"I cassamortari", Piero Pelù nella commedia nera di Claudio Amendola

Cinema

Bruno Ployer

foto Paolo Modugno

I funerali di una rockstar si trasformano in un paradossale evento social per fare soldi. Cinismo, avidità e altri lati oscuri dell'umanità nel film diretto da Amendola.

Il rapporto professionale e distaccato con la morte è ciò che ti aspetti da chi lavora nelle onoranze funebri, ma la storia raccontata nel film ‘I cassamortari’ va oltre, mostrando cinismo e avidità tanto spinti da voler risultare comici.  Una sfida, soprattutto in questo momento. Ne parliamo con il regista Claudio Amendola e una buona parte del cast, che comprende Piero Pelù, big del rock italiano al suo debutto da attore cinematografico.

 

Amendola, il titolo colpisce…

 

C.A. :“Lo abbiamo tradotto in Romano. Noi li chiamiamo così: le imprese di pompe funebri sono i cassamortari. Mi sembrava molto forte, d’impatto ed era chiaro di cosa parlavamo. Insomma, è un titolo che arriva.”

 

Come si inserisce questa commedia nei giorni in cui viviamo?

 

C.A. :“Si inserisce con la leggerezza con la quale si puo' anche affrontare un momento storico come questo, fermo restando che abbiamo girato il film due anni fa, quando il Covid stava iniziando. Abbiamo fatto delle riflessioni sull’opportunità sia di farlo che di farlo uscire e ci siamo detti che il nostro compito è anche intrattenere. Ci siamo guardati alle spalle e abbiamo visto una lista di tanti film divertenti, comici, basati su argomenti importanti. L’ultimo esempio è ‘Quasi amici’, meravigliosa commedia francese dove si parla di disabilità con durezza, sarcasmo, cinismo davanti ai quali bisogna togliersi il cappello. Andando molto indietro ci sono ‘La Grande Guerra’ e ‘Tutti a casa’, per esempio.”

 

Esempi molto importanti…

 

C.A. “Credo che noi che facciamo questo mestiere abbiamo il diritto-dovere di dissacrare, di essere un po’ cinici, sarcastici, di andare sopra le righe. Sinceramente non mi sento di aver mancato di rispetto ai morti, ma di aver raccontato dei vivi orrendi”.

 

In questa galleria di ‘mostri’ dei nostri tempi troviamo un personaggio attorno alla cui vicenda si sviluppa la storia. È Gabriele Arcangelo, un cantante che muore accidentalmente e le cui esequie dovranno diventare un evento social senza precedenti, con tanto di resurrezione, naturalmente fake.

 

 

Piero Pelù, che ci dice del suo ruolo?

 

P.P. :“Io sono il più orrendo di tutti nel film, perché impersono la rockstar odiosa, falsa, bugiarda, che predica bene e razzola malissimo, che fa le campagne contro la droga, ma è un cocainomane devastato, che fa le campagne contro l’estinzione delle specie animali, ma ha la casa piena di trofei di caccia. Sono la monnezza del genere umano.”

 

Come è stata questa esperienza cinematografica per lei?

 

P.P. “È stata per me la prima vera occasione di stare sul set di un film. Claudio Amendola si è comportato come un grande regista, ma soprattutto come un fratello, perché mi ha messo veramente a mio agio. Io ero tesissimo, come lo sono oggi per la presentazione. È stata una scommessa con me stesso. Direte voi se la cosa è accettabile o meno.  Io non credevo di riuscirci.”

 

Per ‘I cassamortari’ lei ha anche scritto la colonna sonora…

 

P.P. “Sì, insieme a Valerio Carboni. Nella canzone ‘Sete di vita’ c’è una frase che riprende uno dei temi importanti del film. Dice: ‘Una stronzata detta bene dentro i social paga ogni nostro vizietto’. I social giocano un ruolo importante in questo film.”

 

'I cassamortari' ha per protagonista collettivo la famiglia Pasti, che gestisce l’agenzia di pompe funebri incaricata di organizzare funerali e macabra messinscena in rete. Lucia Ocone interpreta l’unica donna dei quattro fratelli.

 

Lucia, cosa pensa dell’umorismo nero di questo film?

 

L.O. : “Amo l’umorismo nero, il cinismo e il politicamente scorretto. Credo siano un modo di esorcizzare, di far passare messaggi in maniera leggera, di denunciare certi comportamenti. “

 

A Massimo Ghini la parte del capo dell’impresa, un tipo con pochi scrupoli che cerca di lucrare il più possibile da questo incarico.

Che famiglia è quella dei Pasti?

 

M.G. : “Una famiglia nobile, educata. No, scusa: ho sbagliato film. Credo che la famiglia Pasti rappresenti nelle sue diversificazioni una famiglia italiana, perché dentro ci sono modi e comportamenti, difetti, cinismo, cattiveria e bontà che rappresentano il modo di essere ‘catto-qualche cosa’ in Italia. Davanti alla morte questa famiglia non ha alcuna pietà, ognuno a modo suo. Questo può dare fastidio.”

 

Certamente questo è un film, ma nella realtà siamo davvero davanti alla morte in questo momento...

 

M.G. :“Siamo in una situazione difficile. Stiamo lavorando, ma siamo coscienti di ciò che ci sta accadendo attorno.”

 

Gian Marco Tognazzi, il suo personaggio, che si occupa dell’estetica delle salme, parla più con i morti che con i vivi...

 

G.T. : “Esatto, Questo fa capire che il film è politicamente scorretto, ma ha anche un lato in cui invece un personaggio ha un grande rispetto per i morti, addirittura li elegge a preferiti. Ai vivi dice che sono persone orribili. Attraverso i personaggi e i loro difetti il film critica la società per come talvolta si fa spettacolo anche della morte.”

 

Alessandro Sperduti, lei interpreta il creativo della famiglia, che riesce a fare di un funerale un evento social. È un paradosso oppure secondo lei ci stiamo arrivando?

 

A.S. :“Questo tipo di comunicazione già esiste. Il linguaggio della rete sta arrivando a un limite che forse non abbiamo ancora capito bene. Personalmente non ho un rapporto ancora ben definito con i social, ma vedo che hanno un linguaggio a sé: c’è chi lo sfrutta correttamente e chi no”.

 

Interviene e mette il punto Tognazzi: “Comunque, visti i selfie che circolano con la salma di Maradona, possiamo dire che la realtà può andare ben oltre i film.”

 

‘I cassamortari’ è su Prime Video dal 24 Marzo. Tra gli interpreti ci sono anche Sonia Bergamasco, Giuliana Lojodice e Alice Benvenuti. Partecipazioni di Massimo Dapporto, Antonello Fassari, Edoardo Leo.

approfondimento

I cassamortari: il trailer del film di Claudio Amendola con Piero Pelù

Amendola, il titolo colpisce…

 

C.A. :“Lo abbiamo tradotto in Romano. Noi li chiamiamo così: le imprese di pompe funebri sono i cassamortari. Mi sembrava molto forte, d’impatto ed era chiaro di cosa parlavamo. Insomma, è un titolo che arriva.”

 

Come si inserisce questa commedia nei giorni in cui viviamo?

 

C.A. :“Si inserisce con la leggerezza con la quale si puo' anche affrontare un momento storico come questo, fermo restando che abbiamo girato il film due anni fa, quando il Covid stava iniziando. Abbiamo fatto delle riflessioni sull’opportunità sia di farlo che di farlo uscire e ci siamo detti che il nostro compito è anche intrattenere. Ci siamo guardati alle spalle e abbiamo visto una lista di tanti film divertenti, comici, basati su argomenti importanti. L’ultimo esempio è ‘Quasi amici’, meravigliosa commedia francese dove si parla di disabilità con durezza, sarcasmo, cinismo davanti ai quali bisogna togliersi il cappello. Andando molto indietro ci sono ‘La Grande Guerra’ e ‘Tutti a casa’, per esempio.”

 

Esempi molto importanti…

 

C.A. “Credo che noi che facciamo questo mestiere abbiamo il diritto-dovere di dissacrare, di essere un po’ cinici, sarcastici, di andare sopra le righe. Sinceramente non mi sento di aver mancato di rispetto ai morti, ma di aver raccontato dei vivi orrendi”.

 

In questa galleria di ‘mostri’ dei nostri tempi troviamo un personaggio attorno alla cui vicenda si sviluppa la storia. È Gabriele Arcangelo, un cantante che muore accidentalmente e le cui esequie dovranno diventare un evento social senza precedenti, con tanto di resurrezione, naturalmente fake.

 

 

Piero Pelù, che ci dice del suo ruolo?

 

P.P. :“Io sono il più orrendo di tutti nel film, perché impersono la rockstar odiosa, falsa, bugiarda, che predica bene e razzola malissimo, che fa le campagne contro la droga, ma è un cocainomane devastato, che fa le campagne contro l’estinzione delle specie animali, ma ha la casa piena di trofei di caccia. Sono la monnezza del genere umano.”

 

Come è stata questa esperienza cinematografica per lei?

 

P.P. “È stata per me la prima vera occasione di stare sul set di un film. Claudio Amendola si è comportato come un grande regista, ma soprattutto come un fratello, perché mi ha messo veramente a mio agio. Io ero tesissimo, come lo sono oggi per la presentazione. È stata una scommessa con me stesso. Direte voi se la cosa è accettabile o meno.  Io non credevo di riuscirci.”

 

Per ‘I cassamortari’ lei ha anche scritto la colonna sonora…

 

P.P. “Sì, insieme a Valerio Carboni. Nella canzone ‘Sete di vita’ c’è una frase che riprende uno dei temi importanti del film. Dice: ‘Una stronzata detta bene dentro i social paga ogni nostro vizietto’. I social giocano un ruolo importante in questo film.”

 

'I cassamortari' ha per protagonista collettivo la famiglia Pasti, che gestisce l’agenzia di pompe funebri incaricata di organizzare funerali e macabra messinscena in rete. Lucia Ocone interpreta l’unica donna dei quattro fratelli.

 

Lucia, cosa pensa dell’umorismo nero di questo film?

 

L.O. : “Amo l’umorismo nero, il cinismo e il politicamente scorretto. Credo siano un modo di esorcizzare, di far passare messaggi in maniera leggera, di denunciare certi comportamenti. “

 

A Massimo Ghini la parte del capo dell’impresa, un tipo con pochi scrupoli che cerca di lucrare il più possibile da questo incarico.

Che famiglia è quella dei Pasti?

 

M.G. : “Una famiglia nobile, educata. No, scusa: ho sbagliato film. Credo che la famiglia Pasti rappresenti nelle sue diversificazioni una famiglia italiana, perché dentro ci sono modi e comportamenti, difetti, cinismo, cattiveria e bontà che rappresentano il modo di essere ‘catto-qualche cosa’ in Italia. Davanti alla morte questa famiglia non ha alcuna pietà, ognuno a modo suo. Questo può dare fastidio.”

 

Certamente questo è un film, ma nella realtà siamo davvero davanti alla morte in questo momento...

 

M.G. :“Siamo in una situazione difficile. Stiamo lavorando, ma siamo coscienti di ciò che ci sta accadendo attorno.”

 

Gian Marco Tognazzi, il suo personaggio, che si occupa dell’estetica delle salme, parla più con i morti che con i vivi...

 

G.T. : “Esatto, Questo fa capire che il film è politicamente scorretto, ma ha anche un lato in cui invece un personaggio ha un grande rispetto per i morti, addirittura li elegge a preferiti. Ai vivi dice che sono persone orribili. Attraverso i personaggi e i loro difetti il film critica la società per come talvolta si fa spettacolo anche della morte.”

 

Alessandro Sperduti, lei interpreta il creativo della famiglia, che riesce a fare di un funerale un evento social. È un paradosso oppure secondo lei ci stiamo arrivando?

 

A.S. :“Questo tipo di comunicazione già esiste. Il linguaggio della rete sta arrivando a un limite che forse non abbiamo ancora capito bene. Personalmente non ho un rapporto ancora ben definito con i social, ma vedo che hanno un linguaggio a sé: c’è chi lo sfrutta correttamente e chi no”.

 

Interviene e mette il punto Tognazzi: “Comunque, visti i selfie che circolano con la salma di Maradona, possiamo dire che la realtà può andare ben oltre i film.”

 

‘I cassamortari’ è su Prime Video dal 24 Marzo. Tra gli interpreti ci sono anche Sonia Bergamasco, Giuliana Lojodice e Alice Benvenuti. Partecipazioni di Massimo Dapporto, Antonello Fassari, Edoardo Leo.

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