Festival di Cannes 2022 il film Nostalgia: l’intervista a Martone e Favino. VIDEO

Cinema

Mario Martone torna al Festival di Cannes per presentare, in concorso, il suo ultimo film "Nostalgia". Protagonista Pierfrancesco Favino, un moderno Ulisse che percorre un viaggio verso casa e dentro se stesso per capire chi è veramente. Nel cast anche Francesco Di Leva e Tommaso Ragno.

Presentato nella sezione ufficiale del Festival di Cannes, arriva sulla croisette Nostalgia di Mario Martone con Pierfrancesco Favino, il primo film interamente italiano della kermesse. Felice è un uomo che dopo quarant'anni torna a Napoli, nel suo quartiere il Rione Sanità, alla ricerca delle sue radici e di ciò che la vita lo avrebbe potuto far diventare. Un film pieno di sentimenti e ombre, un viaggio verso "Itaca" ma senza rimpianti.

Ecco come lo hanno descritto il regista Mario Martone e il protagonista Pierfrancesco Favino.

 

MARIO MARTONE

 

“Con questo film esco dalla macchina del tempo che mi ha tenuto felicemente 'imprigionato' a lungo nelle mie precedenti pellicole e ne esco con una pellicola, ironia della sorte, che si chiama Nostalgia.

Continuo a pensare che il rapporto con il passato sia qualcosa con cui guardare anche il nostro tempo, perché è sempre difficile guardare lucidamente quello che ci circonda visto che viviamo in un mondo molto rumoroso.

Invece la distanza che il passato ci regala ci fa guardare meglio quello che accade e in questo caso la “nostalgia” si fa cinema, nel senso che il protagonista del film mette a fuoco progressivamente chi è e quale è il suo posto nel mondo, quale è il senso di se stesso e della sua vita. Di conseguenza certamente questo rapporto tra passato e presente è molto forte”.

 

“Abbiamo girato in strada, siamo andati per strada. Ad un certo punto, durante la preparazione, ho capito che per fare questo film bisognava seguire una strada non convenzionale, senza comparse ma dovevamo immergerci nel flusso del Rione Sanità. Quello che non mi piace della parola “nostalgia” è accostarla al concetto di rimpianto, secondo me invece può essere altra cosa, è un richiamo, sono voci che ti chiamano da un tempo lontano di cui tu sei da un lato ancora preda e dall’altro te ne sei allontanato. Le voci che ti chiamano ti confondono, quindi il tuo procedere a un certo punto diventa incerto, insicuro. Il senso del ritorno e del richiamo è questo, il protagonista è come Ulisse che non compie un viaggio dritto verso casa, ma pieno di insidie e di voci. Poi quando arriva a casa, lo sappiamo, le cose cambiano, tutto è diverso”.

 

PIERFRANCESCO FAVINO

 

“Io penso che Felice, il mio personaggio, si senta più traditore che tradito e credo anche che in questo film sia molto difficile definire che cosa “è una persona”.

Sai, Felice è un uomo che quando aveva 15 anni è stato strappato via dalla sua realtà e da quel momento in poi linguisticamente, così come i colori intorno a lui e le persone, cambiano completamente e fanno di lui un uomo diverso, un uomo che si abitua a essere. Ti sposi, metti su famiglia, fai fortuna, però rimane una parte di te, un nocciolo, una radice piccola che come una pianta spunta improvvisamente da una parte e non puoi non ascoltarla. Tra l’altro personalmente credo che ognuno di noi, nel suo percorso di vita, faccia esattamente questo, ossia tenta di tornare a essere ciò che veramente è. Il percorso del mio personaggio è esattamente questo”.

 

Noi bolliamo un po' la nostalgia come un sentimento negativo.

Invece la nostalgia è un sentimento di rarissima dolcezza e di rarissimo completamento. Essere nostalgici non significa avere per forza il sentimento di qualcosa che ti manca può anche significare un sentimento di completamento in ciò che ricordi e che da qualche parte sta dentro di te ma fisicamente non c’è più.

Trovo che Felice sia un personaggio estremamente coraggioso e controcorrente e che abbia anche una certa “cazzimma” quella stessa che ha lasciato quando aveva 15 anni e che non era più riuscito ad avere. Questa sua sfrontatezza è un po' la sfrontatezza dell’uomo che va per mare senza conoscere il proprio destino”.

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