Omicidio a Los Angeles, la recensione del film Sky Original

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Alessio Accardo

Lunedì 7 marzo su Sky Cinema appuntamento con la prima visione assoluta della frizzante action-comedy con Charlie Hunnam, Mel Gibson, Lucy Fry e Morena  Baccarin

L'appuntamento è lunedì 7 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand: arriva in prima visione assoluta Omicidio a Los Angeles.

Al principio pare di trovarsi nel bel mezzo di un documentario ambientalista militante tipo Una scomoda verità con Al Gore, tutto teso a dimostrare i danni irreversibili del riscaldamento globale e del cambiamento climatico. Davanti ai nostri occhi scorrono infatti immagini bucoliche commentate dal voice over di un notiziario che ci informa che le risorse del pianeta si tanno esaurendo, e che se agissero tutti come la popolazione degli Stati Uniti - che pur essendo pari al 5 per cento di quella mondiale consuma il 30 per cento delle sue risorse - servirebbero 5 pianeti. È solo il prologo vagamente straniante del film, utile a costruire il set-up del protagonista: Charlie Waldo un poliziotto di Los Angeles che ha lasciato il servizio per espiare una colpa tragica, e che vive perciò nei boschi californiani in totale solitudine. Un eroe letterario frutto delle fatiche del romanziere newyorkese Howard Michael Gould, protagonista di ben due suoi libri, Last Looks (da cui è stato tratto il nostro film) e il sequel Below the Line; due “mystery novels” che si innestano nella tradizione neo-noir alla James Ellroy.

UN GIALLO-NOIR CALIFORNIANO PER CHARLIE HUNNAM

Waldo è interpretato dall’attore britannico Charlie Hunnam, che è l’anima di un film di cui è anche produttore esecutivo. Nei chiaroscuri che riverberano tra il fogliame del suo “buen retiro” campestre, la macchina da presa lo scopre mentre svolge le attività quotidiane di quel suo dorato esilio forzato. Avendo rinunciato per penitenza a tutte le bellurie del consumismo, vive in una roulotte riscaldata dai pannelli solari, quasi come il Captain Fantastic di Viggo Mortensen; vive allo stato brado facendo yoga e leggendo libri su un kindle mentre galleggia su un lago, dove lo scova la cinepresa che esalta la sua spudorata bellezza di divinità pagana. Si tratta dello stesso attore giunto alla fama grazie alla serie tv Sons of Anarchy o alla versione by Guy Ritchie di Re Artù (King Arthur - Il potere della spada), nei quali la sua fisicità preponderante fa premio su tutto il resto. Lo stesso attore, insomma, che la rivista “Elle Girl” ha inserito al nono posto nella classifica dei cento uomini più sexy del mondo. Si insiste su questi aspetti, apparentemente secondari, perché Omicidio a Los Angeles è uno di quei film che si apprezzano proprio per come è capace di sfruttare, smaccatamente, la forza immortale dei luoghi comuni, il potere iconico delle maschere. E così, questo maverick colla faccia d’angelo, questo loser a metà strada tra un figlio dei fiori e un hipster è già, nella sua bellezza à la Brad Pitt e nel suo outfit studiato (barba lunga leonina, look casual & cool stile The Snatch – Lo strappo, cappellino sulle ventitré come quello che portava il Popeye Doyle de Il braccio violento della legge), una sineddoche del film.

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MEL GIBSON E LA TRADIZIONE DEL BUDDY-COP-MOVIE

La scoperta del deuteragonista, l’inossidabile Mel Gibson, chiarisce tutto il resto che c’è da sapere su questa action-comedy set in L.A.  che è soprattutto un “buddy-cop-movie”, una commedia poliziesca di cui la serie Arma letale, nella quale Gibson ha conosciuto la celebrità, rimane un modello di riferimento ineludibile. A dire il vero qui l’ex Braveheart più che lo sbirro interpreta il ruolo di una vecchia star del piccolo schermo, manesco e alcolizzato, accusato di aver fatto fuori sua moglie. Ma il sugo del sale del film è tutto nelle schermaglie fisiche e metaforiche tra i due pesi massimi del cast, e ogni riferimento alla loro stazza non è casuale. Ma occhio anche alle tirate guascone del personaggio di Gibson, che non a caso mena vanto di aver vinto prestigiosissimi premi interpretando ruoli scespiriani. Ed è proprio per provare a scagionare l’eccentrico attore in disarmo che viene ingaggiato Charlie Waldo, il quale dapprima si nega ma poi si lascia convincere dalla truce scomparsa della ex fidanzata, trovata carbonizzata (è la splendida Morena Baccarin, ex modella brasiliana con chiare origini venete). E così, tra ferocissimi picchiatori esquimesi, bollenti femme fatale biondo platino (dopo tutto siamo pur sempre a Los Angeles, e la Kim Basinger di L.A: Confidential non può non aver sedimentato tracce iconiche in ogni sorta di pellicola che aneli a iscriversi a buon diritto nello spettro semantico che va dal giallo al noir)  e spiazzanti colpi di scena; il detective riluttante si proverà a sbrogliare la ingarbugliata matassa, facendo persino ricorso, in modo un po’ sbalorditivo, a sottigliezze psicologiche da metodo deduttivo stile whodunit hitchcockiano o, meglio ancora, come un mystery alla Agatha Christie. Insomma un piccolo giallo-noir californiano, cool e adrenalinico come i suoi interpreti, in cui l’appassionato del genere potrà rintracciare tutti gli stilemi di una delle tradizioni letterarie e cinematografiche più nobili e longeve degli Stati Uniti.

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