione forte e passionale tra due personaggi completamente diversi: una duchessa di un Paese immaginario con un accento creato dai fratelli Manetti per darle ancora più mistero e Ginko, un poliziotto senza paura a cui lei vuole toccare il cuore.”

V:M: “E ce la fa, eccome! Anche questo aiuta Ginko a non demordere, perché lui di porte in faccia ne prende tante, visto che è uno che non pareggia: vince o perde.”

B.P. E sembra essere più intimorito dall’amore che dal crimine…

V:M: “Questo è un grande classico: l’umanizzazione di un personaggio di ghiaccio davanti alla fiamma della passione. Ginko non è abituato a mostrare i propri sentimenti, ma stavolta un po’ lo deve fare.”

B.P. Monica, la sua interpretazione è molto ironica, o forse autoironica, a partire da quell’accento particolare di cui parlava prima...

M.B. “Ci abbiamo lavorato con i registi. Ho cercato un accento che fosse il più delicato possibile. Altea è una donna così: tutto può annoiarla. Ha bisogno di eccitazione, di qualcosa che la faccia sognare. Ginko la fa sognare e attraverso di lei scopre un altro aspetto di se stesso, quindi i due si completano. La loro coppia è diretta verso il bene, quella di Diabolik ed Eva verso il male.”

B.P. Mastandrea, Ginko, con la sua integrità totale, è un personaggio degli anni ’60 o è anche un personaggio attuale?

V.M. “Per me è un personaggio degli anni ’60, perché di integri come lui ce ne sono pochi oggi.”

 

Marco e Antonio Manetti si professano fan del fumetto e profondi conoscitori di Diabolik. Nel loro secondo film sul tenebroso antieroe Ginko è più di un’antagonista.

“Ginko è un protagonista - rispondono - In questa storia ci sono tre co-protagonisti più Altea, che è la quarta. Diabolik, Eva e Ginko sono personaggi equivalenti nella saga di Diabolik. Altea è una parte di Ginko ed è importante per raccontarne l’interiorità.”

B.P. Come valutate il contributo di Monica Bellucci, che a me sembra rilevante, al vostro film?

M.M. “Monica è un grandissimo valore aggiunto alla nostra saga e nella nostra vita. Abbiamo incontrato una grande attrice in grado di dare profondità a un personaggio anche con uno sguardo. È carismatica ed è anche una donna fantastica: è stato un onore e un piacere averla conosciuta. Il suo personaggio ci fa capire perché Ginko dà la caccia a Diabolik. Possiamo pensare che lo faccia perché un po’ lo invidia, perché vorrebbe la sua libertà. Il suo rapporto con Altea mette in scena questo aspetto.”

B.P. Fratelli Manetti, tifate per Diabolik o per Ginko?

A.M.  “Tifiamo per Diabolik, ma vogliamo bene a Ginko.”

M.M. “Certo, anche perché se Ginko prendesse Diabolik finirebbe tutto.”

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