Una storia che per Kim Rossi Stuart non è autobiografica ma che comunque sente vicina. Il regista e attore romano torna al cinema con una pellicola che racconta di un rapporto conflittuale tra padre e figlio, entrambi alla ricerca di una riappacificazione
È con un film intenso e vero che Kim Rossi Stuart arriva al cinema il prossimo 20 ottobre con Brado di cui è regista e co protagonista insieme a Saul Nanni.
Tratto da un racconto del suo ultimo libro (La lotta contenuto nella raccolta Le Guarigioni) è la storia conflittuale, difficile, viscerale e interrotta tra un padre e un figlio che si ritrovano nel ranch di famiglia per addestrare un cavallo indomabile.
Per i due uomini sarà l'occasione, tutta in salita, per ricucire un rapporto conflittuale. Ecco cosa ci hanno raccontato i protagonisti.
INTERVISTA KIM ROSSI STUART
Brado è un film vero, non solo nella recitazione e nella resa, ma anche nei personaggi e soprattutto nei sentimenti.
Tu usi questo aggettivo “vero” che oggettivamente è la mia stella polare quando lavoro, sia come attore che come regista. La verità è la mia ancora di salvezza, è il nostro viatico. Saul ne sa qualcosa sul quanto abbiamo combattuto per conquistare il massimo della verità. Quando, non so chi lo diceva, “la finzione si impossessa della realtà”, beh li avviene la magia.
Che uomo è Renato? Che fratture ha e che blocchi ha?
Guarda in estrema sintesi per raccontare i due personaggi io dico sempre che Renato è un uomo che vuole dominare la vita e il cavallo (dove il cavallo è in qualche misura una metafora della vita stessa); mentre il figlio è disposto a lasciarsi guidare sia dalla vita che dal cavallo. Loro si accapigliano, si odiano, si azzuffano e si trovano di fronte ad una resa dei conti davvero dura e poi alla fine scopriamo che entrambi vogliono la stessa cosa, vogliono riconquistare l’amore che si è perso per strada.
Ho dei figli piccoli e quando penso all’immagine di un padre che tiene in mano quel piccolo “fagottino” non posso che pensare al senso di tenerezza profondo che sa di eternità. I due personaggi del film vogliono riconquistare quella tenerezza.
Che rapporto hai con i cavalli?
Avevo un maneggio ma questo non significa che il film è autobiografico. Certo ci sono delle cose che conosco bene. I cavalli sono degli animali incredibili ma è anche giusto averne paura perché sempre animali sono. Sono in qualche modo come gli esseri umani, perché quando sono feriti possono essere pazzi.
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INTERVISTA A SAUL NANNI
Quanto ti sei affidato a Kim e quanto ti sei mosso in autonomia?
“Per me questo film è stato un’esperienza incredibile e lo ricorderò sempre come un percorso che ho fatto mano nella mano con Kim, in tutto e per tutto. Lo devo ringraziare per la generosità che ha avuto nei miei confronti in un percorso che è stato sicuramente lungo e impegnativo. Tra l’altro il film tratta una storia che non mi era particolarmente vicina visto che io con i miei genitori ho un rapporto molto bello di cui vado orgoglioso. Quindi il film mi ha messo di fronte ad una parte della vita che dovevo provare a scoprire con lui. Avevo bisogno che lui mi conducesse e mi desse sempre una mano.