Come un gatto in tangenziale 2, le interviste a Paola Cortellesi e Antonio Albanese

Cinema sky cinema

Bruno Ployer

Foto di Claudio Iannone

Albanese e Cortellesi di nuovo insieme in "Ritorno a Coccia di Morto". Giovanni e Monica sono ancora gli opposti che si attraggono, ma vicino a loro si sviluppa il bisogno di solidarietà e di progetti sociali.. Sabato 25 dicembre alle 21.15 in prima visione su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand 

"Ritorno a Coccia di morto’"è il seguito del primo ‘Come un gatto in tangenziale’: anche qui vediamo Paola Cortellesi come Monica e Antonio Albanese come Giovanni, sempre innamorati e separati da una profonda differenza sociale: lei prigioniera del disagio delle periferie più abbandonate, lui affermato e competente professionista. Eppure c’è il ritorno di fiamma.

 

Solidarietà e visione del futuro

 

La caratteristica del nuovo ‘Gatto’ non è l’attrazione degli opposti, che avevamo già visto e che qui si ripropone, ma l’introduzione nello sviluppo della storia di due temi: la necessità della solidarietà e della progettualità per avvicinare i disagiati alla cultura. Paola Cortellesi, che è protagonista femminile e cosceneggiatrice, ci parla di questi aspetti: “Quando abbiamo scritto il film abbiamo pensato a quali fossero le urgenze. Quando c’è una tragica pandemia come quella che stiamo ancora vivendo le urgenze sono le prime necessità. Poi ci siamo domandati cosa sarebbe successo alla lunga. La didattica a distanza è continuata, i sobborghi continuano a essere isolati. Ci sono venuti in mente gli stimoli culturali, i progetti come quello di Giovanni nel film, quelli che ti aiutano ad avere un pensiero libero e critico.” 

Il regista e cosceneggiatore Riccardo Milani aggiunge: “Abbiamo cominciato a scrivere durante il primo vero blocco, tra Marzo e Giugno 2020. E’ un film che guarda al futuro prossimo di questo Paese, con la speranza che l’emergenza si sia placata e che il Paese sappia trovare una via d’incontro tra persone e classi sociali diverse. Superare insomma Il distanziamento sociale che Monica cita quando dice che c’è molto più di un metro tra lei e Giovanni: c’è quasi una voragine.”

 

"Un personaggio diverso e vicino"

 

‘Ritorno a Coccia di morto’ distilla, con dolcezza, alcuni aspetti della pandemia: da quelli economici a quelli psicologici, anche se il Covid non è mai nominato. L’umore è sostanzialmente ottimista, i momenti comici sono spesso esilaranti e i momenti di riflessione sulla realtà sono spesso toccanti.

Signora Cortellesi, per lei cosa ha di speciale il personaggio di Monica fra i tanti che ha interpretato?

“Monica ha in sé tante donne che ho conosciuto e intervistato e poi è della mia città, Roma: luoghi che conosco e nei quali sono vissuta. Sento molto vicino questo ruolo, nonostante non mi somigli nella vita di adesso. E’ una donna che amo perché, anche se è aggressiva, qualunquista e priva di strumenti, sa cogliere i segnali di qualcosa di migliore e se lo va a prendere, come per esempio Giovanni”

Giovanni è un uomo competente, buono, altruista.  Antonio Albanese, lei crede negli esempi positivi che possono arrivare dal cinema?

“Sì, ci credo, se sono sani come in questo caso. Il messaggio di Giovanni è salvifico, per così dire: con la cultura si mangia, si migliora, si vivono altre vite. Anche a lui però mancano alcune cose, per esempio certi sguardi che non ha mai dato. Con Paola riesce a capire che sta elaborando tutto questo. Giovanni è tecnicamente molto preparato, è un intellettuale da quiz come ce ne sono molti, però vive i problemi del suo territorio”

Albanese e Cortellesi sono protagonisti indiscussi, con un cast che ripropone quello del primo film e aggiunge Luca Argentero nelle vesti di un prete di periferia che fa di tutto per aiutare concretamente i suoi parrocchiani. Raccontare la vicenda realista di questo sacerdote militante è stato per gli sceneggiatori il nucleo attorno al quale si è poi affermata la convinzione di scrivere il seguito di ‘Come un gatto in tangenziale’.

 

Commedia e realtà

 

“Mostriamo la realtà – ci spiega Riccardo Milani- le cose che si vedono non sono invenzioni di sceneggiatura, sono luoghi e persone che conosciamo bene. Il tentativo è quello di raccontare due anime del Paese divise da un profondo solco culturale”.

Spaccato di una parte della società, ambientazione contemporanea, cast ricco e ben distribuito, forza comica e retrogusto amaro. Questo ‘Gatto’ è un erede della migliore commedia all’italiana.

“Questo per me è un complimento – ci dice Milani- La Commedia all’italiana ha raccontato il mio Paese. Me ne ha fatto conoscere bene persone, luoghi, aspetti sociali e culturali, quindi a quella Commedia devo molto come cittadino. E poi, per istinto e per formazione, sono portato a raccontare anche le cose drammatiche con un tocco di ironia, in maniera divertente e popolare. Credo che un film di qualità possa essere anche popolare. Non deve essere una definizione negativa.”

Milani, cosa intende in questo caso per ‘popolare’?

“Raccontare le cose in maniera fruibile, fare film inclusivi e non esclusivi. Mi piace che le persone si possano facilmente riconoscere nei film che faccio. Questo mestiere si fa per dire delle cose e io vorrei che arrivassero al pubblico più largo possibile, anche quando è molto diverso da me. E’ uno sforzo che bisogna fare, non solo nel cinema, ma nel Paese in generale. Per quanto mi riguarda, se tra qualche decennio i giovani vedessero i miei film, mi piacerebbe che lo giudicassero un cinema onesto.”

Signora Cortellesi, finora nell’intervista abbiamo parlato soprattutto di sociale, ma nel film c’è spazio per il sorriso…

“C’è sempre spazio per un sorriso, soprattutto quando si parla di cose serie. Noi parliamo sempre di cose serissime nei nostri film, però non riusciamo a farlo in modo grave, drammatico.  E’ il massimo quando riesci ad affrontare cose serie con l’umorismo. Secondo me l’umorismo ci salverà!”

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