Il diritto di opporsi, la vera storia del film con Michael B. Jordan e Jamie Foxx

Cinema
©IPA/Fotogramma

La pellicola del 2019 diretto da Destin Daniel Cretton è ispirata a fatti realmente accaduti alla fine degli anni 80

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Il diritto di opporsi, film del 2019 diretto da Destin Daniel Cretton con Jamie Foxx e Michael B. Jordan porta sullo schermo gli eventi legati al processo a Walter McMillian avvenuto nel 1989. Quest’ultimo è stato condannato alla pena di morte nonostante la sua innocenza per l’omicidio di Ronda Morrison e il giovane avvocato Bryan Stevenson si è battuto per la sua difesa fino all’ultimo.

Il diritto di opporsi, la trama del film

Basato sul libro di memorie dell’avvocato Stevenson pubblicato nel 2014, Il diritto di opporsi racconta la battaglia legale in nome della giustizia in un caso delicato per l’epoca. Stevenson si trasferisce in Alabama per assistere i detenuti rinchiusi nel Braccio della Morte, anche se con la sua laurea a pieni voti conseguita ad Harvard poteva esercitare la professione in condizioni molto più comode e redditizie. Uno dei suoi primi casi fu appunto Walter McMillian, un afroamericano condannato alla pena capitale per l’omicidio di una ragazza bianca di 18 anni. L’accusa si basava su una falsa testimonianza di un pregiudicato e, nonostante numerose prove confermassero l’innocenza dell’imputato, McMillian ha continuato ad essere colpevole per la giuria per molto tempo.

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Il diritto di opporsi, la vera storia del film

Il film ricostruisce abbastanza fedelmente la storia vera da cui è tratto. McMillian è stato vittima di un labirinto di manovre legali e politiche, nonché di pregiudizi razzisti di quegli anni in Alabama che gli hanno rovinato la vita. La sua storia inizia nel 1988 quando viene arrestato per la morte di Ronda Morrison a Monroeville, anche se viene dimostrato che l’uomo si trovava a km di distanza dal luogo del delitto. Infatti il 1° novembre 1986 McMillian era con sua moglie Minnie nel cortile di casa per reclutare nuovi membri della loro congregazione religiosa con decine di testimoni a confermare la sua tesi.

Colpevole nonostante tutto

La giuria non tenne in considerazione le prove della sua estraniazione ai fatti durante il processo e la condanna sulla sedia elettrica restò attiva per molto tempo. L’avvocato Stevenson intraprese una lunga battaglia difficile e controversa fino al 1993, ma al quinto appello finalmente ottenne il verdetto di innocenza per il suo assistito che uscì di prigione dopo 5 anni. Cercò di ottenere un risarcimento dallo Stato per molto tempo, ma morì nel 2013 a 72 anni dopo gli ultimi anni con la demenza, un problema di salute dovuto molto probabilmente al trauma della reclusione.

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